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Cronache dell'Abisso; Via per Umut Alev , Dall'abisso

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view post Posted on 22/6/2015, 23:34

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In riferimento a
Leoni Rossi~ Born from the ashes
Cronache dell'Abisso; kür

Nel deserto, lungo il sentiero che porta da Dumašq a Umut Alev, Lamrael staziona di guardia per impedire che una carovana di Shabāha, porti i rifornimenti alla città della speranza; da tempo comandata da un Caduto di nome Aundara. Lamrael, ignaro delle sembianze dei mutaforma, è deciso a non far passare nessuno per quella via, a costo di ucciderli tutti. D'altronde, l'assalto alla città, sarebbe possibile soltanto isolandola, tagliandola fuori da ogni contatto con il mondo esterno.
____

Cronache dell'Abisso
« Via per Umut Alev »



Partecipanti: Lud† vs PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
Primo post: Lud†
Fascia: Verde vs Rossa
Pericolosità: A vs B
Tempi di Risposta: 5 giorni
Proroghe: concesse previa richiesta, ogni giorno di ritardo -0,25 in sportività
Premio: La gloria
PK: Off




Ps: potete inserire questo titolo?
CODICE
<font color=darkred><b>Cronache dell'Abisso;</b></font color><i> Via per Umut Alev </i>


Edited by Lud† - 23/6/2015, 20:57
 
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view post Posted on 23/6/2015, 23:56

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Sento ormai il suo respiro opprimente;
il ricordo di quel gelido abbraccio notturno;
odo di nuovo le urla che squarciano l’aria;
rammento nuovamente il suo corpo pesante e senza vita;
infine accolgo l’avvicinarsi della vendetta sulla strada di Umut Alev.

"Lì dove cominciò tutto. Lì dove tutto finirà."

Cronache dell'Abisso
« Via per Umut Alev »



Il sentiero era una polverosa via nel mezzo del deserto del Bekâr-şehir, un’astratta strada che si snodava tra le dune e la rena d’un luogo bastardo e secco. In linea d’aria, era il modo più veloce per attraversare il deserto del Nabir – uno spaccato di sabbia che divideva Umut Alev da Dumašq – tuttavia, il clima secco e afoso, il sole battente e l’assenza quasi totale di flora e fauna, rendevano quel sentiero poco battuto e trafficato.
Il cielo, pareva una tela blu incontaminata; una candida lastra di vetro intangibile dalla mano umana.

Eppur capace di regalare spettacoli mozzafiato:

Viola, arancio e azzurro, si mischiavano in un unico guazzabuglio cromatico, amalgamandosi persino con il bianco delle nuvole e riflettendosi sulla sabbia dorata.
Il sole era un occhio all’orizzonte, immerso tra lo spiraglio di due montagne: onnipresente e scrutatore, era il guardiano prediletto di quel deserto, vero padrone dell’intera regione; I suoi raggi s’allungavano abbracciando ogni chicco di sabbia e ogni più piccolo riparo, dando ben poco sollievo durante il giorno. La notte, che durava davvero poco in quella zona, era un bieco miraggio di normalità: secca e calda persino quella, come sollievo donava solo e soltanto la mancanza dei raggi solari che ustionavano la pelle.

In verità, viste le condizioni del giorno, la notte era una manna dal cielo per tutti i viaggiatori.
O i poveri idioti che osavano attraversarlo.

[...]

Lamrael era lì, con le scarpe immerse nella sabbia, trattenendo un’imprecazione stretta tra le labbra.
C’era nato in quella merdosa regione dimenticata da Dio, il suo primo vagito era stato in realtà uno sputo per vomitar sabbia dalla bocca; penetrava ovunque e in ogni buco, era dappertutto, s'insidiava persino sottopelle.
L’aria era irrespirabile, una colata di lava incandescente che infiammava i polmoni minacciando di incendiarli. Sudava, e lui odiava sudare. Il suo corpo, per via del calore e per una non definita allergia, si riempiva di eritemi: maledette bolle rosse che prudevano come i morsi di centinaia di zanzare. Lamrael era uno che aveva una grande sopportazione, ma quello lo mandava semplicemente in bestia, poiché non poteva far nulla:
più si grattava, più si sudava; più sudava, più prudeva; più prudeva, più si grattava.

Era un maledetto circolo vizioso.

E l’unica cosa di cui aveva voglia Lamrael era d’amputarsi un braccio, o in alternativa distruggere il sole.
Ma la seconda era infattibile, forse.
Mentre la prima in fondo gli avrebbe dato solo un sollievo momentaneo.

Quindi rimaneva lì, fermo immobile, ricordandosi a stento di respirare.
Osservava i suoi uomini, con sguardo duro e truce di chi ha sempre una parola di rimprovero.
Era un ottimo comandante, uno di quelli di cui un giorno si sarebbero cantate gloriose ballate. Forse era persino amato dai suoi sottoposti, non uno di quei amori dolci, ma uno di quelli che ti fanno prendere una freccia in petto pur di salvarlo.
Tuttavia, nessuno poteva dire di conoscerlo realmente, tutti si limitavano a seguirlo, come pecore guidati dal can pastore. Col tempo la figura di Lamrael aveva raggiunto i connotati di un super uomo; una di quelle figure immortali ed eroiche che aleggiavano mistiche sui campi di battaglia; e non importava granché se Lamrael non si sentisse per nulla in quel modo: era ormai un’entità astratta e superiore, qualcosa che s’innalzava voracemente e capeggiava quella piccola squadriglia di mercenari.
Parlava poco e di rado e, quando lo faceva, non pretendeva d’esser ascoltato, eppur loro lo facevano comunque.
In qualche maniera strana e contorta, quella era la sua nuova famiglia.

Guardò Seagon, il suo compagno di sventura e cercò di abbozzare un mesto sorriso.
Stanco, Lamrael pareva esser invecchiato tutto d’un colpo, il peso della corruzione gravava sulla pelle e nei suoi occhi; una volta d’un dorato acceso, ora un pallido ricordo di quella grandiosa bellezza. La vita del comandante gli pesava, da sempre, era semplicemente una forzatura del suo esser contadino, un peso che non poteva tollerare per tutta la vita.
Successivamente ai fatti di Dumašq, Lamrael era venuto a conoscenza che la città di Umut Alev, comandata da tempo da Aundara, con il risveglio dell’Ahriman, aveva rinforzato il suo esercito di Caduti ed era finalmente pronta per sferrare un attacco a tutto l’Akeran con, primo obbiettivo, il Sultanato nanico.
Immediatamente, Lamrael aveva spedito lettere in tutta la regione per richiamare a raccolta i suoi uomini. Alcuni erano giunti tempestivamente, altri sarebbero arrivati giusto in tempo per la battaglia. Arcae aveva risposto numerosa, ancora scotta dalla ferita pulsante che il demone gli aveva inferto e ora, a guardar quelle facce amiche, la sensazione di inadeguatezza si era espansa come una macchia d’olio. Aveva chiesto, ad amici e sconosciuti, di morire insieme a lui e per lui, come poteva la sua fragile mente sopravvivere a tutto questo?

“Non ho avuto scelta” si ripeteva, tra sé e sé.
Per darsi coraggio.

D’altronde in parte era vero, le sue spie gli avevano raccontato d’una carovana di Shabāha in arrivo da Dumašq e diretta a Umut Alev.
Carovana che, qualora fosse riuscita a raggiungere la città della speranza, avrebbe condannato l’Akeran tutta. Non solo Arcae.

Era, in fondo, un sacrificio tollerabile, per quanto doloroso;
che Lamrael comunque non si sarebbe mai perdonato.

Seagon, invece, era il capo che tutti avrebbero voluto ma che, in fin dei conti, era quello di cui non avevano bisogno. La tigre del meridione, adornata dalla sua lunga treccia, era l’amico di tutti, colui che si preoccupava di ogni singolo componente della squadra. Li conosceva tutti, conosceva i loro problemi e le loro paure, i loro sogni e i loro desideri. Era il buon re accoltellato dalla stessa moglie in una congiura di corte, e tanti saluti al popolo fedele e felice. Tuttavia lui era il collante ideale tra l’austerità e severità di Lamrael e la condiscendenza verso i sottoposti; ognuno, in quella piccola organizzazione, manteneva prudentemente il proprio posto.
Magnitudo pendeva legata alla schiena di Lamrael. L’enorme monolite di metallo rifletteva i raggi del sole morente, mentre all’orizzonte una carovana squarciava il confine tra l’oro e l’azzurro, era d’una puntualità disarmante. Con un gesto lento, Lamrael afferrò l’impugnatura della spada e tirò con forza, innalzandola verso il cielo, lì dove volavano i draghi.

« ALL'ATTACCOOOOOOO! »

Urlò il comandante, incitando i propri commilitoni, spronandoli a dare il meglio.
Essi risposero con un urlo che rimbombò perfino nelle viscere dell'Abisso; c'era tutto l'orgoglio e il senso d'appartenenza d'una regione intera.

La terra tremò sotto i loro piedi, mentre quell’esercito di mercenari e combattenti correvano verso la gloria.
O per lo meno così credevano.




CITAZIONE
Nulla, buon PARACCO ti auguro buona fortuna e che vinca il migliore, ma anche no! La prima parte di post è volutamente descrittiva per presentare il più ampiamente possibile il campo di battaglia. Il resto mi sembra abbastanza chiaro.


Edited by Lud† - 24/6/2015, 07:50
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 28/6/2015, 12:47




Atto III
Spazi dolorosi


Il mio nome è Bålverk Oppa Savaşçı, sono stato un soldato e non ricordo la mia terra.
Da quando ho abbandonato il Nord continuo ad avere sogni confusi. Spesso la notte mi sveglio sudato e con un groppo alla gola, incapace di pensare, sentendomi soffocare. Cerco di muovermi, ma il peso dell'armatura mi blocca, mi tiene fermo a terra come un macigno. È la mia colpa e il mio più grande scudo da ciò che mi circonda, mi consola e mi terrorizza al tempo stesso. Non riesco a separarmene. Nell'esercito non avevo un'armatura come questa: era prassi che tutti camminassero a volto scoperto fuori dai campi di battaglia. La mia prima armatura era rozza, con piastre spezzate fuse tra loro per creare una protezione più grande. Mi sentivo diverso, come un giullare variopinto costretto ad esibirsi in una corte di un unico colore, quando volevo essere soltanto uguale agli altri. Li guardavo sospirando da lontano, maledicendo mio padre per la mia stazza. Quando riuscii ad ottenere un'armatura tutta mia, scoprii che non era una veste di metallo ben fatta a dare la sicurezza necessaria a combattere. Era la mia mente ad essere scomposta e a pezzi, ma quella non poteva essere sistemata con l'aiuto di un fabbro.



Cronache dell'Abisso
di viaggi e ricordi

— Via per Umut Alev —

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Oppa
notte; Oasi di Ku Fräq


Faceva freddo, troppo freddo.
Oppa tremava nell'armatura, osservando la notte che avvolgeva il deserto come un manto scuro cosparso di stelle. Guardò con invidia verso il focolare e le persone lì riunite, serrando la mascella per non battere i denti. Provò a coprire meglio gli spazi tra le piastre da cui entrava il freddo, spostando il lungo telo di stoffa che gli avevano offerto all'inizio del viaggio. "Così ti riparerai dal caldo di giorno e dal freddo di notte" gli avevano assicurato, anche se evidentemente non era abbastanza. Quando si vive ogni ora della propria vita confinato in uno spazio fatto di metallo, anche le più semplici comodità possono diventare impossibili. Aveva provato ad abbracciarsi da solo, ma non riusciva a riscaldarsi: aveva risolto camminando per un po' attorno all'accampamento, ma dopo un paio d'ore era stato costretto a riposarsi. Camminare nella sabbia era faticoso, e lo era ancora di più se si indossava un'armatura grossa come la sua. Guardò ancora una volta la fiamma accogliente al centro del campo, ma con uno sforzo di volontà riuscì a distogliere lo sguardo. Sapeva come gli altri della carovana lo guardavano, ed era sicuro che nel momento stesso in cui si fosse seduto lì vicino per prendere un po' di calore sarebbero iniziate le domande. "E quindi, come mai indossi sempre quell'armatura?", "Guarda che non ti mangiamo mica se la togli, sai?", "Ma sei umano o no?", per finire inevitabilmente con "Ma hai anche il cazzo di metallo?", battuta del più sfrontato (o ubriaco) del gruppo che di solito faceva scoppiare tutti a ridere. Oppa odiava quei convenevoli: li aveva sentiti centinaia di volte, ma capiva anche che quei viaggiatori, passando tutta la giornata tra la sabbia e la fatica, dovevano pur divertirsi un po'prima di andare a riposare. Voleva solo essere sicuro di non essere lui il giullare della compagnia, non ci vedeva niente di strano. Alzando lo sguardo al cielo non potè trattenere un brivido: sembrava quasi che la volta celeste stesse per cadergli addosso da quanto erano luminose le stelle. Passare la notte a quel modo gli aveva sempre dato una piacevole vertigine, come se quei momenti e quella vista fossero il suo tesoro segreto. Si sentiva stordito e segretamente innamorato di quella miriade di stelle, tanto luminose da creare le figure più disparate nel cielo notturno. Alzò una mano ad indicarne una, poi un'altra, come se potesse sfiorarle e risistemarle in cielo. Gli piaceva fare quel gioco fin da bambino, e quando poteva ci ricascava sempre. Lo aiutava a pensare e a rimettere in riga i pensieri, anche se le stelle che si vedevano in quella parte di Theras erano diverse da quelle che osservava nella Roesfalda. Quando lo vedeva fare questo gioco sua madre lo chiamava affettuosamente "il suo piccolo sognatore", mentre suo padre si limitava a sbuffare, intimandogli di smettere di stare con il naso all'insù e di filare a dormire. Spesso accompagnava il consiglio con una sonora sculacciata, uno schiaffo o - negli ultimi tempi - una pesante manata sulla nuca. Quella si che faceva male.
« Guarda che con quell'armatura non te la puoi mica toccare la testa! »
La voce squillante apparteneva a Joaquín, una delle guardie dei mercanti della carovana. Un metro e settanta di pigrizia e spacconerie, il mercenario era tanto segaligno quanto impulsivo, e spesso diceva la prima cosa che gli passava per la testa, attirandosi addosso più antipatie di quanto potesse sopportarne un uomo ancora in vita. I suoi piccoli occhi neri guizzarono velocemente a guardare le stelle, portando le mani sui fianchi e lasciandosi cadere con un tonfo nella sabbia. Oppa portò lentamente la mano in grembo: non si era nemmeno accorto di averla alzata quando aveva iniziato a pensare a suo padre. Non gli andava però di spiegare a Joaquín il perchè, così rimase in silenzio a guardare l'orizzonte arido e noioso, sperando che l'altro se ne andasse. Rimasero seduti uno accanto all'altro per svariati minuti, senza muoversi e senza dire una sola parola. Sotto l'armatura Oppa fremeva di freddo e nervosismo: odiava i silenzi troppo lunghi, anche se erano migliori delle domande a raffica. Poteva rimanere fermo e senza parlare per intere ore quando era da solo, ma quando c'era qualcun'altro si sentiva sempre a disagio, come se la sola presenza di un'altra persona bastasse a fargli perdere la calma. Ruotò la testa in direzione del mercenario, guardando a lungo la scimitarra ricurva che portava alla cinta prima di parlare: « Quindi... devi dirmi qualcosa? »
L'altro gli rivolse un grosso sorriso, come se non aspettasse nient'altro. « Oh, si! »
Infilò l'indice in una delle narici, osservando poi con grande concentrazione il ritrovamento e pulendosi sbadatamente sul retro dei calzoni lunghi. Oppa rimase impassibile, la lingua scappata chissà dove: sapeva solo che sua madre sarebbe svenuta se lo avesse visto fare una cosa del genere in pubblico. "C'è da farsi male, metti che arrivi al cervello e diventi scemo!", glielo ripeteva ogni volta che lui o suo padre venivano scoperti con le dita nel naso. Suo padre si limitava a dirle di stare zitta, ma lui si affrettava sempre a seguire il consiglio. Si rese conto con amara soddisfazione che non poteva più farlo da quando indossava quell'armatura. Almeno sua madre lo avrebbe apprezzato.
Passarono altri secondi, ma Joaquín rimaneva in silenzio. Oppa stava per rifare la stessa domanda, quando l'altro rispose.
« Amil ha scommesso con Hammet un sacchetto di monete d'argento che non sarebbe riuscito a stare seduto per mezzo minuto sui carboni ardenti. Ha vinto, ma si è bruciato le chiappe e il fondo dei calzoni! »
Prese un gran respiro, continuando.
« Nawal continua a lamentarsi, non le va bene che suo padre se la sia scarozzata in questo viaggio. Dice che le fanno male i piedini e che di questo passo si prenderà una storta e dovremo abbatterla come quel mulo dell'altro giorno. »
Si fermò solo quando vide il corazziere muovere freneticamente la testa a destra e a sinistra. Chinò la testa di lato, indicando subito dopo un punto nella sabbia lì vicino e sgranando gli occhi.
« Un serpente! »
Oppa non se lo fece ripetere e balzò all'indietro con tanta foga da capitombolare all'indietro. Sabbia entrò dall'elmo scoperto e gli finì in bocca, facendolo sputacchiare e imprecare. Quando riaprì gli occhi la sua intera visuale era occupata dal viso di Joaquín, visibilmente divertito. Per la sorpresa quasi saltò all'indietro di nuovo, ma questa volta riuscì a mantenere un minimo di contegno. Il mercenario si allontanò altrettanto velocemente: se la stava spassando, tenendosi la pancia con una mano e battendo l'altra sulla coscia.
« Sei uno spasso, dico sul serio! »
« Che scherzo da due soldi... »
Joaquín rizzò la testa, improvvisamente serio, indicando un punto nella sabbia. « Scherzo? Guarda che è ancora là! »
Oppa seguì il suo dito con lo sguardo, finchè non trovò quello che l'altro gli indicava. Un serpente dalle scaglie rossastre strisciava sulla sabbia, facendo saettare la lingua biforcuta nella loro direzione. Era chiaramente infastidito dalla loro presenza, ma non sembrava molto intenzionato ad attaccare. Oppa di certo non avrebbe dovuto temerne il morso, visto il metallo di cui si circondava, ma il ribrezzo che gli davano quelle bestie era tale che più lontano le avrebbe tenute da sè, meglio sarebbe stato. Si rese conto che forse doveva delle scuse al mercenario, per quanto lo trovasse odioso nei comportamenti. Era lui che era prevenuto verso tutti, lo sapeva benissimo, ma si sentiva perfettamente al sicuro così e non aveva bisogno di cambiare, grazie. Tenne la bocca chiusa nonostante tutto, sentendo il cuore che tornava finalmente a battere regolarmente. Almeno non aveva più freddo.
« Khalid vuole che partiamo domattina prima dell'alba. Dice che vuole cambiare percorso per evitare di farci fare la fine di quella carovana che abbiamo incontrato oggi. L'hai vista, no? »
Oppa annuì: non solo l'aveva vista, ma era sicuro che quelle immagini sarebbero rimaste a lungo nei suoi incubi notturni. Avevano fatto quel macabro ritrovamento quella stessa mattina. Da lontano avevano visto tutti qualcosa di strano e Khalid, la guida della carovana, aveva mandato un paio dei suoi a perlustrare la zona. I ragazzi erano tornati dopo nemmeno 15 minuti, dando il via libera. La sabbia era macchiata di sangue, e i corpi dei mercanti e delle loro guardie erano stati spogliati di tutto, persino delle scarpe, e lasciati lì a marcire. Della merce ovviamente non era rimasto niente. Khalid era un uomo sulla quarantina, con baffi tanto neri quanto lunghi e un accento dell'Akeran talmente stretto che a volte persino Oppa faceva fatica a capirlo. Si era chinato accanto a un corpo, prendendo la sabbia sporca di sangue e facendosela scivolare dalle mani. Poi ne aveva preso un pizzico e con sommo orrore di Oppa lo aveva assaggiato. "È successo poche ore fa" aveva sentenziato, rialzandosi e preparandosi a ripartire. A quelle parole l'intera carovana si era agitata, guardandosi attorno. Per il resto della giornata non avevano visto altro che dune e poche macchie di sterpaglia, ma se prima avevano viaggiato tranquillamente, chiacchierando e godendosi il viaggio, ora erano nervosi e preoccupati. Anche la loro guida doveva esserlo, se aveva addirittura deciso quel cambio di programma. A Waqi di sicuro non sarebbe piaciuto, anche se in quel modo le sue merci sarebbero state meglio protette.
Se erano lì lo dovevano solo e soltanto a lui: il mercante era un uomo sui cinquant'anni, con una pancetta appena accennata e dal temperamento focoso come il sole del deserto. Aveva assunto Oppa una settimana prima della partenza, e si era voluto assicurare del fatto che potesse aiutarli nel momento del bisogno: aveva dato una gran manata al centro del petto di Oppa, e non vedendolo nemmeno barcollare si era allontanato soddisfatto, dando disposizioni per il suo futuro pagamento e massaggiandosi la mano callosa che aveva picchiato sul metallo. Portava con sè sua figlia Nawal, una ragazza appena sedicenne dal corpo ancora quasi del tutto acerbo e la brutta abitudine di lamentarsi troppo. Da quello che aveva capito probabilmente Waqi l'aveva promessa in sposa a qualche altro mercante come se fosse una merce qualsiasi, e ora la stava portando a vedere il suo futuro sposo. Poteva essere questa la causa del suo continuo nervosismo, o forse aveva semplicemente preso troppo dal padre.
Oppa si scosse dai suoi pensieri, tornando a guardare Joaquín, che intanto si stava scuotendo la sabbia dai pantaloni. Non sembrava minimamente turbato dal pericolo che li circondava, nè dalle ire di Waqi. Quanto gli sarebbe piaciuto essere come lui, senza pensieri e senza preoccupazioni! Solo un lavoro dopo l'altro, senza un passato da dover nascondere e con tutto il tempo del mondo per fare quello che voleva! Sospirò, rassegnandosi ad essere quello che era. Del resto anche sua madre lo diceva sempre: "Ognuno è quello che gli dei hanno scelto". Evidentemente i suoi dovevano aver fatto parecchi sgarbi agli dei, per fargli meritare quella vita.
« Beh, vado a dormire! » Joaquín gli fece un cenno di saluto con la testa, prima di voltarsi e tornare verso il piacevole tepore del focolare e le tende. Oppa vide che nel frattempo anche gli altri si stavano preparando per andare a dormire. Il mercenario si voltò un attimo, con un ghigno cattivo sul volto.
« Occhio ai serpenti, eh! »
Oppa tenne per sè l'insulto che gli era salito subito alla bocca.
Era contento di non averlo ringraziato.


Oppa
tramonto del giorno successivo; deserto del Bekâr-şehir


La giornata era stata stancante, ma almeno la carovana procedeva spedita e senza problemi. Tutta la mattinata era passata tra le lamentele di Waqi sul nuovo percorso e quelle di Nawal sull'alzataccia che era stata costretta ad affrontare. Oppa si era chiuso nel suo solito silenzio e ascoltava distrattamente i commenti taglienti dei suoi compagni di viaggio su padre e figlia. Avrebbe seguito qualunque discorso pur di distrarsi dal caldo che minacciava di arrostirlo dentro l'armatura. Poteva sentire il sudore corrergli giù per le guance come lacrime; gli occhi gli bruciavano per il calore e per il riverbero della luce sulla sabbia. Spesso doveva buttare un po' d'acqua sulla stoffa che gli ricopriva l'elmo e per qualche minuto aveva un minimo di refrigerio, prima che tutto tornasse ad ardere come il fuoco dell'inferno più profondo. La giornata andò avanti come al solito, con le guide avanti, i soliti giri di ronda attorno alla carovana e le lamentele di chi aveva troppo caldo o era troppo stanco per muoversi. Oppa si era ormai abituato a quella monotona routine e non ci faceva più caso: l'unica cosa che lo spingeva ad andare avanti era la ricompensa per quel viaggio e il riposo della sera, anche se sapeva che avrebbe maledetto il freddo del deserto.
Era il momento della giornata in cui tutti iniziavano a guardare Khalid, in attesa che chiamasse la pausa per la nottata. Con tutti quegli occhi puntati addosso Oppa sarebbe andato nel pallone, divorato dal tarlo della responsabilità, ma la loro guida sembrava procedere come se nulla fosse, dando ogni tanto indicazioni ai suoi due figli che gli facevano da aiutanti. Li si vedeva spesso correre di soppiatto oltre una duna, agili come gatti, tornando poi a riferire al padre.
In quel momento pensava solo al fantastico istante in cui si sarebbe seduto, riposando i piedi affaticati e dimenticandosi di tutto, nell'arco di tempo che andava dal caldo afoso del pomeriggio al freddo ottenebrante della sera. Non desiderava altro che l'ordine di fermarsi, il sospiro di sollievo di tutti e la sistemazione del campo per la notte. Visto che lui si rifiutava di togliere l'armatura non poteva aiutare con i lavori manuali, così si limitava a scaricare tutto il necessario dai muli. Il resto del tempo, aspettando che il campo fosse pronto e che il profumo della cena iniziasse a diffondersi tra le dune, lo passava a ciondolare ai bordi del campo, cercando un punto lontano dal fuoco ma abbastanza vicino perchè qualcuno lo potesse aiutare in caso di problemi.
Dal fondo della carovana dove si trovava in quel momento, Oppa sentì una voce lontana, anche se era diversa da quella di norma pacata di Khalid. Sembrava quasi un urlo di guerra, ma non poteva essere, del resto si trovavano in mezzo al deserto.
Sgranò gli occhi quando decine di altre voci si unirono a quell'urlo, amplificandolo e mandando nel panico l'intera carovana. Il primo istinto di tutti fu quello di correre ognuno in una direzione diversa, ma Khalid fu pronto ad intervenire. Diede ordini rapidi come scudisciate: chi non poteva combattere doveva stare indietro assieme alle bestie, gli altri avanti a fermare quell'attacco. Oppa poteva vederlo nonostante la paura e il riverbero del sole morente: Khalid se la stava facendo sotto. Guardandosi attorno mentre si univa agli altri combattenti, Oppa non potè dargli torto: la carovana era composta da circa 40 persone, ma solo poco più della metà poteva o sapeva combattere. Il resto sarebbe stato in balia dell'attacco.
Bålverk sentì le sue poche certezze sgretolarsi, mescolandosi con la sabbia che presto si sarebbe macchiata di sangue. Impugnò lo scudo con le mani enormi, cercando di tenerlo fermo nel tremolio che si era impossessato del suo corpo.
Si vedeva riverso al suolo, nudo e con gli occhi divorati dagli avvoltoi.
Il terrore si impadronì di lui, ma oramai era troppo tardi.
Gli erano addosso.



Tutto sommato sono soddisfatto di quello che ho scritto, ma penso di poter fare di meglio. Non ho scritto più niente da quando Lenny ci ha lasciati, la voglia di scrivere era ai minimi storici, ma spero di riprendere adesso nel migliore dei modi.
Questo duello è per il buon Lenny, sempre se sei d'accordo, Lud!
Quindi impegniamoci e diamo il meglio!
Ti auguro il migliore dei duelli!

Equipaggiamento: armatura completa di piastre (ricoperta da stoffa scura), scudo.
 
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view post Posted on 3/7/2015, 22:28

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Godevo nella mia ricerca della vendetta.
Gustavo ogni secondo di quella dannazione.
Assaporavo quel piatto prelibato e duraturo; perdendomi in esso.
E infine pensavo a cosa sarebbe stata la mia vita senza quello scopo, cosa sarebbe stato alla fine di tutto.
Vedevo il nulla, una tavola bianca senza nessuna scritta.
The end; la fine.
E non aspettavo null’altro che quello.

Cronache dell'Abisso
« Via per Umut Alev »

Il cielo era una fornace incandescente, persino l’aria ribolliva per il troppo calore.
L’orizzonte non era altro che un tremolio affusolato d’acqua, un miraggio indistinto e lontano.
Il caldo opprimente, che stringeva ancor di più Lamrael nella sua armatura cremisi, era una spada ardente che penetrava all’interno delle costole dilaniandole. L’arsura del deserto era un nemico bastardo, ben più letale di mille uomini.
Dovevi dosare le energie, combattere contro il caldo, soffocare i morsi della sete e assecondare la secchezza delle “fauci”.
La bocca impastata di saliva e sabbia era un problema, rendeva difficile persino respirare. Il sole, dritto negli occhi, rifletteva bastardo su ogni superficie lucente, persino in quel momento che era più basso e, forse, più fastidioso. Lamrael lo sapeva bene, per questo aveva alle sue spalle il sole;
il deserto era come un bambino capriccioso che, una volta imparato a conoscerlo, sarebbe stato facile da domare.

Durante l’avvicinamento, Lamrael aveva dato il segnale a Seagon e al suo battaglione, composto da circa venti uomini tutti combattenti, di aggirare la carovana da entrambi i lati per mettersi il sole alle spalle. Gli uomini attaccarono all’unisono, seppur con un sincronismo imperfetto: non era un esercito collaudato e infallibile, erano mercenari e uomini d’onore che avevano deciso di seguire Lamrael, o per soldi o per ideali, ma che non l'avrebbero abbandonato.
L’attacco era portato da entrambi i lati, così da imbrigliare il nemico in una morsa letale. A Lamrael, con un tacito accordo sottoscritto da tutti, sarebbe toccato il più grosso, quello che, incuteva più paura ai suoi uomini, mentre per Lamrael non era altro che una sfida in più, una motivazione per liberare la sua bestia più profonda e letale; quella che lo spaventava di più ma che, al contempo, lo faceva sentire vivo.

Lo spaventava per un semplice motivo: non sapeva fin quando sarebbe riuscito a mantenere il controllo, a tenere a freno la sua sete di sangue; tuttavia, quella sensazione così rabbiosa e vivida, era un miraggio felice in quella tavola di bianca solitudine.

Lui doveva essere al centro della battaglia, ben visibile a tutti, come se fosse costretto da un’entità superiore, una Volontà unica.

Il guerriero, calò l’elmo leonino sul suo capo.
La visuale si restrinse, focalizzando in mezzo alla folla il suo nemico.
Acuendo i suoi sensi, la sua vista frontale, il suo olfatto, il suo udito.

Era un leone a caccia e avvertiva tutto molto più nitidamente.
Lamrael si era isolato dalla battaglia, estraniando ogni cosa che per lui era insignificante o di poco conto; facendo morire, nella sua mente, quella carne da macello che lo separava dalla sua preda.

Infine lo vide, immerso nella folla, apparve come una stella brillante e luccicante, la più bella di tutte:
grosso, statuario, placcato di freddo metallo.

Un sorriso inconscio squarciò il viso del giovane; quella era la sua preda preferita.

Lamrael strinse la mano con più voracità sull’impugnatura di Magnitudo, per evitare che la mano sudata perdesse la presa.
Il sudore, fino ad allora fastidiosa presenza, sparì, sostituita da un brivido che percorse tutta la schiena del guerriero, inebriandolo.
La spada s’innalzò come un titano verso il cielo: la sua mole, la sua grandezza, erano l’emblema della forza di Lamrael; una spada di quelle dimensioni, poteva alzarla solo un uomo con una forza straordinaria. Inconsciamente, nella mente di chi avesse osservato la spada, si sarebbe creata immediata paura dinanzi a essa.

Lei, la spada monolitica, era l’indiscussa regina e prima donna dello scontro; riflesse per un attimo i raggi solari, cibandosi della luce. Infine il guerriero urlò, liberando tutta la sua rabbia, tutta la sua ingordigia, tutta la sua sete di sangue.

La bestia tremò, in fondo al suo cuore, come una ninfomane vogliosa a un passo dall’ebrezza.

Poi fu una corsa, rapida e a perdifiato, Lamrael pareva un felino macchiato d’oro e cremisi che solcava le dune della sabbia. Gli occhi erano fissi sul proprio avversario, quel colosso che desiderava abbattere con tutto se stesso, come se quello fosse l’unico motivo per vivere.
L’urlo, tremendo e vibrante, squarciò l’aria.
Tutto il corpo dell’uomo vibrò, come pervaso da una carica pazzesca, da un’adrenalina che rinvigoriva ogni suo muscolo e ogni suo nervo. Lamrael Redskin si sentì invincibile, nuovamente vivo.
Persino l’aria che gli toccava il viso non gli parve mai così fresca, persino la sabbia non sembrò poi così nemica.
Era di nuovo una tavola bianca, ricolma di scritte vivide e nere.
Corse mettendosi il sole alle spalle, coprendolo e sparendo dentro esso, come se fosse inghiottito in quel globo rosso d’una fornace. Non si scorgeva, ma nel suo volto era dipinto il sorriso d’un folle.

« Ti rispedirò nell’Abisso. » Urlò, rabbioso. « Sporca bestia. »

Nella sua mente il colosso era disegnato come Shabāha, e nulla, né una parola, né qualsiasi possibile dimostrazione, avrebbe potuto cambiare quell’immagine. Lamrael era semplicemente caduto nella trance di quella battaglia, desideroso di colmare la sua voglia, la sua fame.
Non era altro che una bestia primitiva, senz’alcun raziocinio.
La battaglia, la strategia, i colpi, la forza, la velocità, erano le uniche cose che avrebbero affollato la mente di Lamrael.
La punta di Magnitudo sfiorò la sabbia, lasciandosi dietro di sé una leggera linea.
All’ultimo, poco prima di mettersi a portata di lama, Lamrael uscì dalla presenza del sole, lasciando che la palla infuocata facesse il suo dovere: l’intento di Lamrael era semplice, far sì che i raggi di sole accecassero momentaneamente il colosso. In quel momento avrebbe vibrato due colpi, distinti e separati, due colpi che avrebbero esaltato l’essenza stessa del guerriero.

Entrambi sarebbero stati una dimostrazione di forza:
Il primo, una spazzata da destra verso sinistra, con tutta la forza che aveva in corpo.

Avrebbe mostrato al mostro come una semplice corazza non avrebbe potuto fermarlo, come la sua sete fosse inarrestabile.

Il secondo, invece, usando la forza contrario di ritorno, avrebbe menato una successiva spazzata che, questa volta, non avrebbe colpito l’avversario, bensì sarebbe bastata semplicemente lo spostamento d’aria per sbalzarlo via.

Per dimostrare che, Lamrael, non poteva essere avvicinato.
Se quel mostro era un colosso, Lamrael era un titano.
Irrangiungibile.



Lamrael Redskin



Energia: 90%
Status Fisico: 130 %
Status mentale: 50%
Slot Cs: 2 Forza. usato. 2 in robustezza
Armi: Magnitudo(impugnata) Mwenye Kula (indossata)



Abilità Attive:
Una volta che la sua mente sarà al sicuro, il guerriero potrà preoccuparsi di passare all’attacco. La spada sembra enorme e pesante, ma proprio per questo la maestria nel maneggiarla porterà immensi vantaggi. Semplicemente muovendola lateralmente, e muovendo l’aria verso il nemico, sarà possibile generare una bordata capace di scagliarlo all’indietro e sbilanciarlo [Tecnica fisica, infligge un danno Medio al Fisico e sbilancia il nemico all’indietro. Autodanno fisico pari a Medio].

Malinowski non cercava la gloria perpetua di mille battaglie, una caccia fine a sé stessa: voleva una vita, comoda e agiata. Forgiato il suo esercito, spietato e fedele come voleva, si conquistò un posto dove vivere: Jirian, un fazzoletto di terra in quelle che oggi si chiamano le Bekâr-şehir: una città, qualche villaggio, un fiume, e tanto bastava per chiamarlo regno. Altri avrebbero avuto la brama di far tutto proprio, dal sud al nord, dal cielo alla terra, prendendo anche l'oceano vasto e ognuno dei mille fiumi di Theras. Andrej era furbo, l'affanno di quella sfida titanica non faceva per lui, che già era giunto alla mezza età e aveva trovato tante fatiche ad attenderlo, ora che si faceva più debole preferiva non incorrere ad ulteriori problemi. Sfide e pericoli non mancavano, ma oltre alla brutalità il tiranno sapeva come usare la parola, e non semplicemente per dare ordini eseguiti da sottoposti leali. No, nella voce c'era la stessa durezza dei suoi muscoli, quella forza che vibrava come acciaio, ed allora una minaccia diventava come un macigno e schiacciava al suolo il suo nemico, senza un'alito di vigore nelle braccia o nel petto; si accasciava senza forze. Oppure ruggiva come un leone, sgretolando pietra e metallo come fosse legna marcia, sbriciolandole come una parola fa con il silenzio più assoluto, deridendo ardimentosi rivoluzionari e crociati zelanti pronti a sbarazzarsi del despota di Jirian che l'attaccavano con tanto fervore e poi si trovavano con meno di un pugno di mosche; e poi finivano nelle miniere di zolfo, ad ingrossare le fila di schiavi che morivano là dentro. [Attiva Alta, natura psionica, con un forte urlo e consumando un quantitativo Medio di energia e uno Medio di salute fisica il portatore vedrà la propria riserva di CS aumentare di 4 unità, 2 in Robustezza e 2 in Forza, mentre l'avversario si vedrà danneggiata la sua riserva di 4 unità a sua scelta, a meno che non si difenda con un'apposita tecnica difensiva. Attiva Media consumando una quantità Bassa della propria salute fisica, ed un Basso della riserva energetica, il portatore di Mwenye kula può, con un urlo di natura magica, distruggere un pezzo dell'equipaggiamento avversario e danneggiare di un basso la sua riserva energetica.]

Abilità Passive:
Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 5)

Magnitudo è una spada dall’aspetto minaccioso. Non possiede la lama scintillante delle armi dei cavalieri, né il profilo aggraziato di quelle degli assassini. Non è possibile nasconderla sotto le vesti né portarla semplicemente alla cintura. Monolitica, imponente quanto una montagna, le leggende dicono sia in grado di fendere anche l’orizzonte. Di certo la sua memoria, per quanto annacquata dal trascorrere dei secoli, non si è persa: essa vive nei ricordi ancestrali di ogni creatura. Come chiunque tremerebbe al vedere l’ombra di un drago sul terreno, così essi reagiscono quando questa arma viene estratta. Chiunque quindi si trovi in sua presenza proverà immediatamente una forte sensazione di scoraggiamento e percepirà più certa e più vicina la sconfitta [Passiva psionica. Genera una malia in forma di scoraggiamento e certezza della sconfitta a chiunque guardi la spada. Numero di utilizzi: 5].



Pure
The virtue in his heart, the strength of his body

Lamrael era un uomo buono, dal cuore puro e ricolmo di gioia e umanità. Privo di quella cattiveria insita negli uomini dell'Akeran. Rusticus di nascita e per definizione, Lamrael ha elevato la sua condizione naturale sviluppando virtù che lo hanno elevato dal semplice status di contadino. Vuoi per fato, vuoi per passività agli eventi, Lamrael ha abbandonato la vita campana per dedicarsi alla battaglia continua, alla rincorsa estrema contro il male di cui lui ne è divenuto fiero oppositore. La sua forza umana è cresciuta, il suo corpo lo ha forgiato in un combattente eccezionale e imbattibile, una macchina da guerra letale e indistruttibile. Molti dei suoi sensi si sono sviluppati sul campo di battaglia, amplificandosi e diventando letali, quanto quelli di un predatore e di un leone. L'olfatto soprattutto e cresciuto, permettendo a Lamrael di stanare sempre la propria preda. In termini di Gdr, spendendo uno slot di utilizzo, Lamrael sarà in grado di percepire l'aura del nemico. (Numero di utilizzi: 5)[Amuleto dell'auspex].



Normal Hero

Null'altro che un umano, un contadino forgiato dal sudore e dalla fatica, un guerriero addestrato alle armi da un padre troppo severo e non troppo abile. Eroe creato dal caso e dal destino avverso, un eroe atipico e moderno, dalla grande forza e dall'incredibile resistenza alla stanchezza e al dolore. Umano dello Akeran, lì dove li dove la vita è più dura e il nettare della povertà contamina l'acqua e abbevera gli infanti più del seno delle madri. Lamrael è instancabile, mai arrendevole, in grado di oltrepassare ogni suo umano limite ed elevarsi in qualcosa di più, un guerriero spietato e senza paura. In termini di Gdr quando Lamrael utilizza una tecnica di Power-Up, consumando un utilizzo di questa passiva, ottiene 1CS aggiuntivo da sommarsi a quelli normalmente forniti dalla tecnica dello stesso tipo. (Numero di utilizzi: 6)[Abilità Raziale]. Altresì, e nello stesso modo, qualora l'avversario dovesse utilizzare una tecnica di Power-up, Lamrael potrà aggiungere 1CS alla forza nella riserva. (Numero di utilizzi: 6)[Pergamena Vigore riflesso]. Corpo forgiato dalla fatica e dal lavoro, dal fisico muscoloso e ben allenato. Contadino avvezzo al dolore fisico, dalla grande forza e dalla grande resistenza alle ferite più di qualsiasi altro umano. Lamrael non è come gli altri, la sua condizione e il suo luogo natio hanno sviluppato in lui caratteristiche diverse e particolari che lo hanno reso più simile a demoni, gli stessi che lui caccia e abbatte. Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 6) Inoltre Lamrael, pervaso dall'adrenalina della battaglia, riuscirà a essere insensibile al dolore previo la spesa di uno slot. (Numero di utilizzi: 6) Spendendo un slot consumo, la sua capacità lo porterà persino a combattere o a utilizzare arti rotti, sarà in grado dunque di correre con una gamba spezzata o effettuare un fendente con una spalla lussata, rischiando persino di aggravare la situazione, ma Lamrael non si fermerà fino alla morte. (Numero di utilizzi: 6) [I-II Passiva del talento Avanguardia + Passiva personale]. Eroe normale per definizione, la sua forza più grande è quella di non arretrare mai dinanzi agli avversari più forti di lui, anzi è dinanzi a loro che Lamrael combatte con ancor più forza e devozione, divenendo in grado di accrescere le sue doti fisiche. In termini di gdr ogni qual volta l'avversario utilizza tecniche magiche, e spendendo uno slot, le caratteristiche fisiche di Lamrael crescono. Per la durata di quel turno Lamrael acquisisce 1 CS in caratteristiche fisiche (Numero di utilizzi: 6) Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisica alla propria riserva. Inoltre, spendendo uno slot, Lamrael sarà in grado di ignorare totalmente gli attacchi fisici portati senza l'utilizzo di CS. [Passiva personale + III-IV Passiva del talento Avanguardia]. Alcune persone nascono con la dote del leader, con un carisma superiore rispetto a tutti gli altri. Questo non è il caso di Lamrael, sconosciuto che gli eventi lo hanno portato a divenire eroe, uomo dal grande coraggio e dalla grande forza di volontà che gli eventi hanno forgiato in un leader, in un comandante esperto, una dote meritata e non innata. Lamrael sarà in grado, spendendo un slot per ogni utilizzo, di infondere fiducia agli alleati, ogni personaggio sarà istintivamente portato a fidarsi di lui, a combattere con maggior sicurezza e non si perderanno d'animo nemmeno nelle condizioni più disperate (Numero di utilizzi: 6) [Passiva personale]. La sua innata dote, i suoi duri allenamenti e le ore sfiancanti di lavoro, gli hanno permesso di elevarsi rispetto gli altri guerrieri, di essere sempre un passo avanti rispetto ai pari di livello e, altresì, questa dote gli permette di specializzarsi in altri modi di combattere. Lamrael sblocca il livello successivo di dominio [Cristallo del Talento].
Malus, l'indossatore di Mwenye kulanon potrà mai utilizzare abilità attive di occultamento o invisibilità di qualsiasi natura, o celarsi agli auspex con apposite passive. Potrà però nascondersi con azioni non tecnica, come ripararsi dietro un muro o simili. ]Malus, Se durante una giocata si saranno sfruttati i poteri di Mwenye kula per un totale di consumi - divisi nel corso della stessa - pari o superiore ad un Critico, il portatore sarà ossessionato da un'ossessiva fame di carne umana; subirà una penalità alle CS pari a 8 finché non l'avrà saziata in qualche maniera. Qualora lo facesse però, anche di nascosto, il senso di colpa o qualche altro dettaglio lo tradiranno, rendendo il suo peccato evidente e manifesto a tutti coloro che lo incontrano; con le conseguenze del caso. Non è possibile schermare questo effetto tramite passive di alcun genere.]
Malus: se il portatore decide di combattere con Magnitudo, non potrà maneggiare o utilizzare nessun'altra arma (incantata o meno) sino al termine dello scontro]. Infine, il guerriero che combatterà con quest'arma non avrà il privilegio di arrendersi. Non potrà piegarsi sulle ginocchia, chiedere pietà o provare rispetto per chiunque lo faccia. Per lui i nemici saranno solamente pedine da abbattere, gradini da superare per arrivare ad una cima irraggiungibile. Egli non sarà più in grado di provare alcuna pietà per coloro che sono più deboli di lui [Malus: se porta la spada, il guerriero non può provare alcuna pietà o empatia per chiunque sia apparentemente più debole di lui].


Note: Speriamo di essere all'altezza allora. Si, comunque, nulla in contrario, come potrei, ce le daremo per il buon Lenny.
Lo dedichiamo a lui.

COmunque, scenicamente, per lo più, utilizzo la passiva di auspex per rintracciarti. La passiva di forza per muovere la spada e quella relativa al fatto che, chiunque guardi la spada provi paura.
Poi uso la tech Amri a consumo alto per aggiungere 4 cs (forza e robustezza) e per togliertene 4.
Poi attacco fisico da destra verso sinistra, usando i due cs in forza, e la seconda tech per sbilanciarti all'indietro.

PS: ho fatto ritardo perché ho perso il conto causa lavoro, il buon Paracco mi ha concesso una proroga di qualche ora. Ringrazio dunque il mio avversario per essere stato così gentile.


Edited by Lud† - 5/7/2015, 15:56
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 6/7/2015, 16:02




Cronache dell'Abisso
di demoni e eroi

— Via per Umut Alev —

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Khalid
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


« Ci accerchiano! Ci accerchiano! »
Khalid poteva vedere benissimo da solo quello che stava succedendo, ma sentire la voce stridula di Waqi in preda al terrore lo convinse a muoversi. Aveva paura, sentendosi spaventosamente normale: in una situazione del genere solo un pazzo non se la sarebbe fatta nei calzoni. Non era mai stato un tipo adatto alle battaglie: certo, viaggiando nel deserto come guida aveva dovuto imparare a cavarsela sia con la lingua che con la spada, ma la sua esperienza si fermava a qualche colpo di scimitarra finito rapidamente con la sabbia tinta di rosso. Nel momento stesso in cui vide l'attacco nemico, capì due cose: che quelli non erano affatto predoni e che, per quanto avessero combattuto bene, la carovana era spacciata. Erano troppo organizzati e ben equipaggiati per essere uno degli sparuti gruppi che viveva di furti sulle vie carovaniere. In genere quelli si muovevano in manipoli poco numerosi formati da non più di 10 persone. Lo facevano per essere più rapidi e per dividere in parti più grandi il bottino. Lo sapeva bene, visto che da giovane anche lui era stato costretto a prendere quella strada per un anno o due. Dopo aveva sfruttato le sue conoscenze per guidare altre persone in quei luoghi angusti, ma fino a quel momento non aveva mai avuto grossi problemi. Avevano viaggiato per l'intera giornata, prendendo pause più o meno lunghe: tutti nella carovana erano già stanchi e sfiancati dal caldo, abbassando di molto le loro possibilità di cavarsela. Il suo primo pensiero andò ai suoi due figli: Fuad e Baasim avevano impugnato i pugnali e si davano le spalle, cercando di proteggersi a vicenda. Khalid sentì l'orgoglio gonfiargli il petto: era una strategia che lui stesso gli aveva insegnato, memore dei suoi trascorsi di gioventù. Visto che i suoi ragazzi sembravano cavarsela, pensò a se stesso e alla carovana: si voltò verso Waqi e sua figlia, raggiungendoli con poche falcate sicure. Vide gli uomini avvicinarsi troppo velocemente, e nelle sue orecchie risuonavano solo le urla isteriche di Nawal e le preghiere incessanti snocciolate da suo padre. Quanto avrebbe voluto che la finissero! La tensione era alle stelle e lui era nervoso come un serpente snidato dalla sua tana ma, nonostante la sua esperienza e i suoi anni passati sulle vie carovaniere, evidentemente non aveva considerato tutte le alternative. Quando si accorse delle urla provenire dalle sue spalle, era già troppo tardi. Altri guerrieri avevano attaccato da quel lato, mulinando le spade e uccidendo chiunque gli si parasse davanti come se non fossero uomini, ma bestie al macello. Una voce possente eppure spaventata risuonava nella mente della guida come il rintocco di una campana funebre: perchè li volevano morti con così tanta foga? Erano solo dei mercanti e nemmeno dei più ricchi. Non riusciva a spiegarselo e quella domanda irrisolta aumentava la sua rabbia a dismisura, annientando la lucidità di cui aveva disperatamente bisogno. Non capiva perchè i suoi figli dovessero rischiare la vita per un motivo che non gli era chiaro. Non capiva perchè dei guerrieri sicuramente più esperti di loro se la prendessero con una semplice carovana. Poi arrivò il dolore e ogni pensiero venne cancellato, spegnendo la sua rabbia nel suo stesso sangue. Sentì una mano stringergli la spalla, mentre la spada veniva estratta dalla schiena e tornava a colpire. E ancora. E ancora.
Le urla di Nawal si fecero ancora più acute, le preghiere di Waqi più stridule e incoerenti. Mentre Khalid cadeva a terra e la vita lo abbandonava, il suo pensiero andò ai figli. Se li immaginò piccoli e spensierati, come quando giocavano assieme da bambini. Rivide i loro volti e i loro giovani sorrisi, sentì le loro mani che gli toccavano i folti baffi e le loro risate fanciullesche . Poi il suo volto toccò la sabbia bollente e tutto divenne nero.
Khalid era caduto e il resto della carovana lo avrebbe seguito molto presto.


Oppa
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


« Ah! Ah! Ah! » Oppa ansimava, guardando con mani tremanti ciò che stava accadendo. Era ammaliato dall'enorme arma che il nemico aveva alzato verso l'alto, come un simbolo religioso. Guardando quell'enorme pezzo di metallo, Oppa sentì ogni sua residua speranza andare in frantumi, spezzandosi in frammenti così piccoli da confondersi con la sabbia che aveva sotto i piedi. Sarebbero morti tutti, i predoni avrebbero spogliato i loro corpi e li avrebbero abbandonati, nudi come vermi, esponendoli al caldo del deserto. Oppa aveva una fervida immaginazione: fin da piccolo, come tutti i bambini solitari, aveva spesso fantasticato su cose come cavalli volanti, città fatate e esseri gentili e potenti. Complici anche le storie che sua madre gli raccontava, con grande fastidio di suo padre, che affermava che lo avrebbero trasformato in un pappamolle. Crescendo negli anni, non si ritrovò mai a corto di immaginazione come capita di solito ai bambini che diventano adulti: ne aveva semplicemente fatto una sua abitudine. Tuttavia la sua paura costante non faceva che acuire questa sua caratteristica, trasformandola da simpatico passatempo in spietata maledizione. In un momento come quello, dove tutto poteva ancora accadere, Oppa immaginò il peggio, come suo solito: si vide a terra, completamente nudo, la pelle pallida che iniziava a ustionarsi per il calore del sole, gli occhi sbarrati e sporchi della sabbia alzata dal vento. Vide tutto in un attimo, senza distogliere lo sguardo dalla spada del guerriero. In un secondo si vide morto e nel successivo si vide ancora vivo, ma senza speranze. Non sentiva più caldo: vedersi così, senza armatura, così violato da tanti sguardi, gli aveva fatto provare una tale vergogna da paralizzarlo sul posto. Probabilmente se in quel momento avesse avuto il coraggio di scappare lo avrebbe fatto, ma non riusciva a muoversi. Si accorse solo in quel momento che aveva smesso di respirare, riprendendo ad ansimare come un cavallo dopo un palio sotto il sole cocente. Sentire il suo respiro lo fece lentamente tornare in sè, assieme al caldo spietato che non lo aveva abbandonato per un secondo. Era ancora vivo e aveva ancora la sua armatura e il suo scudo: forse poteva farcela dopotutto. Che il lavoro e la carovana andassero alla malora, lui sarebbe sopravvissuto!
Poi il guerriero in armatura abbassò la sua arma e si mosse come una tigre verso di lui, spazzando via ogni pensiero razionale.
L'unica cosa a cui pensò in quel momento fu la difesa. Impugnò lo scudo con entrambe le mani, frapponendolo fra sè e quella sorta di demone in armatura che avanzava a balzi nella sabbia. Sembrava quasi contento di trovarsi in quel combattimento, come se ne traesse giovamento e sostegno. Lanciò un urlo al cielo: il ruggito di una bestia che ha finalmente una preda. Lo scudo iniziò a tremare, come se Oppa fosse stato preso da un attacco di febbre improvvisa. In quell'ululato c'era qualcosa che non aveva mai sentito, come se quel tale non fosse nemmeno lontanamente umano. Si immaginò l'altro mentre alzava l'elmo, scoprendo il volto deformato di un mostro, con 4 occhi e una lunga fila di denti aguzzi, desiderosi di affondare nelle sue carni. Per un attimo fu sul punto di dargli le spalle e darsi alla fuga, ma il pensiero di quell'enorme spada che si abbatteva sulla sua schiena lo distolse rapidamente da quel proposito. Tenne lo scudo come meglio poteva, aspettando il momento in cui quell'altro fosse arrivato alla sua portata. Digrignò i denti, sudando copiosamente, mentre il tempo sembrava rallentare nell'attesa del colpo. Il demone in armatura deviò all'ultimo istante, lasciando che il sole lo abbagliasse. Oppa chiuse gli occhi, lasciandosi scappare un gemito di sorpresa. Lo aveva visto spostarsi, quindi doveva presumere che lo avrebbe attaccato da quello stesso lato. Alzò lo scudo e attese l'urto, irrigidendosi e tenendo gli occhi chiusi. Per un secondo che parve durare all'infinito non successe niente, poi arrivò il suono struggente del metallo che impatta altro metallo, in una sinfonia di stridori e schiocchi. La vibrazione dell'urto attraversò lo scudo e l'armatura, facendolo tremare dalla testa ai piedi, questa volta non per la paura. Era riuscito a parare quel colpo e lo stupore era tale che non si accorse del ritorno dell'arma. Lenta eppure inevitabile come una catastrofe naturale, l'arma ruotò verso di lui... mancandolo. Oppa si accorse che era troppo lontana per colpirlo, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo che gli si fermò in gola. L'urto che lo raggiunse fu ben più potente del primo attacco, incrinando la sua armatura e il povero Oppa al suo interno. Il corazziere sentì il metallo accartocciarsi, lasciandolo stupefatto e dolorante ma ancora vivo. Era sopravvissuto senza sapere come: forse quel demone lo aveva sottovalutato e non aveva colpito abbastanza forte, o forse era stata l'armatura a proteggerlo. Il perchè non era importante, ma era contento di non dover raccogliere le sue viscere dalla sabbia. Di quello era assolutamente certo.
Le urla alle sue spalle iniziarono a diminuire, segno che la battaglia sarebbe durata ancora per poco. Cosa stava succedendo al resto della carovana? Erano morti tutti con la prima carica o c'era ancora qualche sopravvissuto? Sperava che almeno Khalid sopravvivesse, perchè altrimenti anche se fosse uscito vivo da quella battaglia sarebbe stato difficile trovare una strada per terre più fertili e meno calde. Sopratutto meno calde.
Il sudore gli faceva bruciare gli occhi, che fissavano ancora la spada - se così si poteva chiamare quel grosso pezzo di metallo - che aveva rischiato di farlo a pezzi. Digrignò i denti, stringendo lo scudo con più foga adesso. Perchè tutti usavano quegli aggeggi di morte? Erano così pesanti e difficili da maneggiare, eppure tutti vi si affidavano come fossero una tavola di legno in un mare in tempesta. Non aveva mai voluto imparare, nonostante gli sforzi di suo padre. Una volta ci aveva anche provato, ma dopo appena qualche ora di lezione lo aveva mandato da sua madre, in lacrime e pieno di lividi. Non gli aveva parlato per giorni. Eppure a Oppa era andato bene in quel modo: meno avesse dovuto vedere quegli oggetti maledetti e meglio sarebbe stato per tutti. Oh, di armi ne aveva dovute vedere a centinaia quando era stato costretto ad arruolarsi, ma non per questo aveva mai imparato a maneggiarle. Anzi, se possibile il suo odio si era andato acuendo, fino al punto in cui non appena ne vedeva una desiderava vederla fatta a pezzi. Il mondo sarebbe diventato migliore, ne era più che convinto.
Perchè non provarci allora in quel momento? Quella domanda lo lasciò per un attimo stranito, perchè non ci aveva ancora pensato. Certo, quella spada era spessa e sicuramente durissima, ma forse se l'avesse colpita con lo scudo sarebbe andata in pezzi, come la sua armatura poco prima. Occhio per occhio e dente per dente. Una voce molto piccola e spaventata in fondo alla sua mente aggiunse anche che senza una spada non avrebbe potuto ucciderlo, e sicuramente fu proprio quella la ragione per cui si mosse. Muovendosi sulla sabbia come un gigante, lento ma inarrestabile, afferrò lo scudo come se fosse un disco, muovendolo con tutta la forza di cui era capace verso la spada del demone in armatura, poco sopra l'impugnatura. Gli occhi sbarrati, il corpo in tensione e l'espressione contratta sul volto avrebbero sicuramente spaventato molti uomini, se solo non avesse avuto l'elmo ben calcato in testa. Oppa pensava solo a quella spada e a nient'altro, come se una volta distrutta tutto sarebbe andato per il meglio. Forse credeva che se l'avesse spezzata a metà, tutti i suoi avversari avrebbero gettato le loro armi a terra, alzando le mani e arrendendosi come graziosi agnellini. Una fantasia da bambino destinata a non avverarsi mai. Ma almeno ci avrebbe provato, a sopravvivere.
« Via, mostro! »
Potevano morire Waqi, Nawal, Khalid o Joaquín, ma lui voleva vivere! Non ne aveva forse il diritto come tutti?
Solo che voleva che gli altri seguissero le sue regole, erano semplici del resto. Nessuno che gli chiedesse del suo passato, nessun contatto indesiderato, niente spade o armi di nessun genere. E allora si che sarebbe stato contento!
Poteva iniziare da lì, anche se quello scontro era ancora tutto da vedere: dubitava che il mostro in armatura lo avrebbe lasciato andare così facilmente, ma si sentiva infastidito dalla sua aggressività. Così impugnò lo scudo, un po' ammaccato ma ancora il suo più fedele alleato, contraendo i muscoli come un toro che si prepara alla carica. Dopo provò a colpirlo frontalmente, sperando di dargli una bella botta in faccia. Un colpo che avrebbe fatto volare di qualche metro qualunque uomo abbastanza stupido da prenderlo in pieno, armatura o no.
Sarebbe stato un colpo memorabile, sia che per il suo avversario che per la sua autostima.
Aveva paura, ma forse poteva tenerla a freno finchè l'altro non avesse esagerato.
Del resto era una lotta tra uomini, no?



Riassunto
Comprensione



Cs in riserva: 0; impiegati 2 CS in Resistenza e 2 CS in Forza (Corallo)

Risorse attuali:
Energia - 135% (usato il 15%)
Corpo - 65% (subito un danno Medio)
Mente - 75%

Consumi utilizzati: Basso (5% energia) + Medi (10% energia)

Condizioni fisiche: Danno medio da contusione all'addome.
Condizioni mentali: Illeso. Terrorizzato ma legato alla vita.

Equipaggiamento

Armatura completa di piastre (parzialmente danneggiata)
Scudo pesante (scalfito)


Passive in uso:

CITAZIONE
1/25 Abilità Personale Passiva (2 1 turni): equilibrio straordinario. Può ignorare gli effetti di caduta delle tecniche, subendone comunque il danno.
3/25 Abilità Personale Passiva (4 3 turni): le offensive castate contano di un livello superiore, le difese castate contano di un livello inferiore.
5/25 Abilità Personale Passiva (4 3 turni): il primo attacco fisico scagliato contro Oppa nel turno conta con 1 CS in meno.
7/25 Abilità Personale Passiva (8 7 turni): forza straordinaria.
Pergamena Spirito Difensivo (6 5 turni): quando subisce una maledizione, perde 1 CS in meno. Guerriero.
Passiva Razziale Esperienza (6 5 turni): difese da azioni/attacchi fisici istantanee.

Attive e Oggetti in uso:

CITAZIONE
Corallo
Il possessore di un Corallo aggiungerà 4 CS (2 Forza, 2 Resistenza) alla propria riserva.

CITAZIONE
Pergamena Distruzione Minore: natura fisica, consuma energia, distrugge un equipaggiamento nemico. Cacciatore.

CITAZIONE
21/25 Abilità Personale Media offensiva, fisica: consuma energia, mediante lo scudo Oppa causa danni Medi al corpo e spinge via il nemico.

Azioni:
Oppa rimane ammaliato dalla spada gigantesca di Lamrael, subendo la passiva e rimanendo imbambolato ad aspettare la sua offensiva. Subisco in pieno la riduzione di CS, ma vado a -3, non a -4, grazie alla passiva Spirito Difensivo del guerriero. Utilizzo quindi un Corallo (+4 CS, 2 in Forza e 2 in Resistenza), arrivando quindi ad un totale in riserva di 1 CS in Resistenza (le altre 3 le uso per tornare a 0). Usando questa CS paro completamente il tuo attacco fisico, sfruttando la passiva personale 5/25, che mi permette di ridurre di 1 le CS del primo attacco subito in quel turno. Oppa viene abbagliato dal sole, ma grazie al fatto che ha visto in che direzione si è spostato Lamrael e alla passiva razziale Esperienza la difesa va a buon fine. Subisce però in pieno la tua tecnica Media, che gli causa un danno Medio al corpo ma che non lo sbalza via grazie alla passiva personale 1/25. Passando alla fase offensiva: supportato dalla passiva personale 3/25 Oppa prima usa la pergamena Distruzione Minore del Cacciatore per provare a distruggere Magnitudo, poi prova a colpirti con lo scudo frontalmente, colpendo busto e faccia e provando a spingerti via, attivando la tecnica personale 21/25.


Note:

Uff, con questo caldo scrivere è un vero inferno, ma ce l'ho fatta! Mi è piaciuta la strategia del sole in faccia, ma combattere nel deserto mi ricorda che ho tanto caaaaaldo. >_>
Ad ogni modo io ho fatto! La descrizione delle azioni fatte è molto tecnico, ma ho cercato di essere il più chiaro possibile. Nel caso di dubbi su qualunque cosa contattami pure.
A te la tastiera, si continua!

 
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Fu un richiamo irrefrenabile, come quando un bambino sente l’odore della torta preparata dalla madre.
La vidi lì, un monolitico pezzo di metallo pesante; grezza.
Afferrai il cuoio dell’impugnatura e per la prima volta l’alzai al cielo, con fatica.
Non era solo più una spada o un’arma.
Era diventato il mio braccio, il mio corpo, la mia compagna.
Lei era parte del mio tutto, l’incarnazione stessa della mia voracità.
Sentiva ciò che provavo, ciò che avevo dentro: mi capiva.

Lì dove c'era solo morte, lei lo riempì con la gioia del sangue.



Cronache dell'Abisso
« Via per Umut Alev »

Se avesse udito le parole del colosso, forse Lamrael si sarebbe fermato.
Se la parola mostro fosse giunta alle orecchie del guerriero cremisi, forse tutto sarebbe finito con un pugno in faccia – giusto per vedere chi dei due restava in piedi – e una stretta di mano energica.
Forse quel massacro si sarebbe scongiurato; ma la realtà era ben diversa da ciò che sarebbe potuto essere.
Nella confusione della battaglia le parole di Oppa si persero nell’aria come polvere nel vento. La mente di Lamrael, ormai chiusa a qualunque tipo di comunicazione verbale, rifletteva non sulle parole del colosso, ma sul suo modo di combattere, quanto meno inusuale.
Nella sua breve vita da guerriero, Lamrael aveva combattuto contro molti nemici, che utilizzavano per altro uno svariato numero di armi ma mai, in vita sua, si era ritrovato a combattere contro un avversario armato di scudo.
Il mercenario non riusciva a inquadrare quel mostro, il suo modo di combattere, ed evidentemente di affrontare una guerra, stridevano totalmente con il suo: Lamrael, tralasciando l’armatura leonina, non usava difese che lo proteggevano da eventuali attacchi.
Era uno spavaldo, uno di quelli che, in fondo, pensava di essere immortale.
E che non lo fosse poco importava, la sua pelle dura, la sua enorme forza di volontà, erano più forti di qualsiasi altro nemico.
Lui non si difendeva mai, mai arretrava dinanzi al nemico né lo avrebbe mai fatto. Uno scudo, non poteva essere un’arma che poteva appartenergli. Tuttavia, il guerriero rimase sorpreso dalla resistenza e dall’offensiva del nemico. Tra sé e sé sorrise, soddisfatto di aver scelto bene il suo avversario, forse quel giorno si sarebbe riuscito persino a divertire.
O per lo meno si sarebbe divertito se non fosse stato per Magnitudo:
il colosso, aveva distrutto – con un colpo dello scudo – la sua arma.
Nel momento stesso in cui il metallo andò in frantumi in mille pezzi, qualcosa nel cuore di Lamrael si ruppe, come gli strascichi d’un cuore infranto.
Non era solo una spada, o un monolitico blocco di metallo, era qualcosa che s’era legata in maniera viscerale nell’animo di Lamrael, animando la sua stessa essenza, animando quella vorace consuetudine di caccia. Lamrael si sentì un attimo perso e, con lui, anche tutto il suo battaglione.
Il rumore del metallo rotto tuonò nell’aria come una cristalliera che esplode.
Tutti, nel raggio di qualche centinaio di metri, parvero aver udito la caduta di Magnitudo.
I combattenti erano per lo più sorpresi e spaventati, quale essere aveva tale forza da distruggere Magnitudo? Lo stesso Lamrael, che fino a quel momento si sentiva superiore al suo avversario, per un solo momento lasciò che il dubbio penetrasse nel suo corpo, lasciando così che, il successivo attacco di Oppa, riuscisse ad andare a segno. Sentì una botta tremenda al viso, forse addirittura qualche ossa s’incrinò eppure Lamrael non sentì niente. Né dolore, né neanche un singolo fremito di sofferenza. Sentì solo improvvisamente la terra sotto i piedi mancare. Il guerriero fu sbalzato via, volò in aria come la più leggera delle creature.

Nello scorcio viola del cielo, per un’istante, si vide passare una chiazza cremisi che pareva una stella cometa.
Il ragazzo atterrò violentemente sul culo e si accorse che intorno a lui era piombato il silenzio.

Si guardò per un attimo intorno, scrutando lo sguardo sperso e impaurito dei suoi uomini, cogliendo la sfumatura d’insicurezza dentro i loro occhi.
Durò solo un’istante, prima che la rabbia gli montò indosso animata dall’orgoglio d’un leone ferito.
Lamrael Redskin si alzò in piedi, con l’eleganza d’un felino.
Gli occhi si tinsero di rosso, come due globi di fuoco misto a sangue pronti a esplodere. Un sorriso bieco squarciò il viso del guerriero, mostrando fauci bianche che spuntavano dall’elmo come chiostre fameliche, la faccia, dal naso in giù, era una terrificante maschera di sangue.
Il suo corpo si gonfiò, riempiendosi di striature nere come la pece ma che – tuttavia – rimasero nascoste coperte dall’armatura.
Genzaniku pendeva al suo fianco, il martello gli sarebbe tornato utile in quell’occasione, tremendamente utile.
Lo estrasse, con la mano destra ma ciò che s’innalzo al cielo non fu un piccolo martello a due facce, ma rispuntò lei in tutta la sua grandezza.
Magnitudo, o qualcosa che ci assomigliava tremendamente, svettò in alto nel cielo, nuovamente dominante.
Chi la osservava non avrebbe trovato differenze, ma Lamrael, che la conosceva alla perfezione, la reputò solamente una copia malfatta.
Per quanto ci si avvicinasse all’originale, erano alcuni dettagli a infastidire il ragazzo: il peso era leggermente differente – talmente ben bilanciato da essere un problema; il filo della lama non era irregolare come l’originale, anzi avrebbe tagliato persino un blocco di metallo; l’impugnatura non era rovinata e sfregiata, il colore era bello e lucente, non impregnato dal sangue nero dei caduti.
Mancava la fame, la gloria, la voracità dell’originale.

A mancare, infine, era l’anima che la contraddistingueva.

Quella non era Magnitudo e non lo sarebbe mai stata, ma per quella volta poteva andare bene, poi ci avrebbe pensato Seagon a riparare l’originale, come sempre.

« Non temete compagni! » Urlò Lamrael incitando la propria squadra. « Non sarà quel mostro ad abbattermi. Noi siamo più forti di loro. »

Con la spada indicò Oppa, mettendo in mostra l’arma, per incoraggiarli maggiormente.
Gli uomini urlarono un sol grido d’assenso che fece tremare il deserto.
Rinvigoriti tornarono a combattere più forti di prima e più violenti di prima.
Rabbiosi sembravano aver ripreso la fame di morte che Lamrael si portava dietro, sembravano aver scatenato la bestia che lo stesso Lamrael covava dentro di sé e che ora aveva sciolto.

« Ricordatevi! » Tuonò pervaso dall'adrenalina. « Più sono grandi. »
Fece una pausa inspirando a pieni polmoni.
« Più fanno rumore quando cadono! »

Come un leone furioso che si libera dalle catene della gabbia, così Lamrael – pervaso dalla corruzione – corse verso il proprio avversario. Ogni passo era violenza pura, ogni passo era un movimento d’incredibile forza.
Lamrael Redskin era un demone rosso che solcava il deserto, affamato e assetato, malato di rabbia e arrogante.
Grazie alla corruzione aveva spazzato via ogni più piccolo dubbio, a sentirsi nuovamente invincibile, anche senza la sua arma preferita.

Da fuori, pareva uno di quei mostri che lui e i suoi compagni volevano sterminare.
Dentro, lui era identico a loro:
una bestia che si cibava d’odio e sangue, un demone che fremeva dalla voglia di dilaniare il proprio avversario.

Lamrael, giunto a portata di lama, si chinò per portare un roverso tondo alle gambe, nel medesimo istante, mentre la mano sinistra afferrò un pugno di sabbia, con la destra spazzò lateralmente da destra verso sinistra mirando alle ginocchia del colosso: persino uno grosso come lui, una volta colpito alle gambe, sarebbe caduto in terra per il dolore. Ma Lamrael non avrebbe aspettato fino a quel momento, immediatamente avrebbe lanciato, nell’atto di rialzarsi, la sabbia negli occhi del mostro e, cogliendo al volo qualsiasi falla nelle sue difese, avrebbe colpito, con la punta della lama, con un montante il corpo dell’avversario.
Quell’ultimo attacco sarebbe stato letale, intriso di tutta la forza del guerriero, aveva come intento di dividere letteralmente il corpo del mostro in due, dal cavallo alla testa.
Lamrael sorrise, mostrandosi sicuro e per nulla intimorito dall’attacco precedente.
La belva ruggì, ostentando la fame che possedeva.
Mentre la battaglia sulla via di Umut Alev continuava a imperversare, continuando a celare l’insensatezza di quello scontro, qualcuno, a pochi chilometri di distanza se la stava ridendo di gusto.




Lamrael Redskin



Energia: 65%
Status Fisico: 110 % [Danno Alto al viso: setto nasale rotto]
Status mentale: 50%
Cs riserva: 2 in robustezza 1 in forza
Cs usate questo turno: 4 in forza
Armi: Magnitudo(distrutta) Mwenye Kula (indossata) Genzaniku (impugnata)


Oggetti usati: Corallo (x1)

Abilità Attive:

~ Iron will
La forza risiede nella volontà, nell'animo di chi la possiede. Non esistono nemici invincibili, imbattibili, esistono solo nemici più forti, più capaci. Lì Lamrael scatena il meglio di sé, quando la volontà diventa il motore principale delle sue azioni, quando l'andare i propri limiti è il fulcro principale delle proprio fortune. La volontà, nient'altro che quella, per svettare sopra tutti i nemici. Spendendo un consumo pari a Basso, per due turni di gioco, le offese di natura fisica infliggeranno danno di un livello superiore alla potenza; allo stesso tempo e nello stesso modo però, subirà danno di un livello superiore al normale dalle offensive di natura psionica [Bassa personale].

~ Tank
Nessuna difesa è troppo impenetrabile, nessuno scudo è infrangibile. Lamrael è un guerriero che ha basato sulla sua forza gran parte del proprio modo di combattere, della propria esistenza. Gli basterà concentrarsi per qualche attimo sul suo prossimo colpo per scatenare tutta la sua potenza nel suo prossimo attacco. La tecnica a natura fisica. A seconda del consumo speso Lamrael corrisponde un uguale entità di danni provocati al suo avversario, la tecnica può essere utilizzata sia a mani nude che con armi da mischia, mai con armi da fuoco e avrà come obiettivo un solo bersaglio [Variabile personale]. Usato Alto.



Abilità Passive:
Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 4)

Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisico alla propria riserva.(Numero di utilizzi: 5)

Lamrael sarà in grado, spendendo un slot per ogni utilizzo, di infondere fiducia agli alleati, ogni personaggio sarà istintivamente portato a fidarsi di lui, a combattere con maggior sicurezza e non si perderanno d'animo nemmeno nelle condizioni più disperate (Numero di utilizzi: 5)

{Abilità passiva. Ogni volta che Genzaniku viene estratta la sua forma muta istantaneamente in quella di una altra arma da mischia sia essa una lama, un’altra arma ad impatto o una con portata quali ad esempio una lancia. In questa forma per quanto possa essere normalmente utilizzata in combattimento non è possibile sfruttarne le tecniche attive. (Numero di utilizzi: 5)}



Normal Hero

Null'altro che un umano, un contadino forgiato dal sudore e dalla fatica, un guerriero addestrato alle armi da un padre troppo severo e non troppo abile. Eroe creato dal caso e dal destino avverso, un eroe atipico e moderno, dalla grande forza e dall'incredibile resistenza alla stanchezza e al dolore. Umano dello Akeran, lì dove li dove la vita è più dura e il nettare della povertà contamina l'acqua e abbevera gli infanti più del seno delle madri. Lamrael è instancabile, mai arrendevole, in grado di oltrepassare ogni suo umano limite ed elevarsi in qualcosa di più, un guerriero spietato e senza paura. In termini di Gdr quando Lamrael utilizza una tecnica di Power-Up, consumando un utilizzo di questa passiva, ottiene 1CS aggiuntivo da sommarsi a quelli normalmente forniti dalla tecnica dello stesso tipo. (Numero di utilizzi: 6)[Abilità Raziale]. Altresì, e nello stesso modo, qualora l'avversario dovesse utilizzare una tecnica di Power-up, Lamrael potrà aggiungere 1CS alla forza nella riserva. (Numero di utilizzi: 6)[Pergamena Vigore riflesso]. Corpo forgiato dalla fatica e dal lavoro, dal fisico muscoloso e ben allenato. Contadino avvezzo al dolore fisico, dalla grande forza e dalla grande resistenza alle ferite più di qualsiasi altro umano. Lamrael non è come gli altri, la sua condizione e il suo luogo natio hanno sviluppato in lui caratteristiche diverse e particolari che lo hanno reso più simile a demoni, gli stessi che lui caccia e abbatte. Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 6) Inoltre Lamrael, pervaso dall'adrenalina della battaglia, riuscirà a essere insensibile al dolore previo la spesa di uno slot. (Numero di utilizzi: 6) Spendendo un slot consumo, la sua capacità lo porterà persino a combattere o a utilizzare arti rotti, sarà in grado dunque di correre con una gamba spezzata o effettuare un fendente con una spalla lussata, rischiando persino di aggravare la situazione, ma Lamrael non si fermerà fino alla morte. (Numero di utilizzi: 6) [I-II Passiva del talento Avanguardia + Passiva personale]. Eroe normale per definizione, la sua forza più grande è quella di non arretrare mai dinanzi agli avversari più forti di lui, anzi è dinanzi a loro che Lamrael combatte con ancor più forza e devozione, divenendo in grado di accrescere le sue doti fisiche. In termini di gdr ogni qual volta l'avversario utilizza tecniche magiche, e spendendo uno slot, le caratteristiche fisiche di Lamrael crescono. Per la durata di quel turno Lamrael acquisisce 1 CS in caratteristiche fisiche (Numero di utilizzi: 6) Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisica alla propria riserva. Inoltre, spendendo uno slot, Lamrael sarà in grado di ignorare totalmente gli attacchi fisici portati senza l'utilizzo di CS. [Passiva personale + III-IV Passiva del talento Avanguardia]. Alcune persone nascono con la dote del leader, con un carisma superiore rispetto a tutti gli altri. Questo non è il caso di Lamrael, sconosciuto che gli eventi lo hanno portato a divenire eroe, uomo dal grande coraggio e dalla grande forza di volontà che gli eventi hanno forgiato in un leader, in un comandante esperto, una dote meritata e non innata. Lamrael sarà in grado, spendendo un slot per ogni utilizzo, di infondere fiducia agli alleati, ogni personaggio sarà istintivamente portato a fidarsi di lui, a combattere con maggior sicurezza e non si perderanno d'animo nemmeno nelle condizioni più disperate (Numero di utilizzi: 6) [Passiva personale]. La sua innata dote, i suoi duri allenamenti e le ore sfiancanti di lavoro, gli hanno permesso di elevarsi rispetto gli altri guerrieri, di essere sempre un passo avanti rispetto ai pari di livello e, altresì, questa dote gli permette di specializzarsi in altri modi di combattere. Lamrael sblocca il livello successivo di dominio [Cristallo del Talento].
Malus, l'indossatore di Mwenye kulanon potrà mai utilizzare abilità attive di occultamento o invisibilità di qualsiasi natura, o celarsi agli auspex con apposite passive. Potrà però nascondersi con azioni non tecnica, come ripararsi dietro un muro o simili. ]Malus, Se durante una giocata si saranno sfruttati i poteri di Mwenye kula per un totale di consumi - divisi nel corso della stessa - pari o superiore ad un Critico, il portatore sarà ossessionato da un'ossessiva fame di carne umana; subirà una penalità alle CS pari a 8 finché non l'avrà saziata in qualche maniera. Qualora lo facesse però, anche di nascosto, il senso di colpa o qualche altro dettaglio lo tradiranno, rendendo il suo peccato evidente e manifesto a tutti coloro che lo incontrano; con le conseguenze del caso. Non è possibile schermare questo effetto tramite passive di alcun genere.]
Malus: se il portatore decide di combattere con Magnitudo, non potrà maneggiare o utilizzare nessun'altra arma (incantata o meno) sino al termine dello scontro]. Infine, il guerriero che combatterà con quest'arma non avrà il privilegio di arrendersi. Non potrà piegarsi sulle ginocchia, chiedere pietà o provare rispetto per chiunque lo faccia. Per lui i nemici saranno solamente pedine da abbattere, gradini da superare per arrivare ad una cima irraggiungibile. Egli non sarà più in grado di provare alcuna pietà per coloro che sono più deboli di lui [Malus: se porta la spada, il guerriero non può provare alcuna pietà o empatia per chiunque sia apparentemente più debole di lui].


Note: Allora. Innanzitutto, come mia consuetudine non mi difendo dalle tecniche per preferire una strategia maggiormente offensiva. Comunque visto che Magnitudo è stata distrutta posso utilizzare Genzaniku. (ho chiesto ad anna per sicurezza) quindi decade il malus. Poi, per coerenza della giocata, utilizzo la passiva per infondere fiducia ai miei alleati e per far trasformare genzaniku nelle sembianze di magnitudo. Poi assumo corallo e uso la passia che mi aumenta un cs ogni volta che il mio avversario usa tech fisiche. Inoltre casto Iron Will per potenziare i miei attacchi di natura fisica e poi c'è l'attacco vero e proprio. Il primo è portato con la tech tank a consumo alto con una spazzata da destra verso sinistra all'altezza delle ginocchia per debilitarti il più possibile, nello stesso istante raccolgo un pugno di sabbia che ti lancio negli occhi mentre mi rialzo per colpirti con un montante di spada (dal basso verso l'alto). Questo ultimo attacco è portato con 4 cs in forza.

Comunque bella strategia Par, mi hai reso davvero difficile la scelta di rinunciare a Magnitudo.


Edited by Lud† - 11/7/2015, 16:30
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 14/7/2015, 14:58




Cronache dell'Abisso
di armi e ribellioni

— Via per Umut Alev —

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Waqi
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


Non riusciva a crederci. Aveva fatto tanti di quei sacrifici per preparare quella carovana, che tutti ritenevano piena di oggetti preziosi. Aveva supplicato, aveva minacciato e aveva chiesto denaro in giro, cercando un modo per fare le cose in grande stile, come piaceva alla sua Nawal. I suoi movimenti non erano sfuggiti ai suoi nemici, che nell'ombra avevano tramato contro di lui, approfittando di quel momento di debolezza per accaparrarsi le merci più rare, gli affari più vantaggiosi, allargando la loro influenza in mercati che non gli competevano. Alle sue spalle, i suoi avversari erano diventati giganti da dover affrontare, mentre di fronte vedeva solo un sentiero che si perdeva nell'oscurità. Aveva attraversato per giorni quelle lande inospitali, sopportando caldo e fatica, solo per fare il meglio per sua figlia: non lo avrebbe confessato a nessuno, nemmeno a Nawal stessa, ma quel matrimonio organizzato alla stregua di un baratto altro non era che un modo per metterla al sicuro. Mesi prima durante un'asta di merci era quasi finito sul lastrico per ottenere il bastimento più prezioso, che poi aveva venduto con grande profitto. Tuttavia era venuto a sapere che quelle merci sarebbero dovute andare segretamente ad un mercante affiliato agli occhi del Serpente: il loro nome serpeggiava tra le vie di qualunque città dell'Akeran, portando paura ai nemici e speranza a chi era lesto a piegare le ginocchia. Il venditore che non aveva tenuto fede ai patti in nome dell'avidità era già stato trovato morto una settimana prima, ufficialmente per un furto finito male. Waqi non era di certo uno stupido: nato mercante in una famiglia di mercanti da 4 generazioni, avrebbe preferito vivere come un mendicante piuttosto che fare quella fine. Dov'era finito il furioso scambio di offerte durante un'asta? Il fiuto per gli affari e l'occhio fino di valutare qualunque merce con una sola occhiata? Ciò che vedeva Waqi adesso erano solo mercanti da quattro soldi senza nessuna qualità, resi ricchi dalle tasse che pagavano sottobanco a chi offriva loro le merci più preziose. Non c'erano più i rapporti tra i mercanti, nè il rispetto dovuto per chi era chiaramente più talentuoso degli altri. Solo vile denaro, ma senza l'anima che faceva infiammare il cuore di Waqi durante le transazioni andate a buon fine. E ora, qualunque fosse il motivo, tutto ciò che avrebbe ottenuto sarebbe stata una spada nelle viscere e una morte rapida e dolorosa. Cadere in battaglia non gli faceva grossa paura, non da quando aveva scoperto di aver pestato i piedi alle persone sbagliate: l'unica cosa che lo sconvolgeva era perdere Nawal. Aveva sempre cercato il meglio per lei, anche quando non poteva permetterselo. Tuttavia non si era mai pentito delle sue scelte, sopportando persino di darla in sposa a un mercante che conosceva appena pur di metterla al sicuro. Se lei fosse andata avanti lui avrebbe sopportato qualunque dolore, persino la morte. Ma saperla ora in pericolo e in balia di quei guerrieri gli metteva addosso un tale terrore da fargli tremare le viscere. Dov'erano i suoi mercenari? Dov'era Joaquin? Dov'era Oppa? Perchè nessuno li stava proteggendo? Aveva pagato fior di monete d'oro per difendere la carovana, si rifiutava di morire vedendo tutte le sue speranze crollare in quel luogo sperduto. Estrasse il pugnale che portava alla cintura, tenendolo di fronte a sè con due mani. Senza rendersene conto iniziò a pregare a voce alta, supplicando gli dei per sè ma sopratutto per sua figlia. Nawal lo guardò con occhi grandi e impauriti, urlando di terrore quando vide i nemici caricare da entrambi i lati della carovana. Waqi si rese conto che avrebbe dovuto combattere per uscire vivo da quel posto, le persone attorno a loro cadevano come mosche e lui non sapeva come muoversi per sfuggire alla carneficina. Vide Oppa combattere più in là contro un uomo con una spada enorme, vide Fuad e Baasim incrociare i pugnali con un nemico, trafiggendolo a morte, vide Khalid cadere nella sabbia e rimanere immobile. Poi vide la morte, come in un racconto per bambini: la sua era vestita come un guerriero e lo stava caricando, mulinando la spada per intimorirlo. Strinse con ancora più forza il pugnale, cercando di decidere cosa fare in quei pochi attimi che lo separavano dallo scontro. Da giovane suo padre gli aveva insegnato qualche trucchetto con il coltello, ma in quel momento si rese conto di aver dimenticato tutto ciò che sapeva. Affondò l'arma in avanti, sperando di ucciderlo subito, ma non aveva calcolato la reazione dell'altro. Il suo avversario scartò di lato, schivando il pugnale e affondando la spada fino all'elsa nel suo addome, schiacciando, tagliando e lacerando. Rimasero abbracciati per un secondo, quasi fossero una coppia appena sposata che si concedeva il primo ballo, poi Waqi venne scalciato via come un sacco pieno di merci di poco valore. Il mercante lo aveva fatto tante volte nella sua vita, ma quell'associazione riuscì comunque a spiazzarlo. Il caldo, la paura, Nawal, tutto era stato spazzato via dal dolore, accecante come il sole e bruciante come la sabbia a mezzogiorno. A terra, sanguinante e ansimante, vide il suo assassino voltarsi verso sua figlia e afferrarla per i capelli. Avrebbe solo voluto salvarla, alzarsi e piantare il suo pugnale nella schiena di quel cane che lo aveva condannato a morte. Invece, l'unica cosa che riuscì a fare fu chiudere gli occhi e morire. Sperò nel perdono di Nawal, prima che il nero lo inghiottisse.


Oppa
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


Oppa si prese un momento per riprendere fiato, resistendo al disgusto che si era impadronito di lui nel momento in cui aveva colpito il suo avversario. Nonostante tutto era soddisfatto di come era andata: guardò a terra i frammenti della spada, infranta dal suo colpo di scudo. L'ottimismo - cosa ben rara per Oppa - tornò a fare capolino nella mente del gigantesco corazziere: forse c'era ancora speranza di uscire da quella situazione non troppo ammaccati. Stava già pensando ad aiutare gli altri, quando vide il demone in armatura alzarsi con un balzo ferino. Gli bastò una sola occhiata per far tornare quella cappa opprimente di paura di cui si era liberato con grande sforzo; gli bastò osservare per un attimo quegli occhi rossi e quelle fauci sporche del suo sangue per tornare il vigliacco di sempre. Dominò a stento i tremori, riprendendo lo scudo con due mani e ponendolo tra loro due. Era sicuro di poter resistere a un assalto, sopratutto perchè aveva distrutto quell'arma ciclopica, quel blocco di metallo che avrebbe fatto la sua figura persino tra le mani di un gigante. Oppa annuì all'interno dell'elmo, mandando goccioline di sudore a bagnare il metallo: si sentiva al sicuro all'interno della sua armatura. Nessuno sarebbe stato capace di penetrarla a mani nude o con un'arma comune. Tuttavia Oppa, nonostante tutti gli insegnamenti ricevuti dal padre e durante gli anni da soldato, dimenticò una cosa fondamentale: la troppa sicurezza può uccidere come una spada affilata. Camminando sulla terra si può cadere, ma ci si può sempre rialzare; quando si precipita dal cielo invece difficilmente si ha abbastanza forza per tornare tra le nuvole. L'apparizione di un'altra arma identica tra le mani del demone in armatura lo colse impreparato, facendolo rimanere a bocca aperta. Boccheggiò, cercando una soluzione che tardava ad arrivare, mentre i suoi pensieri saltavano da un motivo a un altro come uccelli impazziti in una gabbia troppo piccola. I suoi occhi si poggiarono sui frammenti della spada che aveva infranto poco prima: persero attimi preziosi a vederne le schegge di metallo rilucere nel sole del tramonto, quando avrebbe dovuto fare attenzione ad altro.
La vide di nuovo puntata verso il cielo, come uno stendardo da battaglia: il messaggio di un guerriero che non era ancora caduto e che invece richiedeva vendetta.
« Non temete compagni! » urlò il demone ai suoi briganti « Non sarà quel mostro ad abbattermi! Noi siamo più forti di loro! »
Oppa non credette alle sue orecchie. Non pensò più alla sua sfortuna. Non pensò più alla spada apparsa dal nulla. Non pensò più, per una delle poche volte in via sua, alle proprie paure. Quella parola - mostro - gli echeggiò nelle orecchie talmente tante volte da sembrare un'eco infinita. Lo avevano preso in giro fin da quand'era piccolo, per la sua altezza e la sua timidezza. Nonostante la sua stazza era stato lo zimbello dell'accampamento quando si era arruolato come soldato. Era fuggito nell'Akeran, inseguito dalle parole "disertore" e "traditore". Ma mai, mai nessuno lo aveva chiamato in quel modo. Nessuno aveva mai avuto tanta cattiveria da arrivare a strappargli la sua umanità, rendendolo qualcosa di cui aveva sempre avuto paura. Lui aveva il diritto di essere un uomo e nessuno poteva impedirgli di essere ciò che era! Vigliacco, scontroso e solitario, ma pur sempre uomo! Oppa digrignò i denti come una bestia feroce dentro l'armatura, assaporando il gusto salato del proprio sudore. Vide l'altro caricarlo con balzi rapidi come quelli di una tigre, abbassandosi a pochi passi da lui per colpirlo alle gambe. Per un attimo vide la sua gamba, troncata di netto dallo spadone, volargli accanto alla testa in una scia di sangue scarlatto. La rabbia però prese il sopravvento, impedendogli di distrarsi con niente che non fosse il puro istinto di sopravvivenza. Si abbassò con un grugnito, reggendo l'impatto del colpo con lo scudo retto dal braccio sinistro. L'urto fu tanto tremendo da fargli male alla spalla, ma sapeva che quello era uno scotto fin troppo piccolo da pagare per avere tutti gli arti al loro posto. Con un movimento dell'occhio vide il demone lanciargli qualcosa addosso, mentre lo spadone continuava a muoversi come una belva impazzita. Il corazziere mosse il braccio destro d'istinto ad artigliare l'aria, spazzando via quella che scoprì essere sabbia in un gesto rabbioso, mentre lo scudo calava sul montante che lo avrebbe tagliato sicuramente a metà trapassando carne e metallo, come una lotta tra giganti. I muscoli possenti del braccio si gonfiarono a dismisura mentre l'enorme arma del suo avversario rallentava la sua corsa fino a fermarsi. Sbuffando come un mantice per lo sforzo, Oppa si erse in tutta la sua statura, superando di almeno una spanna il proprio avversario. Non era normale per lui fare tanto, nè combattere così a lungo senza soccombere o fuggire. In quel luogo e in quella situazione, nonostante il caldo e la fatica, nonostante la morte lo circondasse, il corazziere sapeva di potercela fare. Sapeva che sarebbe sopravvissuto, aggrappandosi alla vita come un ubriaco si attacca alla propria bottiglia. Senza lasciarla andare, a qualunque costo.
Mostro, lo aveva definito. Lui, che aveva dato l'ordine di uccidere una carovana di innocenti. Lui, che nonostante il sangue lo coprisse continuava a lottare. Lui, lui, lui e soltanto lui.
Voleva fargliela pagare, voleva vederlo implorare pietà in ginocchio, voleva vedergli sputare altro sangue, mentre gli altri lo portavano in trionfo. Ecco cosa voleva.
Tuttavia la vita richiedeva sempre un prezzo per qualunque cosa: Oppa era pronto a pagarlo, strappando quel desiderio con le sue mani, usando il suo stesso sangue come moneta.
Portò lo scudo al petto, caricando il demone con una tale foga da stupire persino se stesso. Allargò il braccio sinistro assieme allo scudo, tentando di colpire con forza lo spadone e la mano che lo reggeva. Non voleva più vedere armi in quelle mani sporche di sangue e se avesse dovuto rompere tutte quelle che avesse trovato, così sarebbe stato! La mano destra era invece chiusa in un pugno, solido come roccia e luccicante di metallo. Un pugno così grande avrebbe distrutto il cranio di un uomo normale, come un bambino romperebbe un uovo a mani nude. Ma a Oppa non importava: voleva solo vedere il mostro, quello vero, sputare sangue tra le zanne incrinate e spezzate. Quasi non si accorse di urlare, non di paura come un vigliacco, nè come un semplice contadino della Roesfalda qual'era.
« Io. NON. SONO. UN. MOSTRO!! »
Tuonò, scandendo ogni singola parola come palle di cannone.
Come il guerriero che suo padre aveva sempre desiderato vedere.



Riassunto
Comprensione



Cs in riserva alla fine del turno: 0
Cs guadagnate: 5 (4 dal Corallo, 1 dalla passiva 4/25)
Cs consumate: 5 (3 per la difesa, 2 per l'offensiva)

Risorse attuali:
Energia - 95% (usato il 40%)
Corpo - 65%
Mente - 75%

Consumi utilizzati: Alto x2 (40% energia)

Condizioni fisiche: Danno medio da contusione all'addome.
Condizioni mentali: Illeso. Terrorizzato ma legato alla vita.

Equipaggiamento

Armatura completa di piastre (parzialmente danneggiata)
Scudo pesante (scalfito)


Passive in uso:

CITAZIONE
4/25 Abilità Personale Passiva (4 3 turni): se Oppa è in combattimento e non ha subito danni in questo turno, aggiunge 1 CS in Forza alla riserva.
5/25 Abilità Personale Passiva (3 2 turni): il primo attacco fisico scagliato contro Oppa nel turno conta con 1 CS in meno.
7/25 Abilità Personale Passiva (7 6 turni): forza straordinaria.
Passiva Razziale Esperienza (5 4 turni): difese da azioni/attacchi fisici istantanee.

Attive e Oggetti in uso:

CITAZIONE
Corallo
Il possessore di un Corallo aggiungerà 4 CS (2 Forza, 2 Resistenza) alla propria riserva.

CITAZIONE
10/25 Abilità Personale Variabile difensiva, fisica: consuma energia, difende il fisico rafforzando l'armatura o lo scudo.

CITAZIONE
19/25 Abilità Personale Variabile offensiva, psionica: Oppa risulta inscalfibile, deprimendo il nemico. Consuma energia, danneggia l'energia.

Azioni:
Oppa rimane molto stupito dal rivedere Magnitudo tra le mani del suo avversario, ma riesce comunque a difendersi dalla tecnica, impiegando l'abilità personale 10/25 a consumo Alto e parandosi con lo scudo (la tua tecnica aumenta il danno delle tecniche fisiche, non il livello, quindi posso pararla con una difesa di pari consumo). Consumando un secondo Corallo (+2 CS Forza, +2 CS Resistenza), Oppa si difende dal tuo attacco fisico ridotto a 3 cs (passiva 5/25) impiegando 1 CS in Forza e 2 CS in Resistenza, lasciando in riserva 1 CS in Forza, riuscendo a non cascare nel trucco della sabbia grazie all'uso della passiva razziale Esperienza. Concluso l'attacco di Lamrael, visto che Oppa non ha subito danni in questo turno aggiunge 1 CS in Forza alla riserva (passiva 4/25). Dopodichè contrattacca con l'abilità personale psionica 19/25 a consumo Alto, che fa vedere Oppa come un essere inscalfibile e che danneggia l'energia. Un istante dopo carica in avanti, cercando con il braccio sinistro e lo scudo di danneggiare/disarmare Magnitudo 2.0 (:v:) per aprire la guardia di Lamrael e con l'altro di tirargli un pugno in piena faccia, supportato dalla passiva 7/25 (forza straordinaria). Queste due ultime azioni si intendono attacchi fisici e sono supportate da 2 CS in Forza, che riporta la riserva di Oppa a 0.


Note:

Bel combattimento, mi sto proprio divertendo!
Ho cambiato un po' lo specchietto delle CS, rendendolo a mio parere molto più chiaro. Spero che la modifica sia gradita.
A te!

 
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view post Posted on 18/7/2015, 20:33

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Arriverà il giorno in cui otterrò la mia vendetta.
Arriverà il momento in cui il tuo sangue nero scorrerà sulla mia spada e la tua testa rotolerà atterra.
Mi ciberò del tuo rimorso e della tua paura. Sarò il tuo più terribile incubo.
Ti ammazzerò, liberando ogni sensazione dal mio corpo e, poi forse, mi ricongiungerò a lei.
Ma fino a quel momento, gustati il tuo potere, poiché la caduta sarà ancora più rovinosa.



Cronache dell'Abisso
« Via per Umut Alev »


Aundara


Ciò che il mostro osservava nel suo castello lo compiaceva:
la città era ormai diventata un dominio demoniaco.
Orde di Caduti affollavano le strade, molti avevano gli occhi rossi, altre parevano persone normali, altre ancora avevano tratti inconfondibilmente demoniaci, altri ancora parevano reietti sputati dall’Abisso ma, ovunque si camminasse, non c’era un solo umano.

Ci aveva messo ben cinque anni per raggiungere quel progetto, cinque anni e numerosi villaggi distrutti.

Il mostro ora guardava la città dall’alto, affacciato alla finestra con un calice di vino purpureo, dall’aspetto pareva un vino rosso di ottima qualità, uno di quelli che abbondava nelle riserve delle cantine del Sultanato. Aundara lo roteava osservando la città diventata nera, una città in cui la speranza aveva da tempo abbandonato quelle mura, a scapito del suo nome di cui ormai il vero significato era andato mestamente perso.
All’orizzonte, tuttavia, si celava solo una piccola e insignificante minaccia, che aveva affollato in quei giorni i pensieri vivaci del mostro:
Lamrael Redskin sarebbe giunto a Umut Alev per combatterlo e possibilmente ucciderlo. Lo aveva visto nei fili del destino, tra le pieghe che avrebbe preso il futuro. Aundara semplicemente avrebbe lasciato che si distruggesse da solo.

Forse Aundara conosceva Lamrael Redksin come un padre conosceva il proprio figlio.
Ne conosceva difetti e pregi, conosceva persino i risvolti più oscuri del suo essere.

« Zanroar, » disse il mostro sorseggiando un goccio di vino, « il figliol prodigo sta tornando a casa. »

Sorrise, mostrando il calice al suo sottoposto e braccio destro, Zanroar fu il primo Leone Rosso a cedere alla corruzione cinque anni prima.

« Le sue spie sono in città e monitorano la situazione, spargi la voce che una carovana di Shabāha giungerà da Dumašq nei prossimi tre giorni, tutto il resto lo farà lui da solo. »

Sorrise, rigonfio di aspettative, Lamrael sarebbe comunque giunto a Umut Alev, ma molti dei suoi uomini lo avrebbero abbandonato.

« Ok signore. »

Disse un sottomesso Zanroar prostrandosi in un inchino. L’uomo aveva rinunciato alla sua umanità e ceduto alla corruzione per avere più potere, quello che in realtà ottenne era solo un bieco riflesso e lui, in fondo, non era null’altro che un servo, tuttavia faticava ad accorgersene.
Zanroar si sentiva imbattibile, un Dio sceso in terra che, però, rassomigliava più a un leone affamato e in gabbia.
Nessuna promessa di corruzione è poi così vantaggiosa come si pensa.
Dal male, si poteva ottenere solo e soltanto altro male.

« C’è altro mio signore? »
Concluse l’uomo, ancora col capo chino in segno di estremo rispetto.
« Inizia a radunare gli uomini, ci aspetta una gloriosa vittoria. »
Aundara era la faccia felice della sicurezza, nel suo volto si stagliava un ghigno beffardo.
Rise, buttando giù in un sol sorso il liquido restante.

Si affacciò nuovamente alle mura, osservando la sua città e l’esercito di Caduti che aveva faticosamente generato. L’Ahriman aveva portato nuova linfa al suo esercito di Caduti, con lui in campo schiacciare l’Akeran sarebbe stato molto più facile.

« L’ora della depurazione è ormai prossima. »


Lamrael


Lamrael cominciava a esaltarsi:
quella fottuta montagna era tremendamente difficile da abbattere;
le stava provando davvero tutte per metterla fuori combattimento,ma si rivelava essere più dura di quello che credeva.
Non poteva provare scoraggiamento, né provare impotenza dinanzi a un avversario delle genere. No, l’unica cosa che poteva affollare la testa di Lamrael era la pura e semplice competizione.
Dimostrare chi era il più forte tra i due, un po’ come due uomini che lo sbattono al muro per vedere chi ce l’ha più duro.
Lamrael era così, l’essere umano più competitivo del mondo, uno di quelli che si sarebbe arreso solamente quando il suo cuore non avrebbe pompato più sangue e i suoi polmoni avessero cessato di prendere aria.
Non sapeva spiegare con esattezza che cosa provasse in quegli istanti; era un turbinio di emozioni e di sensazioni: c’era la paura, la gioia, la fame, la rabbia, il desiderio di vittoria, l’adrenalina che riempiva i suoi muscoli.
C’era tutto questo e molto altro ancora. Il guerriero si sentiva vivo, come tale, impugnando una spada e agitandola contro il proprio avversario, avvertiva il mondo tingersi di migliaia di colori e sfumature diverse.
L’apatico grigio frapposto nelle sue pupille assumeva ora caratteri cromatici che persino un pittore avrebbe fatto faticato a definire.

La vita, l’adrenalina, il sentirsi vivo, in fondo erano la più bell’arte del mondo.
e solo con la battaglia Lamrael riusciva a esprimere se stesso e il suo potenziale:

isolandosi dal mondo che lo circondava, Lamrael Redksin riscopriva se stesso.

Nel frattempo, intorno a lui, la battaglia imperversava in quell’ambiente ostico.
Il sole all’orizzonte continuava a scendere allungando ancor più le ombre e portando sollievo ai combattenti.
C’erano morti da ambo le parti seppur, la squadra di Lamrael, più avvezza al combattimento sembrava dominare il campo di battaglia, tuttavia molto sarebbe dipeso dalle sorti del suo comandante.
In larga parte erano mercenari che, qualora non ci fosse stato più nessuno a pagare i loro vizi, avrebbero cambiato velocemente schieramento.
Solo alcuni di loro combattevano per un’idea: quelli che erano stati toccati più nel profondo dalle conseguenze che la corruzione portava nel mondo, tutti gli altri seguivano soltanto la fama e il denaro d’un guerriero invincibile che, tuttavia, stava iniziando a scricchiolare. E qualcuno forse stava iniziando finalmente a dubitare della bontà di quell’attacco.

Troppi nemici cadevano con troppa facilità, molti crollavano senza porre particolare resistenza.
Qualcuno decideva di combattere.
Nessuno, in realtà, aveva mostrato particolari capacità.

Molti di loro non capivano, altri decisero di non farlo. D’altronde nessuno aveva mai visto uno Shabāha combattere, probabilmente il corpo a corpo non era propriamente la loro forza primaria.

Forti di questa scusante – e del fatto che Lamrael pareva non volersi arrendere né ora, né mai – i mercenari perseveravano nella battaglia, urlando e combattendo, menando le loro spade e parando coi loro scudi.
Lamrael doveva portare i suoi uomini alla vittoria e nient’altro avrebbe potuto distoglierlo dal suo intento.
Così, quando qualcosa provò a penetrare nella sua mente, la minaccia venne debellata come un cancro malsano da espellere.
Vide avanzare il colosso come una mandria di bufali impazziti, Lamrael, di contro, accettò quello scontro fisico come una dimostrazione di forza. Bufalo contro leone. Toro contro toro.
Guerriero contro guerriero. Erano due colossi dall’enorme forza e robustezza e, probabilmente, nessuno di loro avrebbe ceduto un centimetro.
Il guerriero portò il piede sinistro indietro sbilanciando il suo corpo in avanti e verso il basso per aumentare la stabilità, in seguito chiuse le braccia dinanzi al suo viso a croce e attese che la mandria gli passò sopra.
Fu uno scontro terrificante, il cui rumore si espanse per chilometri e chilometri di distanza.
Il clangore e il boato che segui lo scontro fu sconcertante, due meteoriti di duro metallo che si scontravano alla massima potenza.

Ma entrambi rimasero lì fermi senza apparentemente accusare il colpo, come due montagne ben salde al terreno. Soltanto i bracciali dell’armatura del guerriero si creparono, a testimonianza dell’enorme violenza dello scontro.

« Non vi fate ingannare, » urlò Redskin come a voler fugare ogni possibile dubbio, « loro sono abili nella manipolazione della mente. »

Lo disse, senza che nessuno glielo chiese, forse come a voler esternare una sicurezza che nemmeno lui possedeva, rafforzando così il suo inconscio, liberando la sua mente dal dubbio e concentrando ogni parte di sé sulla battaglia. Lamrael parlava più per se stesso che per loro, parlava più per il suo personale convincimento che per quello degli altri. L’attacco alla sua mente gli aveva dato la conferma che si trattasse dell’ennesimo mostro che s’era parato sulla strada della sua vendetta; una strada dura e impervia, ma tremendamente appagante per il suo ego.
Il secondo dopo aver detto quella parola, Lamrael Redksin ruppe la sua guardia, e con la massima potenza e velocità che disponeva sfruttando anche la posizione di partenza delle braccia, cercò di colpire l’uomo con lo spadone, il colpo era in diagonale, dall’alto verso il basso e da destra verso sinistra. Era un colpo micidiale e rapidissimo che, forse a stento, il colosso sarebbe riuscito a vedere.
In seguito, per esaltare la crudezza e la bassezza dello scontro, Lamrael avrebbe sputato contro il viso del suo avversario un grumo di saliva misto a sangue prima di tirare un secondo fendente nella direzione opposta al primo con tutta la forza di cui disponeva. Successivamente Lamrael arretrò di qualche passo, quel colosso corpo a corpo poteva risultare letale.

Lamrael Redskin si sentì per un attimo un mostro, uno di quelli a cui dava la caccia.
Ma nello stesso istante sentì il suo cuore ebbro di gioia.







Lamrael Redskin



Energia: 45%
Status Fisico: 90 % [Danno Alto al viso: setto nasale rotto; braccio destro indolenzito per la battaglia]
Status mentale: 50%
Cs riserva: 2 in forza
Cs usate questo turno: 4 in forza; 2 in robustezza.
Armi: Magnitudo(distrutta) Mwenye Kula (indossata: bracciali crepati) Genzaniku (impugnata)


Oggetti usati: Corallo (x1)

Abilità Attive:

~ Mental shield
Contro gli psionici, contro i mentalisti, la corruzione all'interno di Lamrael ha sviluppato una difesa naturale, un bunker che, con un po' di sforzo, si chiude rendendo impermeabile la sua mente. Gli basterà, con un piccolo sforzo, concentrarsi sulla sua mente per renderla vuota. Priva di informazioni, priva di ogni cosa. Questo muro, questa difesa, sarà in grado di proteggere Lamrael nella sua debolezza più grande, ovvero la mente, perché la corruzione non può permettere che il proprio ospitante cadi in battaglia, in nessun modo. A seconda del consumo speso, Lamrael potrà schermare la sua mente per difendersi dalle offese di natura psionica [Variabile personale]. Usato Alto

~ Skill
Abilità, forza, rapidità, potenza, controllo del proprio corpo e delle proprio armi. Queste sono alcune caratteristiche basilari per un buon guerriero. Capacità che, col tempo, Lamrael ha acquisito. Da grezzo contadino che combatteva solo per la vendetta e l'istinto di sopravvivenza è diventato un guerriero dei più letali e dei più esperti, un guerriero forgiato sul campo di battaglia e non dentro le caserme d'addestramento. Tuttavia, lì dove i suoi sforzi non bastavano, ecco che la corruzione ha dato più forza e più potenza a ogni attacco portato dal guerriero, tuttavia ogni attacco portato con la corruzione ha un prezzo da pagare. In termini di gdr Lamrael, a seconda del consumo speso, potrà effettuare una serie di affondi, colpi, e fendenti con qualsiasi arma e anche a mani nude. La tecnica ha natura fisica e il numero dei colpi è a discrezione di chi l'utilizza poiché, il danno risultante, è sempre pari al consumo speso a prescindere da quanti colpi il guerriero porta. La tecnica avrà un unico bersaglio e la risorsa che andrà a intaccare sarà il corpo, difatti, sforzando il corpo, ogni attacco portato creerà un contraccolpo al fisico. [Variabile personale]. Usato Alto

~ Iron will
La forza risiede nella volontà, nell'animo di chi la possiede. Non esistono nemici invincibili, imbattibili, esistono solo nemici più forti, più capaci. Lì Lamrael scatena il meglio di sé, quando la volontà diventa il motore principale delle sue azioni, quando l'andare i propri limiti è il fulcro principale delle proprio fortune. La volontà, nient'altro che quella, per svettare sopra tutti i nemici. Spendendo un consumo pari a Basso, per due turni di gioco, le offese di natura fisica infliggeranno danno di un livello superiore alla potenza; allo stesso tempo e nello stesso modo però, subirà danno di un livello superiore al normale dalle offensive di natura psionica [Bassa personale]. secondo turno


Abilità Passive:
Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 3)

Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisico alla propria riserva.(Numero di utilizzi: 4)

Lamrael sarà in grado, spendendo un slot per ogni utilizzo, di infondere fiducia agli alleati, ogni personaggio sarà istintivamente portato a fidarsi di lui, a combattere con maggior sicurezza e non si perderanno d'animo nemmeno nelle condizioni più disperate (Numero di utilizzi: 4)

Inoltre Lamrael, pervaso dall'adrenalina della battaglia, riuscirà a essere insensibile al dolore previo la spesa di uno slot. (Numero di utilizzi: 5) Spendendo un slot consumo, la sua capacità lo porterà persino a combattere o a utilizzare arti rotti, sarà in grado dunque di correre con una gamba spezzata o effettuare un fendente con una spalla lussata, rischiando persino di aggravare la situazione, ma Lamrael non si fermerà fino alla morte. (Numero di utilizzi: 5)



Normal Hero

Null'altro che un umano, un contadino forgiato dal sudore e dalla fatica, un guerriero addestrato alle armi da un padre troppo severo e non troppo abile. Eroe creato dal caso e dal destino avverso, un eroe atipico e moderno, dalla grande forza e dall'incredibile resistenza alla stanchezza e al dolore. Umano dello Akeran, lì dove li dove la vita è più dura e il nettare della povertà contamina l'acqua e abbevera gli infanti più del seno delle madri. Lamrael è instancabile, mai arrendevole, in grado di oltrepassare ogni suo umano limite ed elevarsi in qualcosa di più, un guerriero spietato e senza paura. In termini di Gdr quando Lamrael utilizza una tecnica di Power-Up, consumando un utilizzo di questa passiva, ottiene 1CS aggiuntivo da sommarsi a quelli normalmente forniti dalla tecnica dello stesso tipo. (Numero di utilizzi: 6)[Abilità Raziale]. Altresì, e nello stesso modo, qualora l'avversario dovesse utilizzare una tecnica di Power-up, Lamrael potrà aggiungere 1CS alla forza nella riserva. (Numero di utilizzi: 6)[Pergamena Vigore riflesso]. Corpo forgiato dalla fatica e dal lavoro, dal fisico muscoloso e ben allenato. Contadino avvezzo al dolore fisico, dalla grande forza e dalla grande resistenza alle ferite più di qualsiasi altro umano. Lamrael non è come gli altri, la sua condizione e il suo luogo natio hanno sviluppato in lui caratteristiche diverse e particolari che lo hanno reso più simile a demoni, gli stessi che lui caccia e abbatte. Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 6) Inoltre Lamrael, pervaso dall'adrenalina della battaglia, riuscirà a essere insensibile al dolore previo la spesa di uno slot. (Numero di utilizzi: 6) Spendendo un slot consumo, la sua capacità lo porterà persino a combattere o a utilizzare arti rotti, sarà in grado dunque di correre con una gamba spezzata o effettuare un fendente con una spalla lussata, rischiando persino di aggravare la situazione, ma Lamrael non si fermerà fino alla morte. (Numero di utilizzi: 6) [I-II Passiva del talento Avanguardia + Passiva personale]. Eroe normale per definizione, la sua forza più grande è quella di non arretrare mai dinanzi agli avversari più forti di lui, anzi è dinanzi a loro che Lamrael combatte con ancor più forza e devozione, divenendo in grado di accrescere le sue doti fisiche. In termini di gdr ogni qual volta l'avversario utilizza tecniche magiche, e spendendo uno slot, le caratteristiche fisiche di Lamrael crescono. Per la durata di quel turno Lamrael acquisisce 1 CS in caratteristiche fisiche (Numero di utilizzi: 6) Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisica alla propria riserva. Inoltre, spendendo uno slot, Lamrael sarà in grado di ignorare totalmente gli attacchi fisici portati senza l'utilizzo di CS. [Passiva personale + III-IV Passiva del talento Avanguardia]. Alcune persone nascono con la dote del leader, con un carisma superiore rispetto a tutti gli altri. Questo non è il caso di Lamrael, sconosciuto che gli eventi lo hanno portato a divenire eroe, uomo dal grande coraggio e dalla grande forza di volontà che gli eventi hanno forgiato in un leader, in un comandante esperto, una dote meritata e non innata. Lamrael sarà in grado, spendendo un slot per ogni utilizzo, di infondere fiducia agli alleati, ogni personaggio sarà istintivamente portato a fidarsi di lui, a combattere con maggior sicurezza e non si perderanno d'animo nemmeno nelle condizioni più disperate (Numero di utilizzi: 6) [Passiva personale]. La sua innata dote, i suoi duri allenamenti e le ore sfiancanti di lavoro, gli hanno permesso di elevarsi rispetto gli altri guerrieri, di essere sempre un passo avanti rispetto ai pari di livello e, altresì, questa dote gli permette di specializzarsi in altri modi di combattere. Lamrael sblocca il livello successivo di dominio [Cristallo del Talento].
Malus, l'indossatore di Mwenye kulanon potrà mai utilizzare abilità attive di occultamento o invisibilità di qualsiasi natura, o celarsi agli auspex con apposite passive. Potrà però nascondersi con azioni non tecnica, come ripararsi dietro un muro o simili. ]Malus, Se durante una giocata si saranno sfruttati i poteri di Mwenye kula per un totale di consumi - divisi nel corso della stessa - pari o superiore ad un Critico, il portatore sarà ossessionato da un'ossessiva fame di carne umana; subirà una penalità alle CS pari a 8 finché non l'avrà saziata in qualche maniera. Qualora lo facesse però, anche di nascosto, il senso di colpa o qualche altro dettaglio lo tradiranno, rendendo il suo peccato evidente e manifesto a tutti coloro che lo incontrano; con le conseguenze del caso. Non è possibile schermare questo effetto tramite passive di alcun genere.]
Malus: se il portatore decide di combattere con Magnitudo, non potrà maneggiare o utilizzare nessun'altra arma (incantata o meno) sino al termine dello scontro]. Infine, il guerriero che combatterà con quest'arma non avrà il privilegio di arrendersi. Non potrà piegarsi sulle ginocchia, chiedere pietà o provare rispetto per chiunque lo faccia. Per lui i nemici saranno solamente pedine da abbattere, gradini da superare per arrivare ad una cima irraggiungibile. Egli non sarà più in grado di provare alcuna pietà per coloro che sono più deboli di lui [Malus: se porta la spada, il guerriero non può provare alcuna pietà o empatia per chiunque sia apparentemente più debole di lui].


Note: Cazzo, giuro che sti giorni ho visto due Hobbit lanciare un anello nella mia stanza ho fatto una fatica disumana a scrivere, mi ci mettevo tipo 20 minuti al giorno. :argh:

Comunque niente, mi difendo dalla psionica e usando i due cs in robustezza, più comunque l'armatura che mi protegge, resisto al colpo. Assumo il secondo e ultimo corallo e, visto che non specifici il dopo attacco presumo che tu sia ancora corpo a corpo quindi ti attacco prima con Skill, sono stato molto chiaro nella descrizione forse pure troppo :v: poi ti sputo in viso, come sempre per rendere difficoltosa la difesa e con un colpo al contrario supportato da 4 cs, porto il secondo attacco, il tutto non viene portato con la parte iniziale dell'arma ma con quella più vicino all'impugnatura, vista anche la grandezza della spada. Poi arretro per recuperare un po' di spazio.


Edited by Lud† - 18/7/2015, 22:53
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 22/7/2015, 00:34




Cronache dell'Abisso
di innocenza perduta e indignazione

— Via per Umut Alev —

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Nawal
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


Era stanca, terribilmente stanca.
Stanca di viaggiare con quei buoni a nulla, stanca di dover camminare dalla mattina alla sera, solo con le pause ordinate da un idiota baffuto troppo stupido per capire che lei aveva bisogno di po' di riposo. Perchè non le ubbidivano? Del resto era al suo matrimonio che stava andando, non era loro dovere servire e riverire la futura sposa con ogni mezzo? Non che quella decisione di suo padre le andasse a genio: era solita lamentarsi quando faceva qualcosa che le dava fastidio, ma quella volta i suoi occhi erano stati troppo seri quando le aveva dato la notizia. Non erano quelli soliti color nocciola, che lei sempre vedeva accendersi poco prima di un'asta impegnativa, o quelli duri come diamanti neri di fronte a un mercante che si ostinava a non vendere. Nè erano quelli che di solito la guardavano, con ammirazione e con l'ansia di servirla in ogni suo capriccio. No, lei non era stupida. Forse un po' viziata, del resto potevano permetterselo, ma di certo non era una sciocca. Vedendo negli occhi del padre non paura, ma genuino terrore, aveva accettato senza nemmeno chiedersi il perchè. Più tardi aveva riflettuto, nel buio della notte, ascoltando i rumori della strada e le ombre nella sua camera. Per quanto ci pensasse su, non era arrivata a nessuna conclusione che considerasse accettabile: si limitò a pensare che suo padre potesse avere solo paura di vederla crescere sola. Ma allora perchè mandarla così lontana da casa?
A quella domanda rabbiosa, che non aveva osato porre a suo padre, non aveva ancora saputo dare una risposta da sola. Per giorni si era isolata dai suoi compagni di viaggio, nonostante alcuni cercassero anche di farla sorridere. Uno dei due figli della loro guida, Fuad, le stava particolarmente simpatico. Tuttavia suo padre le girava sempre intorno e non permetteva che nessuno toccasse "la sua Nawal", com'era solito dire. Ben presto tutti iniziarono ad allontanarsi da lei, annoiati dalle sue lamentele. A che serviva ascoltare i suoi lamenti, se non si poteva nemmeno dirle di chiudere il becco? Come minimo ci si sarebbe preso un rimprovero con i fiocchi da Waqi e magari anche una paga ridotta. La gente della carovana semplicemente fece scorrere quell'antipatia sottobanco, alimentandola con voci esagerate, spesso aizzate dai discorsi della ragazza attorno al fuoco della sera. Povera Nawal, com'è piccola e fragile! Leggiadra Nawal, com'è bella e autoritaria! Noiosa Nawal, ma quando l'avrebbe finita?
La giovane ragazza ignorava fino a che punto si fossero spinte quelle voci, ma sapeva che non era simpatica a nessuno di loro. Troppo orgogliosa per capire dove sbagliava, semplicemente li ignorò, riversando su suo padre tutte le lamentele che sarebbero state ignorate dagli altri.
Durante l'attacco alla carovana Nawal si ritrovò a pensare, sconvolta da quello che stava succedendo, se non fossero rimasti da soli per colpa sua. Forse se si fosse lamentata di meno qualcuno avrebbe sacrificato la sua posizione per venire a far loro da scudo. Forse se avesse provato a rendersi simpatica, qualcuno si sarebbe eretto a suo paladino, difendendola da ogni male, come in quelle storie cavalleresche che aveva letto quand'era bambina. Nawal era un'ingenua. Ingenua ed egoista, pensava che tutto il mondo ruotasse attorno alle sue decisioni. Non era ancora arrivata all'età in cui si inizia a comprendere il fato e le sue sfaccettature, buone o cattive che siano. E quando suo padre iniziò a pregare ad alta voce, con il pugnale stretto con foga tremante, lei iniziò a fare quello che sapeva fare meglio: lamentarsi. Guardò con gli occhi sgranati le persone che aveva conosciuto morire in modo orribile: voleva urlare e vomitare al tempo stesso, ma non riusciva a staccare gli occhi da quello spettacolo di morte. La giovane serva che suo padre le aveva regalato per il suo quindicesimo compleanno era stata colpita alla testa con una mazza ferrata e ora giaceva al suolo, il cranio in pezzi che si confondeva con la sabbia macchiata di sangue. La loro odiata guida era stata passata a fil di spada e buttata a terra senza il minimo ritegno. Ma la morte peggiore in assoluto, la più sentita e dolorosa, fu soltanto una.
Vide suo padre provare ad affondare il pugnale nel corpo di uno dei banditi, ma questi si scostò di lato, aggirandolo come si farebbe con un bambino che cerca di aggredire un adulto. Lo trapassò con la spada senza un attimo d'esitazione, spingendolo via come se fosse un giocattolo rotto. Nawal rimase immobile, gli occhi grandi diventati enormi, mentre la profondità di quella visione si imprimeva a forza nei suoi ricordi. Guardò suo padre cadere sulla sabbia, la tunica un tempo sfarzosa macchiata di sangue scarlatto. Non riusciva a capire come facesse a perdere così tanto sangue, tanto da allargare la macchia a vista d'occhio. Padre - avrebbe desiderato dirgli - tieni duro, fallo per la tua Nawal! Ma niente abbandonò le sue labbra, nè parole e nè urla di dolore. Rimase immobile, anche quando l'ombra dell'assassino di suo padre calò su di lei. Sentiva gli occhi bruciare anche se erano aridi come il deserto; sentiva qualcosa in gola che minacciava di strozzarla, come un urlo che non riusciva a fare uscire. Il suo assalitore la strattonò per i capelli, obbligandola a seguirlo dietro le merci della carovana. Nawal chiese mentalmente a quell'uomo di non rovinarle i capelli, perchè piacevano tanto al suo papà. Chiese di lasciarla in pace, perchè papà aveva bisogno del suo aiuto. Perchè lo aveva lasciato lì nella sabbia? Non sapeva che con quella ferita sarebbe potuto morire? E perchè gli stava togliendo i vestiti e si abbassava i pantaloni? Provò a ribellarsi, ma lui le strattonò i capelli con talmente tanta forza da farla quasi svenire. Quando capì cosa stava per succedere sentì la gola finalmente libera, ritrovandosi a riprendere fiato in brevi rantoli doloranti. Lo guardò in faccia, ma ciò che vide la terrorizzò più di ogni altra cosa: solo due occhi vuoti circondati da tenebra.
Urlò nel momento in cui veniva deflorata brutalmente. L'urlo di una bestia ferita, non di una persona.
Tanto dolore non poteva essere espresso da una gola umana.
Nessuno poteva provare tanto.


Oppa
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


Il sole, bollente fino a pochi minuti prima, iniziava a sparire dietro l'orizzonte, raffreddando il deserto e i corpi dei combattenti. Oppa respirava a fatica: costretto a viaggiare per un'intera giornata, quel combattimento a un passo dal riposo serale era stato un colpo basso. Tutti loro non ambivano nient'altro che una pausa, meritata dopo una giornata passata a camminare.
Il corazziere aveva provato a mettere fuori gioco il suo avversario rapidamente, ma quel tale si rifiutava di farsi sconfiggere. Perchè non cadeva? Perchè quel demone si ostinava a rimanere in piedi, nonostante i suoi sforzi?
Non aveva mai desiderato tanto vincere un combattimento come in quell'occasione: allora perchè non ci riusciva? Era vigliacco, non stupido: se si fosse limitato a scappare i restanti della carovana sarebbero morti e nessuno lo avrebbe guidato fuori dal deserto. Stava provando a salvare gli altri per salvare se stesso. Un pensiero ingarbugliato su cui magari avrebbe meditato più tardi, sempre se fosse sopravvissuto alla furia del combattimento e alla stanchezza estenuante che minacciava di fargli piegare le ginocchia in ogni momento. La sua voglia di farla finita in fretta si era schiantata contro la tenacia del suo avversario, che aveva resistito alla sua carica fino a fermarlo. Non era riuscito a ferirlo, non era riuscito a disarmarlo: allora a cos'era servito attaccare? Uno spreco inutile di forze? Non poteva permetterselo, non con quella calura e con la stanchezza che gli alitavano addosso come una madre troppo protettiva. Esternamente l'armatura doveva essere quasi incandescente e probabilmente se non avesse avuto qualcosa di imbottito a proteggere la sua pelle sarebbe rimasto orribilmente ustionato.
Il suo ansimare era diventato rapido e sibilante, come se iniziasse a mancargli l'aria: ad un passo dal suo avversario ogni suo respiro sembrava uno sbuffo proveniente dalle profondità di una caverna.
Alto, robusto e completamente ricoperto di metallo, Oppa avrebbe fatto paura alla maggior parte dei guerrieri. Ma il suo avversario non era comune: a metà tra coraggio e pazzia, continuava a mulinare le sue armi enormi contro quel muro, cercando di scardinarlo, di creparlo e infine distruggerlo. Il suo non era un semplice combattimento, ma un'affermazione di esistenza. In questo, mai potè trovare in Oppa avversario più adatto: mai aveva voluto brandire una spada, mai aveva voluto uccidere un uomo, alleato o nemico che fosse. Nella sua codardia stava la sua più grande debolezza e la sua più grande forza. Quell'armatura, che era la sua più grande difesa e la sua stessa prigione, rappresentava il muro che Oppa aveva voluto alzare tra sè e il mondo esterno. Tra sè e i pericoli, i tradimenti, i sotterfugi, ma anche le carezze, le gentilezze e i contatti umani. Avendo scelto quella strada, Oppa aveva abbandonato la sua razza e il suo nome, diventando un essere anonimo: forse proprio per questo sentirsi chiamare "mostro" lo aveva fatto arrabbiare così tanto.
Forse per questo ora si ostinava a difendersi dai colpi del suo avversario, tanto forti da distruggere la sua armatura e lasciarlo nudo contro il mondo. Non gli importava cosa la gente pensasse di lui, ma nessuno, NESSUNO, aveva il diritto di scegliere per lui. Nè sua madre, nè suo padre, nè un Re o un dio. NESSUNO.
Lo spadone cozzò ancora una volta contro lo scudo, rimbombando con un rintocco sordo, come quello di una campana. Un altro movimento del braccio avversario, muscoli possenti che si gonfiavano allo stremo, denti che digrignavano per lo sforzo, mente focalizzata all'uccisione. Quel demone, quell'uomo era l'antitesi del corazziere, la sua nemesi.
Dove Oppa era lo scudo, lui era la spada.
Dove Oppa pensava a difendere, lui pensava ad attaccare.
Il corazziere si abbassò appena per non far entrare lo sputo nell'elmo e alzò il braccio ad intercettare l'ennesima offensiva, deviando il fendente di spada con i bracciali dell'armatura. Il contraccolpo gli fece tremare le ossa, risvegliandolo dal torpore che si stava impossessando del suo corpo.
Parlò a bassa voce, sicuro che nonostante i rumori del combattimento l'altro lo sentisse.
« Io... non sono un demone. »
« Tu... non sei un demone. » continuò con voce roca, ansimando.
Lo scudo tornò al centro del petto, impugnato sul manico con entrambe le mani, come un bambino stringerebbe a sè il suo giocattolo preferito.
« Ma... che tu sia maledetto... facciamola finita! »
Si lanciò verso di lui come se da quel movimento valesse la vita di tutti, non solo la sua. Sentì i muscoli gemere di dolore e la stanchezza offuscargli lo sguardo, ma non si sarebbe fermato a riposare.
Non era il tempo e non era il luogo. Cercò di abbassarsi il più possibile per poi provare a sollevarlo in aria come un fuscello, sfruttando la forza impetuosa della sua carica. Nonostante il dolore, il caldo e le urla dei combattenti dietro di loro, Oppa fu implacabile. Non si sarebbe fermato, non finchè non l'avesse visto disteso a terra, esausto ma vivo. La sua difesa avrebbe vinto su qualunque arma, senza guardare in faccia nessuno. Oppa di sicuro non ne aveva bisogno: aveva la sua armatura, il suo scudo e il suo stesso corpo. Non poteva minacciare o uccidere nessuno con quelli, ma quando li usava persino la terra tremava. Non importava affatto che il suo avversario avesse resistito alla sua carica o no, il suo pugno chiuso sarebbe sceso a colpirlo sulla testa con la forza di un maglio.
In quel momento un urlo femminile squarciò l'aria, talmente vibrante e profondo da fermare Oppa dalla sua offensiva. Quella voce era sicuramente di Nawal, ma se stava urlando a quel modo allora...
Oppa digrignò i denti, indignato. Nessuna pietà, nemmeno per gli indifesi. Poteva capire chi se la prendeva con lui: aveva la sua armatura ed era grande e grosso. Nessuno conosceva il suo odio per il combattimento e le armi, ma in ogni caso almeno sapeva difendersi. Ma loro? Che colpe avevano?
Con che coraggio se la prendevano con chi non aveva nemmeno la forza per scappare?
A quella distanza ravvicinata se la prese con l'unico che poteva raggiungere: il suo avversario.
Mai avrebbe pensato di potersi rivolgere a una persona a quel modo: non l'Oppa che era scappato dal Dortan con l'accusa di codardia, nè quello che aveva lasciato il porto di Qatja-yakin con le navi che doveva proteggere ridotti a giganteschi roghi. Ma l'indignazione, la rabbia e la stanchezza erano tanto forti da spazzare via qualunque esitazione.
« È questo il vostro modo di combattere, eh? » disse, avanzando ancora e provando a spintonarlo.
« ORA VE LA PRENDETE ANCHE CON LE RAGAZZINE!? »



Riassunto
Comprensione



Cs in riserva alla fine del turno: 0
Cs guadagnate: 5 (4 dal Corallo, 1 dalla passiva 4/25)
Cs consumate: 5 (3 per la difesa, 2 per l'offensiva)

Risorse attuali:
Energia - 75% (usato il 20%)
Corpo - 45% (usato il 20%)
Mente - 55% (usato il 20%)

Consumi utilizzati: Alto (20% energia), Critico (20% corpo, 20% mente)

Condizioni fisiche: Danno medio da contusione all'addome.
Condizioni mentali: Illeso. Indignato e arrabbiato.

Equipaggiamento

Armatura completa di piastre (parzialmente danneggiata)
Scudo pesante (scalfito)


Passive in uso:

CITAZIONE
4/25 Abilità Personale Passiva (3 2 turni): se Oppa è in combattimento e non ha subito danni in questo turno, aggiunge 1 CS in Forza alla riserva.
5/25 Abilità Personale Passiva (2 1 turni): il primo attacco fisico scagliato contro Oppa nel turno conta con 1 CS in meno.
7/25 Abilità Personale Passiva (6 5 turni): forza straordinaria.
Passiva Guardiano Accortezza (6 5 turni): tecniche difensive istantanee.

Attive e Oggetti in uso:

CITAZIONE
Corallo
Il possessore di un Corallo aggiungerà 4 CS (2 Forza, 2 Resistenza) alla propria riserva.

CITAZIONE
10/25 Abilità Personale Variabile difensiva, fisica: consuma energia, difende il fisico rafforzando l'armatura o lo scudo.

CITAZIONE
18/25 Abilità Personale Variabile offensiva, fisica: consuma mente e corpo, danno al corpo mediante una carica. Se usata a Basso consuma mente.

Azioni:
Oppa si difende dalla tua tecnica utilizzando la sua variabile difensiva a consumo Alto (10/25, parata con lo scudo). Consuma l'ultimo Corallo a mia disposizione (+2 Forza, +2 Resistenza), si abbassa appena per evitare che lo sputo gli finisca dentro la visiera, parando poi il tuo attacco fisico (ridotto a 3 CS per la solita passiva 5/25) con 2 CS in Resistenza e 1 in Forza. Non essendo stato colpito con un utilizzo della passiva 4/25 aggiungo 1 CS in Forza alla riserva, arrivando a 2 CS in Forza. Passando all'offensiva, Oppa carica Lamrael frontalmente, utilizzando la variabile 18/25 a consumo Critico per danneggiarlo e cercare di sollevarlo da terra. Poi, che sia riuscito o no, prova a colpirlo in testa con un pugno dato a mo' di martello, usando le 2 CS in Forza. Per le dinamiche con cui ho costruito il post poi si arrabbia, provando a spintonare Lamrael mentre gli parla. Questo non è da considerare un attacco fisico e viene fatto dopo qualche secondo dall'ultimo attacco, in modo che se il suo avversario dovesse cadere a terra avrebbe comunque il tempo di alzarsi.


Note:

Si surfa verso il finale! Ma magari, caaaaldo! ç_ç
Le azioni dei mercenari di Lamrael sono chiaramente concordate con Lud, che ringrazio.
A te! :v:


 
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view post Posted on 22/7/2015, 23:33

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Io sono Seagon Tigersoul.
Il destino mi ha portato via la calma e la tranquillità di una vita serena.
Ha spazzato via i miei desideri di una vita da padre di famiglia felice.
Io sono destinato alla guerra, a primeggiare sul nemico.
Morirò combattendo.
Perché io sono Seagon Tigersoul:

"e questo è il mio destino".



Cronache dell'Abisso
« Via per Umut Alev »


Seagon


Seagon Tigersoul prima che un guerriero era un uomo retto e corretto.
Uno di quelli spinti dal padre, e successivamente dal caso, a diventare un guerriero, ma che ripudiava ogni aspetto legato alla vita sotto le armi. Lui, in fondo, odiava uccidere ed era tornato a farlo solo per vendetta e solo per uccidere i caduti, quei bastardi che gli avevano portato via tutto. Eppure la tigre del meridione era uno di quei guerrieri che ogni comandante voleva avere in squadra: era letale, dotato, veloce e aveva un talento per la magia. Seagon Tigersoul era un guerriero coi contro coglioni. Non alla Lamrael Redskin certo, il suo compagno d’arme univa una forza sovraumana a una rabbia e a una furia che raramente aveva visto in un uomo. Quella rabbia e quella furia – che erano anche il suo grande problema – lo spingevano sempre a uscire vivo da ogni battaglia e, a uscirne, quasi sempre vincitore. Mentre Tigersoul era l’immagine pulita ed elegante d’un guerriero, Redskin era fin troppo rozzo nei movimenti e i due, così agli antipodi, insieme risultavano essere una coppia letale. Seagon s’aggirava nel campo di battaglia con l’eleganza d’un ballerino, i suoi piedi sfioravano a malapena il terreno, danzavano sulla sabbia del Nabir volteggiando come rena sospinta dal vento. La scimitarra nella sua mano era letale quanto il morso d’un serpente, recideva le vite degli avversari con precisione unica: colpiva tagliando la carotide o l’arteria femorale, un sol colpo diretto e preciso e il nemico crollava al terreno morendo dissanguato.
Lentamente, durante il corso della battaglia, nella mente della tigre si insinuò il dubbio.
Era tutto troppo facile, persino per i Leoni Rossi e perfino per chi era sceso e risalito dall’Abisso guadagnando poco più di qualche ferita.
La maggior parte dei componenti di quella carovana morivano stentando a malapena una resistenza. Non erano uomini d’arme e quando sentì un urlo femminile disperato immediatamente capì.
Per un attimo rimase inerme, scioccato dalla forza di quell’urlo e dal terrore che ne sottolineava ogni nota.
Dentro il suo cuore quel grido gli incrinò qualcosa mentre, per la prima volta, Seagon Tigersoul perse per qualche secondo il controllo. Cercò il bastardo in mezzo alla mischia e lo vide: aveva i calzoni abbassati tutto intento a penetrare col cazzo la povera ragazza.
Seagon, possedeva un’umanità e quest’umanità lo differenziava da tutti gli altri combattenti. In seno ai Leoni Rossi vigeva una sola e unica regola che sia Seagon che Lamrael avevano sottoscritto ai mercenari: niente stupri.
Entrambi avevano avuto una donna da amare, altresì il loro pensiero di vita cozzava contro quegli atti barbari che tutti i mercenari facevano.
Per loro un uomo che abusava di una donna non era altro che una bestia, un animale senza raziocinio e non in grado di placare i propri istinti umani.
Quell’unica regola, qualora infranta, sarebbe stata punita nell’unico modo che entrambi ritenevano abbastanza consono: la morte.
Ridusse la distanza con l’uomo con quel suo danzare sulla sabbia, veloci falcate e gli fu addosso.
Lo colpì da dietro con la scimitarra, in maniera brutale trapassandogli la schiena. Sentì la colonna vertebrale spezzarsi, trapassata e avvertì il corpo dell’uomo perdere ogni filo d’energia che aveva dentro. Tolse la scimitarra dalla schiena dell’uomo ed esso si accasciò sopra la ragazza a peso morto, con gli occhi circondati dalla tenebre che si spensero in un triste istante di ultimo sussulto di vita.

Seagon afferrò il cadavere con brutalità dalla collottola, guardò un momento il mercenario che fu con disgusto e poi lo lanciò lontano, così come si fa con un sacco dell’immondizia.
Successivamente portò la lama della spada a premere contro il collo della ragazza.
Il freddo acciaio si poggiò sulla sua calda pelle, facendola rabbrividire.
Seagon notò in lei gli occhi lucidi, lo sguardo perso nel vuoto e il terrore che vagava perso. Era tremante, spaventata, pareva una di quelle ragazza talmente smarrite nei meandri della malvagità di quel mondo da aver perso se stessa, e tutto nell’istante stesso in cui il membro dell’uomo la brutalizzò. Era uno spettacolo raccapricciante, come se la purezza e l'ingenuità fossero andati via per sempre, in un attimo di cruda bestialità.

« PERCHÉ UNA RAGAZZA VIAGGIA CON UNA CARAVONA DI SHABāHA! »
La ragazza tremò, incapace di rispondere.
« RISPONDI DANNAZIONE! PERCHÉ? »

Ella prese fiato, visibilmente sconvolta e stupita da quella domanda.
Cercò di rispondere ma per un attimo le parole le morirono in gola, soffocate da ciò che era successo.
Senza troppi complimenti Seagon scosse la ragazze dalle spalle.

« N-n-no-non » balbettò la ragazza. « S-s-siamo Shabāha, i-io d-d-dovevo s-s-solo spo-sposarmi. »

Gli occhi di Seagon s’aprirono stupefatti, diceva il vero; non mentiva, poteva sentirlo dalla sua voce e poteva vederlo nei suoi occhi.
Ne aveva fatti in vita sua d’interrogatori con annessa tortura quando era nell’esercito dei territori meridionali.
« Dannazione. » Sbiascicò a bassa voce.

« GETTATE LE ARMI! SMETTETE DI COMBATTERE! È UN ORDINE! »

Urlò, in un misto tra rabbia e disperazione.
Sentì improvvisamente il fragore della battaglia cessare, le armi dei suoi uomini cadere al terreno, qualcuno continuò a combattere se avversari o alleati tuttavia non seppe dirlo.
L’unico pensiero era rivolto verso Lamrael: doveva fermarlo; la corruzione aveva già troppo preso piede nel suo animo.
S’alzò con rapidità, correndo verso il comandante che aveva condotto quegli innocenti al macello, doveva fermarlo.

Prima che fosse troppo tardi.
Prima che l’uccidere un innocente lo portasse sull’orlo del baratro.
Dal quale, una volta caduto, non avrebbe fatto più ritorno.

Mai più.

Lamrael



Il suo cuore batté forte.
I suoi sensi erano amplificati. Era diventato un tutt’uno con quella battaglia.
Lamrael era caduto in una sorta di trance, dopo gli avvenimenti nell’Abisso aveva imparato a controllare la corruzione, tuttavia gli accadimenti di Dumašq avevano risvegliato in lui la forza della corruzione e rischiava nuovamente di venirne soggiogato.
Aveva perso il controllo, la fame s’era impossessata del suo corpo nuovamente, l’istinto predatorio che possedeva lo spingeva verso la ricerca prolungata del sangue.
Era come una sorta di ossessione per lui: poteva sentire il cuore pompare sangue, ogni vena e ogni arteria in cui passava, sentiva la vita che scorreva nel colosso.
Lui non si accorse che i suoi compagni deposero le armi, non si accorse delle urla di Seagon o delle parole del colosso. Per lui non c’era nient’altro che una macchia piena di filamenti cremisi da recidere.
Non si aspettava tale resistenza o tale forza nel colosso, finalmente aveva trovato un avversario degno sulla sua strada che, come lui, faceva della forza bruta la sua tattica.

Erano diversi, certo, eppure così simili.

Lamrael tuttavia provava un sentimento non quantificabile razionalmente, era qualcosa che oscillava tra la felicità e l'adrenalina. Era qualcosa di unico, che nemmeno lui riusciva a spiegare non nella semplicità dei suoi pensieri rurali. Aveva sempre invidiato quei gran pensatori, quelli che guardavano le stelle e ci trovavano dentro un disegno, o quelli che, guardando dell’acqua scorrere, cercavano le risposte di quel mondo. Li invidiava, perché per lui loro riuscivano a tener la mente impegnata e, forse, ad allontanare i pensieri negativi di quella vita ricca di tante ingiustizie e di poche soddisfazioni.
Nella sua mente s’affollava la vendetta, il dolore della perdita, la persecuzione di uno scopo terreno, la ricerca del sangue e della morte. Erano un tarlo fisso, come la droga per un tossicodipendente.
L’astinenza lo uccideva, l’attesa lo dilaniava.
Ma non era solo una credenza, o un fattore psicologico no. Lui sentiva proprio i morsi della fame squarciare le viscere, i crampi allo stomaco come se fosse perennemente affamato.
Sentiva la bestia urlare, graffiare, mordere, stridere, rantolarsi dal dolore e dal bisogno fisiologico d’uscire fuori per assaporare la carne e godere del sangue rosso sulla lama.
Lui era cresciuto a pane e terra, ma quel pane e quella terra gli cominciavano a star stretti.
Nonostante il mostro che cresceva dentro di lui, Lamrael era maturato.
Non era più il contadino spensierato d’un tempo, né il guerriero che aveva mosso i primi passi nel Theras.

Era quello che era diventato, compreso di difetti e pregi.

Lui non sarebbe mai diventato un gran pensatore, eppure s’era iniziato a porre qualche domanda; di quelle semplici, che lo portavano a sondare la parte grezza del suo essere: chi era? qual era il suo destino? perché proprio lui?
Erano domande a cui non sapeva ancora dare una risposta, e forse non ci sarebbe mai riuscito: non era abbastanza colto, né abbastanza preparato o mentalmente elastico per farlo, e forse peccava persino di quella curiosità mentale necessaria a scavare nel profondo delle cose.
Lui era un contadino che aveva semplicemente imparato a menar la spada e che, viste le sue sventure, aveva smesso di vivere la vita nella tediosa attesa tra la semina e il raccolto.

Tuttavia, sarebbe stato sempre uno dei più forti combattenti di tutta Theras. Così, quando il colosso lo iniziò a spintonare - trasformando il tutto in una di quelle risse nelle peggiori bettole della città - Lamrael rimase lì fermo a muso duro, come una belva che mostra i canini. Il mostro alla fine lo caricò, col chiaro intento di lanciarlo in aria.
Il corpo di Lamrael s’irrigidì piantandosi al terreno, divenendo simile all’acciaio, mentre il secondo colpo semplicemente non giunse mai.
Non seppe se fosse grazie alla sua testaccia dura o perché non riuscì ad attraversare l’armatura, eppure il pugno si fermò in superficie, non riuscendo ad andare oltre.

A quel punto Lamrael rispose alla rissa con altra rissa.

Il guerriero caricò una testata con tutta la forza che aveva in corpo. D’altronde, se il colosso voleva una rissa, Lamrael Redskin era la persona giusta per accontentarlo.

Mirò al cranio, colmando i dieci centimetri in altezza che gli mancavano con un balzo.

Successivamente, andata a segno o meno la testata, avrebbe tirato un pugno col mancino sotto il mento dell’avversario, per prendere quel tanto di spazio necessario utile a menare un fendente di spadone con la destra: una spazzata di taglio da destra verso sinistra, volendo tagliare in due parti l’avversario. Terminato l'attaco Lamrael avrebbe preso un'erba - dal fodero in cui teneva riposto Genzaniku, e se la sarebbe portata alla bocca, per masticarla.

Infine, una voce giunse da lontano, cercando di attraversare la nebbia che circondava la mente di Lamrael.
“Lam! Lam! Smettila!” Gridava qualcuno da lontano, quasi fosse un miraggio. “Fermati! Fermati! ORA!” Ripeteva.
Seagon, dall’altra parte di quel mondo, implorava Lamreal di fermarsi, correndogli incontro con disperazione per risvegliarlo da quello stato di catalessi, in cui l’umanità aveva perso il controllo del suo corpo, lasciando spazio alla corruzione più crudele.

Forse, Lamrael Redskin, avrebbe capito - nello stesso istante in cui la voce di Seagon Tigersoul sarebbe giunta nelle profondità della sua coscienza - che in fondo, quei pensieri e quell'attesa rurale, lo rendevano più felice rispetto a quei grandi pensatori che affollavano le loro menti di stronzate.




Lamrael Redskin



Energia: 10%
Status Fisico: 50 % [Danno Alto al viso: setto nasale rotto; braccio destro indolenzito per la battaglia]
Status mentale: 50%
Cs riserva: 0
Cs usate questo turno: 3 in forza.
Armi: Magnitudo(distrutta) Mwenye Kula (indossata: bracciali crepati - gambali crepati) Genzaniku (impugnata)


Oggetti usati: Erba ricostituente (x1)

Abilità Attive:


~ Skill
Abilità, forza, rapidità, potenza, controllo del proprio corpo e delle proprio armi. Queste sono alcune caratteristiche basilari per un buon guerriero. Capacità che, col tempo, Lamrael ha acquisito. Da grezzo contadino che combatteva solo per la vendetta e l'istinto di sopravvivenza è diventato un guerriero dei più letali e dei più esperti, un guerriero forgiato sul campo di battaglia e non dentro le caserme d'addestramento. Tuttavia, lì dove i suoi sforzi non bastavano, ecco che la corruzione ha dato più forza e più potenza a ogni attacco portato dal guerriero, tuttavia ogni attacco portato con la corruzione ha un prezzo da pagare. In termini di gdr Lamrael, a seconda del consumo speso, potrà effettuare una serie di affondi, colpi, e fendenti con qualsiasi arma e anche a mani nude. La tecnica ha natura fisica e il numero dei colpi è a discrezione di chi l'utilizza poiché, il danno risultante, è sempre pari al consumo speso a prescindere da quanti colpi il guerriero porta. La tecnica avrà un unico bersaglio e la risorsa che andrà a intaccare sarà il corpo, difatti, sforzando il corpo, ogni attacco portato creerà un contraccolpo al fisico. [Variabile personale]. Usato Critico

~ Shield
La corruzione che risiede nel suo animo è un'essere quasi senziente, autonomo, un parassita che ha preso piede all'interno del suo corpo. Come tale usa il corpo di Lamrael come uno scudo naturale per la sua incolumità, per la sua sopravvivenza. Il corpo di Lamrael, dopo qualche attimo di concentrazione, in cui le forze della corruzione verranno richiamate, potrà indurire tutto il suo corpo e farlo diventare simile all'acciaio, inscalfibile. Tuttavia la corruzione, si prenderà un pezzo di lui, infatti ogni qual volta Lamrael utilizzerà questa tecnica, vedrà il suo corpo, nel momento del casting, cambiare leggermente, le vene diventeranno nere e ben visibili per tutta la durata della tecnica. Lamrael è in grado di indurire il proprio corpo che lo proteggerà dagli attacchi ricevuti. La difesa avrà un potenziale difensivo pari al consumo scelto e potrà avvolgere per intero il corpo del guerriero [Variabile personale]. Usato Critico


Abilità Passive:
Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 2)

Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisico alla propria riserva.(Numero di utilizzi: 3)



Inoltre Lamrael, pervaso dall'adrenalina della battaglia, riuscirà a essere insensibile al dolore previo la spesa di uno slot. (Numero di utilizzi: 4) Spendendo un slot consumo, la sua capacità lo porterà persino a combattere o a utilizzare arti rotti, sarà in grado dunque di correre con una gamba spezzata o effettuare un fendente con una spalla lussata, rischiando persino di aggravare la situazione, ma Lamrael non si fermerà fino alla morte. (Numero di utilizzi: 3)

Mwenye kula è infrangibile, se verrà minacciata da qualsiasi attacco non tecnica basterà consumare un utilizzo di questa passiva per vanificare il tentativo. (Numero di utilizzi: 2)


Normal Hero

Null'altro che un umano, un contadino forgiato dal sudore e dalla fatica, un guerriero addestrato alle armi da un padre troppo severo e non troppo abile. Eroe creato dal caso e dal destino avverso, un eroe atipico e moderno, dalla grande forza e dall'incredibile resistenza alla stanchezza e al dolore. Umano dello Akeran, lì dove li dove la vita è più dura e il nettare della povertà contamina l'acqua e abbevera gli infanti più del seno delle madri. Lamrael è instancabile, mai arrendevole, in grado di oltrepassare ogni suo umano limite ed elevarsi in qualcosa di più, un guerriero spietato e senza paura. In termini di Gdr quando Lamrael utilizza una tecnica di Power-Up, consumando un utilizzo di questa passiva, ottiene 1CS aggiuntivo da sommarsi a quelli normalmente forniti dalla tecnica dello stesso tipo. (Numero di utilizzi: 6)[Abilità Raziale]. Altresì, e nello stesso modo, qualora l'avversario dovesse utilizzare una tecnica di Power-up, Lamrael potrà aggiungere 1CS alla forza nella riserva. (Numero di utilizzi: 6)[Pergamena Vigore riflesso]. Corpo forgiato dalla fatica e dal lavoro, dal fisico muscoloso e ben allenato. Contadino avvezzo al dolore fisico, dalla grande forza e dalla grande resistenza alle ferite più di qualsiasi altro umano. Lamrael non è come gli altri, la sua condizione e il suo luogo natio hanno sviluppato in lui caratteristiche diverse e particolari che lo hanno reso più simile a demoni, gli stessi che lui caccia e abbatte. Lamrael, tramite un consumo di utilizzo, sarà in grado di maneggiare armi pesanti come se fossero armi normali, sarà in grado di sollevare pesi altresì impossibili da alzare e di abbattere porte rinforzate a mani nude. (Numero di utilizzi: 6) Inoltre Lamrael, pervaso dall'adrenalina della battaglia, riuscirà a essere insensibile al dolore previo la spesa di uno slot. (Numero di utilizzi: 6) Spendendo un slot consumo, la sua capacità lo porterà persino a combattere o a utilizzare arti rotti, sarà in grado dunque di correre con una gamba spezzata o effettuare un fendente con una spalla lussata, rischiando persino di aggravare la situazione, ma Lamrael non si fermerà fino alla morte. (Numero di utilizzi: 6) [I-II Passiva del talento Avanguardia + Passiva personale]. Eroe normale per definizione, la sua forza più grande è quella di non arretrare mai dinanzi agli avversari più forti di lui, anzi è dinanzi a loro che Lamrael combatte con ancor più forza e devozione, divenendo in grado di accrescere le sue doti fisiche. In termini di gdr ogni qual volta l'avversario utilizza tecniche magiche, e spendendo uno slot, le caratteristiche fisiche di Lamrael crescono. Per la durata di quel turno Lamrael acquisisce 1 CS in caratteristiche fisiche (Numero di utilizzi: 6) Tuttavia, sforzando il suo corpo oltre il limite del dicibile, e trovandosi a combattere con avversari di gran lunga più forti di lui, ogniqualvolta Lamrael dovesse assistere ad una tecnica avversaria di natura fisica, con il consumo di un utilizzo di questa passiva potrà aggiungere 1 CS prettamente fisica alla propria riserva. Inoltre, spendendo uno slot, Lamrael sarà in grado di ignorare totalmente gli attacchi fisici portati senza l'utilizzo di CS. [Passiva personale + III-IV Passiva del talento Avanguardia]. Alcune persone nascono con la dote del leader, con un carisma superiore rispetto a tutti gli altri. Questo non è il caso di Lamrael, sconosciuto che gli eventi lo hanno portato a divenire eroe, uomo dal grande coraggio e dalla grande forza di volontà che gli eventi hanno forgiato in un leader, in un comandante esperto, una dote meritata e non innata. Lamrael sarà in grado, spendendo un slot per ogni utilizzo, di infondere fiducia agli alleati, ogni personaggio sarà istintivamente portato a fidarsi di lui, a combattere con maggior sicurezza e non si perderanno d'animo nemmeno nelle condizioni più disperate (Numero di utilizzi: 6) [Passiva personale]. La sua innata dote, i suoi duri allenamenti e le ore sfiancanti di lavoro, gli hanno permesso di elevarsi rispetto gli altri guerrieri, di essere sempre un passo avanti rispetto ai pari di livello e, altresì, questa dote gli permette di specializzarsi in altri modi di combattere. Lamrael sblocca il livello successivo di dominio [Cristallo del Talento].
Malus, l'indossatore di Mwenye kulanon potrà mai utilizzare abilità attive di occultamento o invisibilità di qualsiasi natura, o celarsi agli auspex con apposite passive. Potrà però nascondersi con azioni non tecnica, come ripararsi dietro un muro o simili. ]Malus, Se durante una giocata si saranno sfruttati i poteri di Mwenye kula per un totale di consumi - divisi nel corso della stessa - pari o superiore ad un Critico, il portatore sarà ossessionato da un'ossessiva fame di carne umana; subirà una penalità alle CS pari a 8 finché non l'avrà saziata in qualche maniera. Qualora lo facesse però, anche di nascosto, il senso di colpa o qualche altro dettaglio lo tradiranno, rendendo il suo peccato evidente e manifesto a tutti coloro che lo incontrano; con le conseguenze del caso. Non è possibile schermare questo effetto tramite passive di alcun genere.]
Malus: se il portatore decide di combattere con Magnitudo, non potrà maneggiare o utilizzare nessun'altra arma (incantata o meno) sino al termine dello scontro]. Infine, il guerriero che combatterà con quest'arma non avrà il privilegio di arrendersi. Non potrà piegarsi sulle ginocchia, chiedere pietà o provare rispetto per chiunque lo faccia. Per lui i nemici saranno solamente pedine da abbattere, gradini da superare per arrivare ad una cima irraggiungibile. Egli non sarà più in grado di provare alcuna pietà per coloro che sono più deboli di lui [Malus: se porta la spada, il guerriero non può provare alcuna pietà o empatia per chiunque sia apparentemente più debole di lui].


Note: Bon, ci sono passaggi che più o meno mi convincono di questo post, altri che invece mi piacciono troppo. In ogni caso penso che questa, oltre essere il mio miglior duello, si avvicini a essere la miglior giocata che abbia mai fatto e questo è stato possibile soltanto a Paracco. Ce la siamo dati nel vero senso della parola, abbiamo sparato critici e alti come se non ci fosse stato un domani e tutto sommato mi sono divertito. Penso che abbiamo mantenuto fede alla nostra parola e abbiamo creato una giocata coi controcazzi! :riot:

Passando al post, uso la difesa critica per rimanere piantato al terreno e non subire il danno, mentre usando uno slot della passiva dell'armatura evito l'attacco fisico. Poi uso la tecnica skill per tirarti una testata a consumo critico, poi spendo un cs in forza (grazie all'uso di uno slot della passiva e visto che hai usato una tech fisica aggiungo un cs in forza) per tirarti un montante sinistro e, usando due cs, ti colpisco con la lama della spada da destra verso sinistra. Penso sia tutto u.u a te per l'ultimo turno ^^ Ah si, il pugno è comunque portato con la passiva di forza straordinaria. Ah si, giuro che è l'ultima, uso erba ricostituente per darmi un +5 all'energia, non se sa mai insomma e, voglio aggiungere, che la prima parte su Seagon e la ragazze è ovviamente concordata con Paracco che tengo a ringraziare per lo spunto narrativo davvero ottimo.
:qew:
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 24/7/2015, 22:38




Cronache dell'Abisso
di virtù e meritato riposo

— Via per Umut Alev —

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Oppa
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


Oppa era stanco.
Mai come allora si era sentito stanco, svuotato dall'inutilità di quel combattimento, dalla giornata troppo lunga, dall'ansia continua dell'attacco e della difesa, dalla paura del dolore e della morte. Era un'armatura torreggiante fatta di muscoli e poco altro, apparentemente indistruttibile, ma solcata da crepe invisibili e profonde. Vedeva il suo avversario alzarsi e abbassarsi velocemente attraverso la feritoia dell'elmo, come un naufrago in mezzo al mare, ondeggiante al ritmo del suo respiro sempre più veloce. Non si sentiva soddisfatto, non si sentiva eccitato, nè orgoglioso di come si era comportato in quel combattimento. Non gli interessava, come se non fosse coinvolto in prima linea nello scontro. In bocca sentiva solo il sapore amaro del fallimento, qualcosa a cui si era a poco a poco abituato. Da quando era nato, ogni cosa che faceva portava inevitabilmente alla perdita di qualcosa sempre più grande. Aveva perso il rispetto e le aspettative di suo padre quando si era rivelato un vergognoso codardo; aveva perso la sua famiglia quando era stato costretto ad arruolarsi; aveva perso una casa in cui tornare quando aveva abbandonato i suoi commilitoni in battaglia; aveva perso la testa quando aveva visto la taglia a suo nome con l'accusa di diserzione. In quel momento se avesse perso il combattimento avrebbe perso la vita. Qualcosa di così importante che tutto quello che aveva attraversato sembrava una scaramuccia tra bambini. La pressione di quegli attimi era talmente forte da fargli girare la testa: tutti gli sforzi fatti per sopravvivere fino a quel momento potevano diventare le sofferenze di un uomo morto, che nessuno avrebbe ricordato. Gli bastava distrarsi un momento, cedere per un secondo alla paura che non aveva mai smesso di crescere dentro di lui, scivolare sulla sabbia che fino a quel momento lo aveva sostenuto. Una piccola svista, un piccolo errore e tutto sarebbe finito in un lago di sangue e un uomo morente. In quel momento tuttavia non gli sembrava la cosa più importante: aveva fatto una domanda e si era persino azzardato a spintonare il suo avversario in cerca di una risposta. Non sapeva chi fossero quei guerrieri, non sapeva da dove venissero e nè gli interessava: semplicemente fino a quel momento aveva combattuto per difendersi, lasciando fuori da quello scontro ogni pensiero che potesse distrarlo. Eppure, l'urlo di Nawal aveva rotto quel momento di idilliaco coraggio che aveva permesso a Oppa di combattere ad armi pari con quel guerriero. Dopo lo spintone e il suo urlo, anche la sua voglia di continuare era svanita in un tremolio incostante, fino a scomparire del tutto. Ora sapeva che quel gruppo se la sarebbe presa con ognuno di loro, forte o debole che fosse, armato o disarmato. Sapeva che non c'era più nessuna speranza di sopravvivere a quella lotta tra agnelli e leoni. Il rumore dei combattimenti andava scemando, mentre le urla di euforia dei suoi avversari andavano diventando sempre più convinte e decise. Anche se avesse sconfitto il suo avversario, non avrebbe potuto nulla contro il resto del suo gruppo. Sarebbe morto in quel luogo sperduto, e quella considerazione lo atterriva fino alle profondità della sua anima.
Con le certezze che lo avevano retto fino a quel momento distrutte davanti ai suoi piedi, Oppa fu tentato di gettare lo scudo a terra e arrendersi. Qualcosa che non aveva osato fare quando era scappato dalla battaglia nel Dortan, lasciando indietro amici e alleati. Lì non poteva fuggire, tutto era contro di lui e il suo bisogno di libertà. Si immaginava già di buttare lo scudo a terra, mentre il suo avversario gli si avventava addosso con un ghigno sul volto, l'espressione fiera e affamata di chi ha finalmente raggiunto il suo obiettivo. L'odiato spadone che roteava, tagliando l'aria calda in un sibilo feroce, spiccandogli la testa dal collo con un unico movimento. Una vista orrenda, eppure dannatamente realistica. Il suo intero corpo si rilassò e le dita quasi lasciarono cadere lo scudo: la rabbia lo aveva attraversato come una saetta, dandogli la forza di continuare per pochi secondi prima di farlo cedere alle fantasie pessimiste di cui era fatta la sua vita.
Si immaginò suo padre che lo incitava, con il suo solito metodo: insultandolo. Quando aveva provato a insegnargli a maneggiare la spada lo prendeva continuamente in giro, senza sapere che quelle parole facessero infinitamente più male dei lividi. Grassone, pecorone, cosa inutile e altre bestialità che nessun padre sano di mente dovrebbe mai dire al proprio figlio. Nella sua mente da mercenario dell'Akeran quelle parole dovevano servire a spronare il figlio a dare il meglio, quando invece non facevano altro che intimorirlo, facendolo chiudere in se stesso, come imprigionato in una bara di odio. Oppa aveva un'armatura già allora, unendo ogni frattura del suo spirito in un muro di menzogne e paure che cercava di contrapporre alle avversità del mondo. Ogni contatto umano gli era precluso per sua stessa volontà. In quell'armatura inviolabile aveva osato lasciare solo uno spiraglio, una piccola finestra sul mondo in cui solo sua madre osava entrare. Era l'unica che lo consolasse e che provasse a capirlo. A Oppa non importava se era proprio grazie a lei che il suo animo era così debole, come spesso diceva suo padre. Non gli importava se passava per un bambino idiota, quando cercava l'attenzione della madre dopo gli insulti del padre. Non avrebbe mai dimenticato quei momenti di calma mentre, appoggiato al suo seno, cercava di dimenticare la sua ennesima e stupida paura.
Chi era il suo avversario per togliergli quei ricordi? Chi era quell'uomo in armatura, che provava a strappargli la cosa che aveva di più caro?
Perchè doveva abbandonarsi a quel destino beffardo, quando aveva ancora il suo scudo e la sua armatura? Non le aveva fatte forgiare proprio per difendersi con tutto se stesso dal mondo che odiava?
La mano si strinse ancora una volta sull'impugnatura dello scudo, salda come non mai. Finchè il suo muro avesse resistito, lui avrebbe continuato. Finchè fosse rimasto lontano dagli altri avrebbe lottato per i suoi ricordi, anche a costo di spezzare ogni osso del suo corpo possente.
Resisté alla testata animalesca del suo avversario con composta ma solida fermezza, testa contro testa, guardando per un attimo in quegli occhi carichi della rabbia di un animale impazzito. Immaginando il vero volto di quell'uomo, Oppa non potè non pensare a quanto potessero essere simili e distanti. Forse quello era ciò che suo padre aveva sempre sognato per lui: un guerriero di indomabile ferocia, inarrestabile sul campo di battaglia e tanto determinato da piegare qualunque nemico. Sbuffò dalle narici, gonfiando i muscoli possenti e resistendo al pugno in arrivo con la pura forza del suo collo. Non gli importava cosa suo padre volesse per lui: Oppa avrebbe camminato sul suo percorso, cosparso di pericoli, stupidi errori e paure ancora da scoprire. E se suo padre avesse avuto qualcosa da dire a proposito, gli sarebbe bastato andare nell'Akeran a cercarlo.
Piegò appena le ginocchia per assorbire l'urto, afferrando lo spadone di pura potenza e fermandolo in una presa che aveva la forza di una tenaglia. Il suo avversario mangiò qualcosa presa dal fodero dell'armatura, cercando di rimpossessarsi della sua arma e provando a colpirlo con la mano libera. Oppa fermò anche quella con la mano, stringendo poi le dita attorno al pugno avversario. Si, a suo padre sarebbe bastato cercarlo, trovarlo e sfidarlo. E allora Oppa gli avrebbe dimostrato che il piccolo bambino che da piccolino era solito riempire di botte era cresciuto. Che sapeva vivere da solo, nonostante non si fosse ridotto a zappare la terra. Che poteva persino rendersi temibile per le altre persone, nonostante la sua indole gli impedisse di prendere l'iniziativa.
Entrambi i contendenti digrignarono i denti, nel tentativo di ostacolare l'altro, i muscoli erano tesi allo spasimo per tentare di soverchiare l'avversario, i piedi erano quasi affondati nella sabbia per cercare di rimanere più stabili. Il metallo delle rispettive armature scricchiolò, in quella prova di forza che avrebbe piegato persino la difesa più resistente. Non sapeva perchè il suo avversario fosse così testardo nel continuare quella sfida, ma Oppa lo faceva per dimostrare a se stesso e a suo padre di cosa era capace, superando qualunque pregiudizio con la pura forza ercolina che aveva ereditato dal suo genitore.
Tuttavia quella sfida non terminò con la vittoria di nessuno dei due, perchè una voce ruppe la concentrazione di entrambi. Un uomo si stava avvicinando correndo, urlando un nome. Gridava quel nome chiedendogli di fermarsi, con la disperazione di chi ha un peso nel cuore. « Lam! Lam! Smettila! » urlava, sempre più vicino « Fermati! Fermati! ORA! »
L'uomo si lanciò sul suo avversario, afferrandolo dalla vita e gettandosi a terra assieme a lui. Oppa sbilanciato cadde di lato, atterrando con un tonfo e uno sbuffo. Con le lacrime agli occhi sentì che lo scontro era finito, che avevano attaccato per sbaglio, che li credevano un gruppo di demoni quando in realtà erano solo una carovana qualunque. Il corazziere pianse in silenzio, con la schiena sulla sabbia e lo sguardo perso nel viola del cielo che virava al nero della notte. Tutte quelle persone morte per nulla, quel combattimento iniziato per nessun motivo e quel dolore che non sarebbe dovuto esistere. Ora che lo scontro era finalmente finito si accorse che gli facevano male i muscoli, mentre ogni respiro gli strappava un gemito di dolore per la botta presa sull'addome. Rimase lì per quasi un minuto, prima di raccogliere le forze e alzarsi barcollando. Alzando lo sguardo sulla carovana, vide la distruzione portata da quelli che avevano creduto banditi. Vide i cadaveri di coloro che non ce l'avevano fatta. Vide la vergogna e il pentimento sul volto dei mercenari.
Ma nessuno poteva vedere il suo dolore e le sue lacrime.
Non aveva tolto l'elmo, nonostante il bisogno di aria fresca.
Mai l'avrebbe fatto, perchè quello sarebbe significato rimettere piede in un mondo da cui era fuggito.
Un mondo - pensò, guardando quella carneficina nata da un semplice errore - in cui desiderava non mettere più piede.



Riassunto
Comprensione



Cs in riserva alla fine del turno: 1 (Forza)
Cs guadagnate: 4 (4 dalla Pergamena Fortificazione Comune)
Cs consumate: 3 (3 per la difesa)

Risorse attuali:
Energia - 25% (usato il 50%)
Corpo - 45%
Mente - 55%

Consumi utilizzati: Medio (10% energia), Critico (40% energia)

Condizioni fisiche: Danno medio da contusione all'addome.
Condizioni mentali: Illeso. Concentrato.

Equipaggiamento

Armatura completa di piastre (parzialmente danneggiata)
Scudo pesante (scalfito)


Passive in uso:

CITAZIONE
7/25 Abilità Personale Passiva (5 4 turni): forza straordinaria.

Attive e Oggetti in uso:
CITAZIONE
10/25 Abilità Personale Variabile difensiva, fisica: consuma energia, difende il fisico rafforzando l'armatura o lo scudo.

CITAZIONE
Pergamena Fortificazione Comune: natura fisica, consuma energia, PU di 4 CS in Forza. Guerriero.

Azioni:
Post molto semplice. Oppa si difende dalla tecnica di Lamrael con un consumo Critico dell'abilità Variabile 10/25. Dopodichè casta un PU Medio (Pergamena Fortificazione Comune), usando 3 dei 4 CS in Forza ottenuti in fase difensiva per difendersi dagli attacchi fisici, equiparando i 3 impiegati durante la fase offensiva di Lamrael. Il blocco dello spadone con la mano, lo scontro fisico finale e l'intervento di Saegon sono tutte azioni concordate con Lud.


Note:

Bene, il duello finisce qui.
Ringrazio Lud che mi ha permesso di provare a fondo il buon Oppa, permettendomi di migliorare sia sul piano scrittorio che su quello strategico.
Ora so cosa prendere per migliorare il suo comparto tecnico!


 
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view post Posted on 31/7/2015, 15:06
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Lamrael Redskin VS Bålverk Oppa Savaşçı
dall'abisso

— Via per Umut Alev —

Lud
Scrittura; voto: 6.50


   Sei decisamente migliorato rispetto all'ultima volta che ti ho corretto; complice il fatto che hai sicuramente iniziato a prendere più confidenza con il personaggio, hai sicuramente fatto dei passi in avanti per quanto riguarda la profondità dello stesso e lo stile di scrittura a questi associato. Stai procedendo in una buona direzione, anche se devo dirti che ancora non sono convinto dei tuoi scritti, che troppo spesso sono ricchi di stereotipi, di cliché narrativi che non fanno altro che appiattire il personaggio, rendendolo quasi scontato - e mi riferisco alle varie frasi di Lamrael, ad esempio; "più sono grossi, più fanno rumore", ma anche a moltissime altre scelte stilistiche all'interno soprattutto dei primi post - e privo di un'originalità che invece potrebbe brillare tranquillamente di luce propria. Cerca di distaccarti dal comune, dal già visto, da ciò che potrebbe ispirare Lamrael; cerca invece di farti ispirare dallo stesso, scrivendo cose nuove, adottando scelte stilistiche originali e che pensi possano adagiarsi tranquillamente sulla narrazione di Lamrael. Altro neo che devo farti notare è la punteggiatura. Nella fattispecie, l'utilizzo delle virgole, che è troppo spesso sbagliato e che non fa altro che rendere la lettura dei post ben più ostica e meno scorrevole. Cerca di focalizzare di più l'attenzione sull'utilizzo delle virgole, prima di curare la grafica del post - che è invece molto ben curata, devo dire - affinché la stessa non ne venga inficiata. Altro fattore al quale dovresti stare un pochino più attento è quello legato alla spasmodica ripetizione del nome del tuo personaggio. Cerca dei titoli, dei sinonimi, altri modi per posizionarlo nella narrazione, perché altrimenti il testo diventa decisamente troppo ripetitivo e poco scorrevole. Ho molto apprezzato però l'espediente che hai utilizzato per far sì che Lamrael ingaggiasse battaglia proprio contro Oppa; del resto l'ambientazione non era delle più originali e potevi commettere l'errore di cadere in una forzatura o in un semplicissimo stereotipo narrativo. Hai evitato questo errore, il che è molto apprezzabile. Attento ad alcuni errori di battitura nei post; non sono molti, ma possono rovinare l'esperienza del lettore.


Strategia; voto: 7.50

   Una buona prova in tal senso. Per come avete impostato il duello, Lamrael era fondamentalmente l'attaccante e Oppa il difensore: l'intero duello si è svolto seguendo questa diade molto interessante che vi ha portato a quasi equilibrarvi durante l'intero combattimento. Utilizzi al meglio le tue tecniche offensive, talvolta sacrificando anche la difesa per mettere in difficoltà il tuo avversario che, sfortunatamente per te, era dotato di numerose passive che gli hanno permesso di difendersi adeguatamente dalle tue combo di attacchi, il che ha portato alla fine del duello a un leggero vantaggio da parte sua. Una scelta molto discutibile è stata quella di utilizzare un'erba ricostituente a fine duello. Più che molto discutibile, la definirei del tutto senza senso.

Sportività; voto: 7.0

   Bene. Anche per te due correzioni. La prima riguarda lo specchietto riassuntivo, che è decisamente troppo confusionario. Riporti ogni volta tutte le informazioni degli artefatti, delle tecniche, delle passive.. risultato? Difficoltà da parte del correttore di valutare lo specchietto. In particolare le CS, nel riassunto, risultano essere davvero molto ostiche da comprendere. Cerca di ordinare meglio lo specchietto, così da fornire le informazioni essenziali al lettore e non di caricarlo di informazioni in quel momento inutili - potresti mettere in grassetto gli effetti, ad esempio, o comunque rendere più visibili gli effetti utilizzati rispetto alle loro descrizioni. Un altro errore da te commesso riguarda l'utilizzo di CS nell'ultimo turno; probabilmente non hai compreso a pieno il regolamento delle stesse, perché ti sei destreggiato in una combo di attacchi portati prima con due CS, poi con una. Il regolamento però spiega che le CS utilizzate valgono per l'intera azione offensiva o difensiva, quindi ti sarebbe bastato utilizzare tre CS e portare poi due attacchi, anziché separarli e lasciare vita facile al tuo avversario - che, con la combinazione delle sue passive, ha praticamente annullato la tua offensiva.



Media complessiva: 7.00





Paracco Travestito Alogeno
Scrittura; voto: 7.75


   Con questo personaggio, a mio parere, hai trovato un'ottima intesa tra la narrazione e l'originalità. Oppa è un personaggio vivo, originale, in grado di destreggiarsi in ragionamenti molto complessi che riesce però a tradurre in semplici pensieri di tutti i giorni. È fragile, è vulnerabile, eppure non cade vittima di questa sua vulnerabilità; non al livello narrativo, quanto meno, dove riesci egregiamente a liberarlo dai suoi schemi e renderlo un personaggio ben più variegato rispetto a quanto potrebbe presentarsi nella scheda. Hai decisamente fatto dei passi in avanti rispetto al tuo vecchio stile e devo dire che quello che utilizzi con Oppa è davvero gradevole; ti dilunghi spesso in descrizioni e narrazioni molto lunghe, eppure l'intermezzo dei pensieri di Oppa, nel pieno stile della sua naturale evoluzione, rendono il tutto estremamente interessante, oltre che scorrevole. A livello narrativo, ho da segnalarti alcuni nei, però, che potrebbero rendere i tuoi scritti ancor più gradevoli. Il primo riguarda i riferimenti al padre di Oppa, forse un po' troppo presenti al punto tale da divenire scontati; oltretutto se inseriti quasi sempre verso la fine del post rendono la stessa abbastanza priva di originalità, il che è un peccato perché inseriti altrove tali riferimenti potrebbero avvalorare parti di testo più vuote che invece risentono di una forzatura descrittiva che appesantisce il testo. Altro appunto è l'utilizzo dei numeri in cifre e non in lettere all'interno del secondo post -hai utilizzato il numero quattro in cifre - che mi ha fatto storcere il naso non poco, chiedendomi se non fosse un semplice refuso da riscrittura o altro. In ogni caso, non è molto gradevole. Ho apprezzato l'idea di dedicare ogni post a un membro della carovana, anche se forse spesso hai lasciato che questi prendessero un po' troppo spazio all'interno della narrazione di Oppa, che ha risentito, in piccolo, di essere messo in secondo piano rispetto a questi; è un peccato, oltre che un "errore": ricorda che il tuo personaggio è Oppa e che hai tanto da descrivere anche solo con lui, senza servirti di espedienti o scorciatoie. Ultimo appunto è quello relativo alla descrizione del caldo, forse accennata fin troppo poco. Oppa vive in un'armatura gigante e sta combattendo all'interno di un'area desertica, con un caldo che spacca le pietre. Oltre al duello, quindi, la sua principale preoccupazione dovrebbe essere quella, non trovi?

Strategia; voto: 7.50

   Per quanto riguarda il lato strategico non ho molto da segnalarti; utilizzi al meglio le tecniche presenti in scheda - unite in maniera molto efficace a un utilizzo dei Coralli che ti permettono di fronteggiare il nemico in termini di CS - e riesci a ben giustificarle anche narrativamente. Ho apprezzato l'utilizzo della variabile psionica per colpire nella falla creata dalla tecnica del tuo avversario - pur non avendo avuto effetto - e, in generale, l'assetto difensivo che hai dato al personaggio durante questo duello. In fondo, oltre a essere un personaggio basato sulla difesa, in questo caso Oppa era maggiormente portato alla stessa a causa dell'ambientazione che avete creato, che vedeva Lamrael come attaccante e Oppa come difensore.

Sportività; voto: 7.25

   Anche qui molto bene. Ho due piccole cose da segnalarti, però. La prima riguarda la passiva che ti permette di depotenziare il primo attacco dell'avversario. A mio parere ne hai fatto un uso un po' troppo forzato; certo, disponi di utilizzi capaci di coprire l'intero duello, ma questo non significa che devi utilizzarli per forza ogni turno, a maggior ragione se tale depotenziamento non viene nemmeno giustificato narrativamente. Insomma, cerca di dosare l'utilizzo di questa passiva - magari perché vedi una falla nei suoi movimenti o altro; ma puoi vederla ogni turno? Altro piccolo neo è lo specchietto, che però hai cambiato durante il corso del duello - in meglio, ovviamente. Attento che in alcune tecniche manca il riferimento al consumo o al danno che provocano; fai più attenzione quando compili lo specchietto riassuntivo.

Media complessiva: 7.50






7.00 - 7.50
vince PARACCO TRAVESTITO ALOGENO

— Paracco Travestito Alogeno viene ricompensato con 600G. Lud viene ricompensato con 560G. Il vincitore ha diritto a un post autoconclusivo di vittoria con pk off. —

 
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view post Posted on 5/8/2015, 00:41

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Lamrael

Lamrael aveva perso il controllo.
Era immerso totalmente nei meandri della sua corruzione. Non provava ormai più nulla se non quella crescente sete di sangue. Era lì cercando di dimostrare la sua forza contro il suo avversario, braccio contro braccio, spalla a spalla. Lo guardava come un leone guarda la sua preda, lo guardava con rabbia e fame cieca. Poi tutto finì, così come era iniziato. Seagon Tigersoul lo atterrò con violenza al terreno, combattendo per qualche secondo contro quella furia. Volarono schiaffi, qualche pugno, volò forse anche qualcos’altro.
Poi, lentamente, gli occhi del guerriero tornarono d’oro, sviscerando dalle iridi il rosso della corruzione e del sangue. Tornò alla ragione, come un uomo si ridesta da un incubo. Con violenza e sorpresa, scosso da ciò che aveva fatto e che poteva essere.
Gli venne raccontata la verità, una verità talmente più brutale che fu persino ben peggiore di cento spade nello stomaco.
E improvvisamente sentì tutto il dolore, tutta la stanchezza che gli invadeva il corpo, persino il prurito dovuto al sudore.
Ma sentì soprattutto la colpa e la vergogna, quella lama pesante che cadeva sulle sue azioni.
Si era abbandonato alla sua sete di vendetta non tentennando nemmeno un’istante, non fermandosi nemmeno a parlare.
Pianse, pianse lacrime amare che gli colavano sul viso e sulla sabbia bollente.

Pianse cercando di scacciare quell’onta dal suo cuore.

Ma tutto era inutile e Lamrael Redskin si sentì nuovamente inadeguato.
Come poteva solamente pensare di comandare un’armata? Come poteva solo credere di essere meglio di un caduto?
Si rialzò, con fatica, poggiando Genzaniku sul terreno – che nel frattempo sarebbe tornato normale – guardò la disfatta, la disgrazia e la distruzione.
Guardò, mentre il suo cuore pianse in silenzio e il suo urlò ruppe l’aria.
Intorno a lui giacevano cadaveri innocenti, intorno a lui i feriti si curavano come potevano.
Chi prima si dava battaglia ora era accanto al proprio avversario ad aiutarlo.
Mentre pareva che ogni sguardo era fisso su di lui.
Sguardi rabbiosi, ricolmi d’ira.
Lui li aveva portati a morire e nemmeno per una giusta causa.
Erano morti invano, sacrificati per l’egoismo e la furia d’un uomo. Morti per causa sua e della sua insolenza.
Cercò di aiutare quelle persone come poteva, a capo chino e cercando giustificazioni che non c’erano.
Molti lo allontanarono, un po’ per rabbia e un po’ per paura. E lui li capiva.

Era un mostro.

A loro occhi non era altro che quello, una furia cremisi in armatura che rabbiosa divorava il campo di battaglia senza fermarsi nemmeno un secondo a pensare; a crearsi problemi; a domandarsi se fosse giusto o sbagliato. La corruzione dopo Dumašq aveva preso piede nel suo corpo con a maggiore voracità e maggiore convinzione e la sua volontà iniziava a non bastare più. Doveva distruggere ogni cosa prima che lui venisse distrutto.
Si avvicinò all’uomo che aveva combattuto al calar di quella giornata.
Ci si avvicinò come un cane bastonato e senza più alcuna dignità.
Il suo cuore era sofferente, il suo cuore piangeva lacrime tristi.

« Mi dispiace per ciò che è successo. » Disse, col tono della voce rotto dall’insicurezza.
In quel momento aveva dismesso i panni del guerriero ed era entrato in quelli del contadino che fu, di quello che aveva vissuto una disgrazia simile.
Ora era uomo e non più bestia. Non un comandante né un guerriero.
« Viviamo in tempi bui, in cui i caduti e i demoni animano queste terre. »
Lo sconforto che seguì le sue parole fu sincero, dannatamente sincero.
« Eravamo certi – io ero certo – che eravate dei demoni. »
Scosse la testa, affranto.
« È evidente quanto ci sbagliavamo. »
A quel punto l’uomo porse la mano a quello che fino a prima era il suo avversario.
« Lascia che alcuni dei miei uomini conducano la carovana a destinazione e vieni in guerra con me. »
Sospirò.

« Per debellare definitivamente questa minaccia dall’Akeran. »

Si accorse, nel momento stesso in cui lo disse, quanto fu egoistica quella richiesta, quanto ormai la corruzione lo avesse cambiato.
Mai avrebbe chiesto a un uomo di seguirlo in guerra.
Si continuò a ripetere che era la cosa giusta, ma in fondo lo sapeva che era solo per stesso che lo faceva.
Per sedare la sua fame di vendetta.
La sua hesaplaşma.

CITAZIONE
Post corto utile a chiudere questa giocata. Lamrael prende malissimo tutta la vicenda, cerca di aiutare un po' tutti, ma è evidente quanto la gente non si fidi più di tanto di lui. A quel punto si avvicina a Oppa per invitarlo a unirsi a lui.
Beh Paracco, Grazie ancora see you later :rulez: e ringrazio anche Yu per i giudizi, prima o poi miglioreremo.


 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 5/8/2015, 22:18




Cronache dell'Abisso
di virtù e meritato riposo

— Via per Umut Alev —


Oppa
tramonto; deserto del Bekâr-şehir


Immobile, guardava la carovana che lo aveva accompagnato in quei giorni. Immobile, un uomo piccolo in un'armatura enorme, guardava le proporzioni del suo fallimento. Nel buio dell'imbrunire, tutto ciò che vedeva non erano che figure tremanti, rotte dalle lacrime che continuavano ad appannargli la vista. Non aveva mai sopportato la vista di un morto, e mai in vita sua era stato costretto a uccidere. Quello spreco di vite umane era così doloroso da fargli desiderare la morte. Che colpa avevano, se si trovavano in quel posto? Che colpa ne avevano loro, se le informazioni che avevano ricevuto erano sbagliate? Che colpa avevano i cadaveri, che ormai non avrebbero più potuto vedere nuovamente l'alba?
Teneva i denti stretti per non urlare di dolore. Avrebbe potuto sopportare un assalto di banditi, che avevano lo scopo di rubare i preziosi che trasportavano. Ma uno sbaglio... no.
Era troppo per lui, troppo per una persona che aveva visto tanto dolore nella sua vita.

Così, quando il suo ex-avversario si avvicinò, chiedendogli scusa, Oppa si girò di scatto come un cane rabbioso.
Si sentiva come un unico ammasso di rabbia, e solo il suo voto di non uccidere gli impedì di saltare alla gola di Lamrael per strangolarlo con le sue stesse mani.
« Mi dispiace... »
Con uno scatto del braccio schiaffeggiò la mano che l'altro gli offriva.
« MI DISPIACE!? CI AVETE ATTACCATI COME BANDITI, AVETE UCCISO DEGLI INNOCENTI, E TUTTO QUELLO CHE SAI DIRE ADESSO È MI DISPIACE!? »
Oppa parlava raramente, ma aveva una voce profonda, che spesso teneva bassa per non attirare troppo l'attenzione. In quel momento, in preda all'ira più scura, ogni sua parola era un tuono di pura rabbia. Tutti si voltarono a guardarli di scatto, come se qualcun'altro dovesse attaccarli da un momento all'altro. Alcuni mercenari abbassarono le teste, mentre altri distolsero lo sguardo: non riuscivano a sopportare l'entità di quell'errore, e ora le loro mani erano sporche di sangue innocente.
« VOI NON CI ACCOMPAGNATE DA NESSUNA PARTE, CE LA CAVIAMO BENISSIMO DA SOLI, ANCHE SE DOVESSIMO FINIRE NELLA BOCCA DI UN DEMONE! »

Si voltò di scatto, reprimendo sul nascere il tremito omicida che gli faceva tremare le mani.
« La tua guerra combattitela da sola, non voglio vedervi mai più. Mai più... »
Si allontanò a passi pesanti, andando verso il gruppo della carovana, che aveva iniziato a recuperare velocemente le sue cose. Fuad iniziò a dare ordini, dando una parvenza di organizzazione a quello sparuto gruppo di sopravvissuti. Avevano avvolto i cadaveri in lunghi panni di stoffa: li avrebbero portati di nuovo nella civiltà, dove avrebbero ricevuto una degna sepoltura.
Cosa si aspettavano, il perdono? Ah, ti dispiace? Ah, va bene, allora non è successo niente e amici come prima! Era talmente avvilente che Oppa si rimise a piangere in silenzio, aiutando nonostante la stanchezza a rimettere le cose a posto per la partenza.
Quel tipo aveva parlato di una guerra per salvare il meridione: se erano loro gli uomini che dovevano difendere l'Akeran, tanto valeva lasciarsi morire di sete lì nel deserto.
Si rimise a fare qualcosa, solo per tenere le mani e la mente occupata.
Voleva solo dimenticare quella faccenda, il più in fretta possibile.
Ma Oppa sapeva, perchè ci era già passato, che quella stessa notte avrebbe rivisto quel combattimento cento e più volte.
Il solo pensiero lo faceva star male.



Un grazie size 50 anche a te! Mi sono divertito tantissimo, è stata una bella giocata!
Alla prossima!
 
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13 replies since 22/6/2015, 23:34   508 views
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