CITAZIONE
Narrato
Pensieri Jericho Cross/Darkwatch
Pensieri Lazarus Malkoth/Darkwatch
Parlato Darkwatch
Uomini della scorta
Camelius Goldo
Demone corte degli abissi (Kisalah)
Abitanti/guardie di Lithien
Rumori e suoni
Sono morto. Eppure il mio spirito continua ad esistere in qualche luogo la cui natura è molto simile a quella di un sogno, una sorta di viaggio verso spazi infiniti ed indescrivibili, realtà apparenti che si susseguono senza un filo logico e senza che io possa riuscire a capirne il senso. Non è così che immaginavo fosse l'aldilà, anzi, a dirla tutta non credevo nemmeno all'esistenza di qualcosa del genere, ero più sull'ipotesi di una morte biologica, una mera e fredda interruzione dei processi vitali a cui non sarebbe seguito nulla. Mi sbagliavo. La cosa comunque non mi rincuora, l'idea di vagare probabilmente per sempre dentro a uno spazio onirico del tutto fasullo non mi alletta affatto, poiché la mia anima è ricolma di una rabbia a cui non potrà mai dar vendetta, un rancore che potrei covare per l'eternità, una maledizione di cui farei certo a meno. Non so nemmeno dire da quanto tempo mi trovi in questo luogo, probabilmente a quest'ora del mio corpo non sarà rimasta che polvere, i vermi avranno già spolpato ogni centimetro delle mie viscere, lasciando solo un cumulo d'ossa biancastre.
Il sogno invece continua, i pensieri vi svaniscono all'interno per poi ripresentarsi come nuovi, questa potrebbe essere la prima o la centesima volta che ripercorro questo ragionamento, il quale sarà destinato a svanire come tutti i precedenti. È come quando stai pensando a qualcosa molto intensamente e, nel momento in cui ti distrai anche solo per un secondo, essa scompare, e più ti sforzi di recuperare quel pensiero e più lo senti scivolar via dai tuoi ricordi. Paradiso e inferno non esistono, probabilmente siamo tutti destinati a questa fine, la differenza sta nel modo in cui lo spirito giunge a questo punto. Perciò coloro che muoiono senza rimpianti potranno godersi il ricordo della propria esistenza, tutti gli altri, come me, saranno destinati a una maledizione che non gli darà mai pace. Provare a scappare è inutile, così come evitare questa pena, non mi resta quindi che arrendermi a questo oscuro turbinio di dolore e malinconia. Vago, non so dire per quanto, poi però ad un tratto una voce interrompe la silenziosa monotonia di quest'esperienza ultraterrena, riportandomi alla ragione e risvegliando la mia coscienza.
Adesso siamo pari...
Vengo risucchiato come dentro ad un vortice, sento la mia anima venir trascinata fuori dal mondo onirico in cui era rinchiusa, viaggiando dentro una specie di tunnel dai colori inizialmente confusi, ma che lentamente acquistano nitidezza, mostrandomi per qualche secondo la realtà alla quale appartenevo. Ora sto precipitando verso il suolo, riconosco il deserto nel quale sono cresciuto e lo vedo avvicinarsi sempre più rapidamente, poi vedo Salamak, la riconosco nonostante l'insolita prospettiva aerea ed il poco tempo a disposizione. Poi il nulla, tutto nero.
AAAAANF!! *coff* *coff*
Respiro di nuovo, l'ossigeno entra nei miei polmoni e li riempie a pieno, gonfiando il mio petto fino quasi a farlo esplodere. È un'aria sporca però, sento granelli di polvere danzarmi in gola, solleticandola a tal punto da costringermi ad espirare prematuramente, rovinando quello che a tutti gli effetti è il mio ritorno in vita. Inevitabilmente tossisco, un fastidioso ma quanto mai gradito inconveniente che mi conferma di essere tornato alla realtà a cui appartenevo. L'esperienza è troppo concreta per risultare fasulla, ma nonostante ciò è incompleta. Già perchè non riesco a muovermi, i miei muscoli sono ancora intorpiditi da un imprecisato periodo di inattività, e mi sembra d'esser soltanto testa. Ne approfitto per ragionare, per rimettere insieme i pezzi e capire innanzitutto dove sono. È buio, i miei occhi sono aperti e si muovono ma non riescono a vedere nulla a parte il nero che mi circonda, l'aria come già detto è malsana, putrida, un odore cadaverico e stantio che mi da la nausea. Provo a ricordare i miei ultimi istanti di vita, è facile, non potrei mai dimenticarli. L'ultima cosa che ricordo è il primo piano del palazzo centrale, la grossa finestra dalla quale potevo vedere le donne e i bambini del mio villaggio rifugiatasi durante l'attacco, compresa Leyla. Già, l'attacco, la guerra lampo che si è combattuta a Salamak, causa della mia morte e probabilmente della fine del luogo che per tutta una vita ho chiamato casa. Certi pensieri mi fanno ribollire il sangue nelle vene, il mio battito cardiaco aumenta di ritmo, innervosito dalle immagini che colorano il buio della mia prigione. Il flusso sanguigno accelera, riducendo i tempi di recupero, nel giro di poco riesco a muovere le dita ed è solo questione di minuti prima che tutto il corpo risponda, sebbene pigramente, ai comandi. Provo ad alzare un braccio, lo sento pesante come un macigno ma ci riesco, non fosse che dopo solo qualche dozzina di centimetri esso va a sbattere contro qualcosa, una parete situata parallelamente al mio corpo. Tastando ciò che mi circonda scopro ben presto di esser rinchiuso in una bara, seppellito chissà quanti metri sotto terra. L'agitazione e il panico prendono ben presto il controllo, risvegliando a pieno le mie funzioni, provo e riprovo a crearmi un varco ma ogni sforzo risulta inutile. Poi però di nuovo quella voce.
La aiuto io, signor Cross
Sento un'energia nuova risvegliarsi dal più profondo della mia anima, una forza sconosciuta che riempie il mio corpo di una potenza che mai ho provato prima, rendendomi capace di smuovere l'asse di legno che mi imprigiona, aprendo un varco nel terreno sovrastante. Come uno zombie fuoriesco dalla mia tomba, ricoperto di terra dalla testa ai piedi. Il bagliore della luna, piena ed alta nel cielo come mai avevo visto prima, è talmente intensa da accecare i miei occhi, non più abituati alla luce.
Una volta riacquistati tutti i sensi mi guardo intorno, scoprendo senza sorpresa di essere al cimitero del villaggio. Guardo il mio corpo, esso è irriconoscibile, non tanto per le forme, rimaste invariate, quanto più per i vestiti che indosso, un nero corvino che mi avvolge completamente, senza lasciar spazio ad altre tonalità cromatiche. Non è questa però la cosa più strana, è come infatti se mi sentissi stretto dentro me stesso, scomodo, come seduto su una stessa sedia insieme a qualcun altro. Non essendo però ciò di vitale importanza, il mo pensiero si concentra sulla realtà, ragionando su quel poco che ho a disposizione per trarre delle conclusioni.
Qualcuno mi ha seppellito...Aver ricevuto una degna sepoltura, per quanto approssimativa e mal fatta, mi fa pensare che forse qualcuno è sopravvissuto, che forse non è tutto perduto. Di corsa mi dirigo al villaggio, distante una decina di minuti di cammino a passo svelto. Io però corro, e ce ne vogliono cinque, cinque minuti di inutili speranze rovinate dalla realtà di quel che ho trovato al mio arrivo. Tutti morti. Un ammasso di cadaveri sparpagliati in ogni angolo di Salamak, o almeno di quel che ne rimane, uno sterminio che non ha risparmiato ne donne ne bambini, uccisi in modi cruenti e spietati, senza alcuna pietà. Sono sconvolto, impietrito da quel che vedo e che preferirei non vedere. Passo uno ad uno i cadaveri, riconoscendo l'identità di tutti quelli che mi si presentano, nell'auspicio che almeno qualcuno manchi all'appello, nella fioca speranza che almeno Leyla sia sopravvissuta a quello sterminio. Mi muovo in quel mare di morte per ore, e ad ogni corpo senza vita il mio cuore si ferma una nuova volta, impaurito dalla prospettiva che il prossimo potrebbe essere proprio il cadavere della mia amata. Ma così non è, lei e molti altri non sono morti, in totale almeno una ventina di persone sfuggite al massacro. Tiro un sospiro di sollievo, la notizia mi rincuora e mi dona un motivo per continuare a vivere, a parte la vendetta. Nonostante ciò ho ben poco di cui rallegrarmi, il vento ha cancellato ogni traccia e non ho il benché minimo indizio da cui iniziare la mia ricerca. Sono perso, spaesato, per fortuna almeno non sono solo.
Se è risposte che cerca, signor Cross, conosco un luogo che ne è ricolmo
Di nuovo quella voce. Questa volta però, al contrario delle precedenti, ho tempo e modo di interessarmici. Prima la confusione degli eventi non mi ha lasciato spazio per dargli la dovuta importanza, facendola passare in secondo piano, per poi dimenticarla. Quel tono vagamente familiare, già sentito ma non per questo conosciuto, grave e profondo, impossibile da ignorare.
Chi è che parla?!
Non c'è bisogno di urlare, signor Cross, io la sento. La sento persino quando non parla.
Ascoltandolo per l'ennesima volta parlare finalmente mi torna alla mente l'identità del proprietario di quella voce, una storia strana accaduta poco tempo addietro, non abbastanza perchè io la possa aver dimenticata.
Lazarus Malkoth...In persona. O meglio, in anima. Evitiamo convenevoli e spiegazioni troppo lunghe, il poco che le interessa sapere è che lei era morto, signor Cross, ed io l'ho riportata in vita, proprio come le ha fatto con me tempo addietro. Purtroppo le situazioni erano diverse, e l'unico modo perché questa cosa continui a funzionare è condividendo il suo corpo. Mi dispiace, avrei evitato volentieri anch'io, ma almeno per il momento questa cosa è fondamentale. Può darsi che con il tempo le cose cambino, ma per ora è tutto quello che posso fare, se non le sta bene me lo può dire, io me ne vado, e lei ritorna a concimar la terra.
La voce risuona e rimbomba nella mia testa, le parole scorrono limpide nella mia mente e vi si stampano come su carta. Tutto mi è subito chiaro, non chiarissimo, ma abbastanza per comprendere la situazione a grandi linee. Capisco immediatamente che, per quanto scomoda, quella condizione giovi più a me che a lui, anche se ho motivo di credere che avere un corpo sia meglio di non averlo. In ogni caso avrebbe potuto prenderne uno qualsiasi, ed aver ricambiato il favore non può che fargli onore. Inoltre convivere con una leggenda del calibro di Lazarus non può che rendermi felice, oltre a semplificarmi nettamente le cose. Per questo accetto di buon grado, senza replicare ed esprimendo a pieno la mia gratitudine.
Beh...ehm...Non posso che ringraziarti, sono fiero di collaborare con uno del tuo calibro, nulla in contrario. Piuttosto, dicevi qualcosa riguardo a un luogo pieno di risposte... beh, io voglio sapere chi è stato a ridurre così il mio villaggio e dove si trova mia moglie, del resto non mi frega un cazzo...Avendo visto come è stato ridotto l'ultima volta, eviterei di cercare il suo carnefice, sempre che lei non voglia morire di nuovo, signor Cross. Per quanto riguarda sua moglie, se non sono uno stupido dovrebbe essere proprio insieme a colui che le ha tolto la vita, solitamente l'unico modo di sopravvivere a certa gente è proprio unirvisi, volenti o nolenti. Anzi, fossi in lei, signor Cross, io lascerei proprio perdere. Comunque avrà tutto il tempo per pensarci, la strada per Lithien è assai lunga, ed è meglio mettersi in marcia...
†
Era vero, la strada verso quel posto è infinitamente lunga, tanto da farmi presto perdere il conto dei giorni che sono passati dalla nostra partenza. Abbiamo camminato per settimane, forse mesi, attraversando praticamente l'intero continente per dirigerci a nord, verso quella parte di mondo chiamata Edhel. Devo ammettere che per quanto abbia io viaggiato durante le mie avventure, molti dei luoghi che abbiamo visitato mi erano totalmente sconosciuti, il mio lavoro di cacciatore di taglie mi ha portato spesso lontano da casa, fino anche nel Dortan per qualche incarico, ma mai pensavo che le terre si estendessero ancora così tanto. Così abbiamo innanzitutto attraversato il deserto, giungendo al canale di Qatja-Yakin senza ostacoli o problemi di alcun genere. Il fatto di conoscere quelle terre come le mie tasche mi ha permesso di viaggiare su tracciati non convenzionali e del tutto sconosciuti alla maggior parte di coloro che vagano per queste zone, un percorso praticamente inesistente che ho imparato negli anni, una via lungo la quale è altamente improbabile incontrare qualcun altro a parte se stessi. Giunti al confine ci siamo quindi addentrati nel Dortan, terra che da sempre si presenta piuttosto ospitale e facilmente percorribile, offrendo numerosi luoghi non ostili in cui trovare ristoro. Mano a mano che avanziamo verso nord però il territorio si fa sempre più brullo e scontroso, i villaggi si susseguono con molta meno frequenza fino quasi a sparire, ed anche il clima diventa più freddo ed asciutto, finché tutto attorno a me diviene bianco, ricoperto da uno spesso strato di neve che colora uniformemente il paesaggio.
Eccoci signor Cross, questo è l'Erydlyss, il complesso di montagne che segnano il confine tra Dortan e Edhel, uno dei tracciati più impervi ed ardui che abbia mai affrontato, un luogo ove è facile perdersi e forse ancor più facile morire. Questo candido tappeto bianco fa da tomba a molte più anime di quante lei possa immaginare, è una fortuna per lei che io sappia dove andare... Per di qua!
La scalata è talmente ardua che in confronto il mezzo mondo attraversato per giungervi può esser paragonato a una passeggiata, i miei stivali sprofondano ad ogni passo, la salita, il freddo, il bianco che avvolge ogni cosa e che fa sembrare ogni sforzo inutile, sembra sempre d'esser fermi, non vi è un solo punto di riferimento, non fosse per la forma a me sconosciuta delle montagne sullo sfondo.
Sicuro che questa è la strada giusta?Non si preoccupi signor Cross, per ora sono abbastanza certo di quel che faccio...
In che senso per ora?Vede quelle montagne laggiù sulla destra, le due più vicine al cielo? Ecco, li in mezzo sta Lithien
Sembra facile...Non così in fretta cowboy, quel luogo è da sempre una delle roccaforti più inviolabili ed irraggiungibili mai create, e difficilmente qualcuno può giungervi senza conoscer la strada o senza che altri lo accompagnino... ma come già detto signor Cross, lei ha me, ed io conosco la via.
Mi fido, purtroppo però le parole di Lazarus si rivelano essere vane, la sua anima mi guida tra le cime tempestose dell'Erydlyss per giorni e giorni senza alcun risultato, vaghiamo alla ricerca della nostra meta mentre il freddo e il gelo mettono a dura prova la resistenza del mio corpo cadaverico, che comunque reagisce alle intemperie meglio di quanto credessi. Poi però le provviste iniziano a scarseggiare, le convinzioni cedono, i piedi iniziano ad accusare il lungo viaggio ed io inizio a temere che, come per molti altri, quel tappeto bianco diverrà la mia seconda e probabilmente definitiva tomba. La valle tra le due montagne più alte della catena è enormemente smisurata, trovare quel posto avendo quell'unica indicazione è una follia, specialmente se il mio compagno, testardo come un mulo, ad ogni mio dubbio risponde con un non troppo rassicurante
Non temere, è qui da qualche parte, devo solo ricordare bene qualche dettaglio, è passato tanto tempo dall'ultima volta che ci sono stato...
All'inizio suona come una rassicurazione, ma alla quarta o quinta volta inizio a pensare che neanche lui sappia cosa sta facendo, ne dove mi stia portando. Inizio ad innervosirmi, quasi al punto di entrare in conflitto con Lazarus, quand'ecco che un'inaspettata sorpresa interrompe la monotonia di quel viaggio monocromatico.
Ehi, Lazarus, guarda laggiù, a ore due...Ho visto, ma ancora non riesco a capire di cosa si tratti
Si muove. Andiamo a vedere cos'è, potrebbe portarci a Lithien, oppure indicarci la retta viaGià, oppure ficcarci in un mare di guai... i pericoli in queste terre sono numerosi signor Cross. Comunque concordo, avviciniamoci, d'altronde il capo qui è lei. Occhi aperti però!
In lontananza, nel bianco che avvolge ogni cosa, spicca una non troppo piccola macchia di colore nero, un minuscolo punto che ad un occhio attento come quello di due pistoleri esperti rivela essere in movimento. Gli andiamo incontro, l'immagine si fa più nitida e scopriamo trattarsi di una carovana, una sfarzosa slitta trainata da due file di renne e circondata da un pugno di uomini a piedi.
Umani a prima vista, armati ma all'apparenza non ostili... concordi?Ottima analisi signor Cross, a lei la parola dunque...
Il mezzo di trasporto è tanto insolito quanto incredibilmente lussuoso e tecnologico. Il telaio è costituito da una lega metallica sottile e lucida, di certo alquanto resistente viste le dimensioni di quel che sorregge. La carcassa è in legno per la maggior parte, con numerose finiture in oro e argento, un carretto che da solo potrebbe valere più di tutti i soldi che ho guadagnato in una vita. Purtroppo non ho tempo di godermi il gioiellino, poiché appena vengo intravisto gli uomini che lo circondano alzano le loro armi in mia direzione, puntandomi tutte le canne dei fucili a loro disposizione.
Altolà, chi va là?!
Ehi ehi, piano, che modi! È questo il modo in cui da queste parti si accolgono gli ospiti?!
Continuo ad avanzare nella neve avvicinandomi con aria amichevole a quella gente, che però non sembra gradire affatto il mio comportamento, diffidando le mie intenzioni e mantenendo un atteggiamento difensivo e guardingo nei miei confronti, a tal punto da minacciarmi.
FERMO! Un altro passo e ordino il fuoco! Chi sei e da dove vieni?!
Jin, ma che non lo vedi che è un demone? È scuro come la notte quel maledetto, spariamogli!! Al diavolo, abbiamo perso già troppi uomini per fare domande
Tu sparagli senza un motivo ed io sparo a te, Oscar. Non siamo assassini a sangue freddo, è questo che ci divide da quei mostri! Allora forestiero, come vedi non siamo dell'umore giusto oggi, quindi spero per te che la tua risposta sia convincente. Avanti, PARLA!
Intuisco da subito che la situazione potrebbe mettersi male da un momento all'altro, questa gente ha i nervi a fior di pelle, un paio tremano ancora dalla paura di qualcosa che mi sfugge, Oscar non vede l'ora di premere il grilletto e dubito che il mio amico qui di fronte lo punirà come detto nel caso lo faccia. Alzo le mani, non sopra la testa però, le metto bene in vista davanti al mio corpo, una posizione dalla quale estrarre le pistole mi ruberebbe solo qualche decimo di secondo. In ogni caso eviterei volentieri una sparatoria viste le premesse, così opto per il dialogo.
Mi ch-
*SBAM*
Cos'è questo baccano?! E poi perché la carrozza si è fermata?! Non vorrete che quelle bestie ci raggiungano, no?!
La porta della carrozza si apre di colpo, sbattendo violentemente ed attirando l'attenzione sull'uomo che ne fuoriesce, causa del baccano emesso. È un ragazzo, un giovane dall'aspetto pulito ed ordinato, senza un capello fuori posto e con la classica faccia di uno che ha avuto tutto dalla vita, uno di quelli a cui è tutto dovuto e che guarda gli altri dall'alto al basso, credendosi superiore solo perchè il destino lo ha fatto uscire dalla vagina fortunata. In poche parole, un nobile. C'è un particolare che mi salta subito inevitabilmente all'occhio, una collana spropositatamente grande appesa al suo collo, oro massiccio, talmente pesante da costringerlo quasi ad star gobbo sulla schiena. Osservo quella meraviglia, distraendomi per qualche secondo dalla realtà che nel frattempo sta per piombarmi addosso.
Costui...è... UN DEMONEEE!!! Avanti, sparate! Cosa state aspettando, manica di imbecilli?!
Il manipolo armato, il quale ha abbassato momentaneamente le armi per ascoltare le direttive del padrone, impugna di nuovo a dovere i fucili e prende la mira sul sottoscritto, pronto a sparare. Sono costretto ad estrarre, muovo le mie mani ed in un attimo ho le pistole in pugno, ma proprio nel momento di far fuoco, un urlo improvviso interrompe l'imminente battaglia.
AAAARGH!! AIUTOOOOO!!
La mia prospettiva ed il mio sguardo periferico mi permettono di intravedere quel che sta accadendo alle spalle dei miei avversari, i quali avranno un ritardo considerevole nell'accorgersi di quel che sta avendo luogo. Un'ombra dalla forma solo vagamente umana infatti fa capolino dal tetto della carovana, dentro alle cui pieghe era stato nascosta fino al giungere del momento opportuno per fare la sua mossa. La bestia nera stringe nella mano destra la collana dorata, tirandola con tutte le sue forze, mentre con l'altra brandisce una spada bastarda, tenendola alta sopra la testa, in procinto di usarla per decapitare il legittimo proprietario della reliquia. Quest'ultimo si dimena come un bambino che sta per prenderle dal padre, proteggendosi in maniera infantile ed inesperta dall'orribile mostro, una difesa che di certo non lo salverà dalla morte.
Al padrone piacerà molto il mio regalo!
BANG!
È un attimo, aggiusto la mira ed esplodo il proiettile. La canna della pistola fuma più del solito a causa del freddo, una nube grigiastra che sale alta fino in cielo. È un colpo preciso il mio, dritto alla testa del diavolo, il quale cade inerme dalla sua posizione sopraelevata, sprofondando nella neve macchiata del suo stesso sangue. Scende il silenzio per qualche secondo, ed io ne approfitto per prendere la parola, concludendo finalmente la mia presentazione in santa pace.
Mi chiamo Jericho Cross... ma voi potete chiamarmi Darkwatch.
Vedo lo stupore dipingere i loro occhi in un espressione a metà tra il rispetto e la paura, facce quasi tutte uguali, bocche aperte. Adesso la situazione gioca a mio favore, non mi resta che attendere ed approfittarne. Non ci vuole molto.
T-tu... mi hai salvato... Abbassate quelle armi, idioti!... Piacere, io sono Camelius Goldo, e ti sono grato per quel che hai appena fatto
Gran bel lavoro signor Cross, i miei complimenti
Ehm... amico, vorrai scusare me e la mia truppa per il trattamento poco elegante di poco fa, ma devi sapere che non molte ore or sono questa stessa spedizione è stata attaccata da un numeroso gruppo di demoni. Quelle creature infernali hanno decimato i miei uomini e da quel momento i nervi sono un po tesi, e lo saranno almeno fino al nostro ritorno a Lithien. Piuttosto, perchè non ti unisci alla mia scorta? Posso pagarti profumatamente, che ne dici?
Beh, direi che meglio di così non poteva andare, il passaggio per la mia destinazione mi viene offerto su un piatto d'argento al prezzo di un solo proiettile, un affare non certo da poco. Non mi resta che accettare ed unirmi al gruppetto, il quale in poche ore mi porta dritto a destinazione. Dubito che senza l'aiuto di questa gente avremmo mai trovato la strada, essa sembra facile, non vi sono passaggi segreti o altro che potevamo non aver notato, soltanto il nostro cammino è un continuo zigzagare, non segue una traiettoria lineare ma è costituito da strani cambi di direzione, spesso apparentemente senza senso, i quali però alla fine ci conducono dritti a Lithien.
Ecco, si, ora ricordo! È qui, dietro il crinale...
Maestosa e splendente la città appare, incastonata come un diamante tra le montagne che ne fanno da contorno. Un luogo splendido, maestoso, già a prima vista sfarzoso ed elegante, un luogo impossibile da non notare, eppure talmente ben nascosto da risultare invisibile ed introvabile. Ma è una volta entrati all'interno delle mura che la roccaforte rivela la sua vera natura. La città trasuda sapienza da tutti pori, le sue mura, vecchie ma mai scalfite, parlano come anziani saggi, le costruzioni rivelano l'intelligenza di chi ne ha studiato le forme, le persone che vi vagano spiegano l'arte e la storia custodite in quel luogo. Si tratta per lo più di persone pacifiche, visibilmente istruite e colte, per lo più elfi, anche se non è raro comunque trovare ogni tipo di razza e persona. Guerrieri, maghi, il luogo sembra esser ben accetto ad ognuno ne voglia beneficiare, nonostante ciò all'ingresso veniamo fermati e controllati severamente dalle guardie preposte al cancello principale, specialmente io.
Non preoccupatevi, lui è con me, è un nuovo elemento della mia scorta privata.
Via libera, ora non resta che liberarsi di questo fastidioso ed euforico poppante e dedicarsi al vero motivo che mi ha portato fin qui. Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi, poiché egli non si allontana mai dalle sue guardie, costringendomi a stargli intorno anche una volta giunti a Lithien. Poi però giungiamo alla sua dimora, una torre posta al confine con le mura sulle quali poggia, un avamposto trai migliori della città, un luogo apparentemente sicuro dove infatti il nobile si concede un po di solitario svago, congedando me e i miei colleghi e dandomi modo di indagare finalmente sui miei scopi. Giungo quindi nella piazza principale, dove, dopo un lungo periodo di assenza, vengo ricontattato dal mio coinquilino, l'unico a saper che pesci prendere in una situazione di cui tuttora ho capito ben poco.
La biblioteca signor Cross, lato nord nord-ovest della città
Ah, allora ci sei ancora, temevo mi avessi abbandonatoEro solo curioso di vedere come se la cavava
DONG! DONG! DONG! DONG!
Un rumore di campane poco rassicurante interrompe sul nascere la mia ricerca, mi guardo intorno ed in un attimo la situazione muta radicalmente, la faccia delle persone per le strade si fa preoccupata, in molti iniziano a correre, le porte si chiudono e nel giro di pochi secondi il caos regna sovrano.
I DEMONI! I DEMONI SONO QUI!
GIU I CANCELLIII!!!
Capisco immediatamente la gravità di quel che sta accadendo, nel marasma che mi avvolge intravedo però uno degli uomini della scorta a cui io stesso appartengo. Al contrario di quel che potrei pensare, egli corre in direzione opposta rispetto alla dimora del nostro protetto, sembrerebbe addirittura scappare. Lo fermo, chiamando il suo nome a gran voce. Egli mi riconosce, fermandosi dunque e dedicandomi un poco del suo prezioso tempo.
EHI, Jin! Si può sapere che succede?
un gruppo di demoni si è intrufolato in città e sta seminando il panico in ogni angolo di Lithien. Sono entrati dalla torre, hanno ucciso Camelius e tutti gli uomini che erano rimasti a sua difesa, a parte me. Io sono riuscito a scappare e credimi, non ti conviene andare da quella parte. Ora devo andare, la mia famiglia è in pericolo, buona fortuna ragazzo!
Rimango solo, completamente. Guardandomi intorno scopro infatti d'esser l'unico rimasto in strada, nell'inquietante silenzio che ora avvolge ogni cosa, la classica calma che preannuncia la tempesta. Poi un rumore, sento dei passi farsi sempre più vicini, un fragoroso sbatter di piedi, molti piedi, probabilmente fin troppi per poterli affrontare da solo. Ho già in mano entrambe le pistole, pronto ad estrarre ed a riempire di piombo qualsiasi cosa mi si pari innanzi. Per mia fortuna il destino ha in serbo qualcos'altro per me, e così dall'angolo di strada sulla mia destra non compare il gruppo di nemici che aspettavo, ma un manipolo di guardie della città. Essi sono vestiti di armature uguali tra loro, leggere ed eleganti leghe metalliche dal colore inusuale, con spade ed altre armi che non avevo mai visto prima, figlie di una tecnologia che mi è sconosciuta.
E TU CHI SEI?!
Calma gente, siamo dalla stessa parte. Sono un membro della scorta di Camelius Gordo... o almeno lo ero, visto che ora è morto.
Bene, allora vedi di renderti utile! Siamo alla ricerca di intrusi, demoni della peggior specie, creature spietate giunte fin qui per rovinare il sapere che in questo luogo è custodito da secoli, e chissà per quali altri diabolici scopi. Queste bestie vanno uccise il prima possibile, ovvero prima che loro possano fare lo stesso con noi, quindi è meglio se ti inizi a scaldar le mani e ricarichi le tua armi, potrebbero servirti presto...
Le parole di quell'uomo sprigionano adrenalina nel mio corpo, mi caricano a tal punto che un brivido mi percorre la schiena fino alla base del collo. Provo a resistere poiché non mi sembra il caso, ma non ci riesco, un sorriso compiaciuto mi dipinge il volto e muta la mia espressione, coinvolgendomi a pieno nella faccenda. Finalmente un po d'azione.
Non aspettavo altro...
| Razza: Ombra Classe: Ladro Talento: Stratega Fascia: Bianca Pericolosità: D Lingue: Comune – Dialetto dell'Akeran Allineamento: Caotico Neutrale Sinossi: Apatico Testardo Bipolare – Slanciato Oscuro Malridotto
Fisico: 75/75 Mente: 150/150 Energia: 75/75 Attive: \\ Passive: \\ Equipaggiamento: Artigli di falco – Caronte – Asso nella manica – Salamaraang - Tanke Note: \\ |
Edited by cagnellone - 28/3/2015, 15:01