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| Contest mensile aprile 2016 « Tradimento » | |
Fatal_Tragedy / 170 Gold e un punto promozione ~ finalista
Non mi ritengo un fan delle giocate troppo introspettive: in linea di massima penso che in tutti i testi debba accadere qualcosa di concreto perché la loro messa su carta (o su schermo) li distingua da un semplice esercizio di narrativa e descrizione privo di contenuto. La tua scena mi ha però colpito favorevolmente per la sua lunghezza - o, per meglio dire, per la sua brevità. Venticinque righe per raccontare un gesto carico di significato: una scelta descrittiva che all'interno di un libro sarebbe risultata forse anche troppo lunga, ma che nel contesto di questi concorsi mensili trovo appropriata. Quando si scrive narrativa introspettiva, ci si divide solitamente in due categorie: quelli che fanno uso di poche e significative frasi ricercate e quelli che tendono a reiterare più volte gli stessi concetti nel corso del testo. Va da sé che il primo modello è quello ideale, nel nostro contesto: la ripetizione dei concetti è una scelta che potrebbe funzionare all'interno di un racconto molto lungo e di un continuo susseguirsi di vicende, ma utilizzarla in un contest a sé stante e autoconclusivo sarebbe un po' come prendere per stupidi i lettori, continuando a dirgli le stesse cose. La frase centrale della scena è: "Osservo la tua mano mentre si distende e lascia andare quel fardello non più necessario. La sua caduta nell'abisso sibila nella mia anima come carne strappata, e fa male; ma so che non c'è altro modo." e la cito sia per reiterare la positività della tua ricerca descrittiva (molto bella e funzionale l'immagine sottolineata, davvero), sia per farti notare il principale difetto della scena; manca di limatura. La frase - presentata al centro di un paragrafo - avrebbe potuto tranquillamente essere scritta come: "La tua mano si distende e lascia andare quel fardello. La sua caduta nell'abisso sibila nella mia anima come carne strappata, e fa male. So che non c'è altro modo." Il termine "osservo" esprime quello stile errato che ho citato qualche riga fa: la ripetizione di un concetto. Tutti i paragrafi del testo iniziano già con locuzioni come "ti vedo" e "ti sento", dando l'idea che il personaggio fluttui come un fantasma su tutta la scena. Non serve suggerirlo ulteriormente; la narrazione in seconda persona è più che sufficiente e si capisce che la situazione non è cambiata. Il termine "mentre", invece, è del tutto superfluo - qui si parla di limatura in senso stretto. "Osservo la tua mano distendersi" avrebbe avuto lo stesso significato e sarebbe stata una frase più breve; bisogna stare attenti a non lasciarsi sfuggire piccolezze come queste, poiché se inserite in gran quantità, finiscono per gonfiare il testo inutilmente (stesso dicasi per il "ma" seguente). Perché ti faccio notare delle piccolezze simili? Perché in una scena così breve, dettagli di questo tipo risaltano all'occhio immediatamente. Spesso l'arte sta nel tentativo di esprimere concetti complessi in maniera breve (una frase, una statua, un quadro), ma quando si persegue questa idea è necessario lavorare molto più di quanto non si lavorerebbe nella stesura di una semplice narrazione: il testo va letto, riletto e pulito perché sia perfetto, e purtroppo il tuo mi è apparso ancora in forma grezza, sotto questo punto di vista. Ottima stesura comunque; hai fatto un tentativo coraggioso e te lo sei portato a casa. L'audacia ti ha pagato.
RamsesIII / 150 Gold
Questo tuo contest ha due difetti principali: il primo, più grave, è la piattezza generale dei personaggi. Snocciolandosi intorno alla vicenda di un tradimento, mi sarei aspettato un tentativo più forte di far immedesimare i lettori nei protagonisti della vicenda o, perlomeno, di nascondere il tradimento in qualche modo. Che siano demoni ha poca importanza: al termine della scena non sappiamo pressoché nulla delle loro personalità; le loro diversità ci vengono presentate solo attraverso le eterogeneità nell'aspetto fisico, e di conseguenza si ha l'impressione che il tradimento arrivi un po' a caso, giustificato dal fatto che "sono demoni", ma senza uno sforzo da parte tua di raccontarci chi siano Marchosias, Vassago ed Enki, dietro al loro aspetto variegato. Vorrei paragonare questo tuo contest al primo post della quest [cenere alla cenere], dove attraverso i dialoghi e il rapporto tra i due protagonisti sei riuscito a caratterizzare Davakas (un uomo normale, di fatto), molto meglio di quanto tu non sia riuscito con Marchosias che, tra aspetto, poteri e ruolo, ha il potenziale per essere un personaggio molto più interessante. Ci sei riuscito grazie a una somma di prese in giro fra i due personaggi, dubbi di Davakas, opinioni e, soprattutto, comportamenti non verbali inseriti tra un dialogo e l'altro (pressoché assenti in questo contest). Il secondo problema è più che altro un'opportunità mancata: parlando di demoni e guerre sanguinose, avresti potuto sfruttare il contesto per cercare di partorire il disegno di un Baathos disgustoso, contraddistinto da immagini forti e figure altrimenti inimmaginabili. Questo tentativo avviene solo nel finale, dove: "Sul terreno giacevano decine e decine di uomini smembrati, le loro viscere si mischiavano con quelle dei demoni morti; le spade scheggiate erano conficcate nelle carni di molti, grosse schegge di scudi frantumati dalle mazze erano piantate negli occhi di qualcuno. I corvi banchettavano su quella tavola degli orrori."; ma è pressoché assente in tutto il resto del narrato. Persino i demoni vengono descritti in modo piuttosto normale: "aveva il corpo simile a quello di un grosso lupo nero ma sul dorso si aprivano due grandi ali da aquila e la coda sembrava un serpente.", quando con un po' più di fantasia avrebbero potuto essere rappresentati in maniera più disgustosa, senza cambiarne l'aspetto: "aveva un corpo canide, ricoperto da una rada peluria nera impiastricciata di sangue, o chissà che altro. Da due tagli che aveva sulla schiena fuoriuscivano due molli ali da corvo, come le mani di un cadavere risorto dalla tomba. La sua coda possedeva una vita propria e si agitava alla ricerca di una preda, sibilando come un serpente e strisciando nella polvere come un verme. I suoi movimenti sinuosi erano quasi ipnotici." Insomma, il problema è - dicendolo in parole povere - che tendi a descrivere alcune figure uniche (persino per il mondo di Theras) con una normalità adatta alla descrizione di un paesano qualunque. Questo crea una strada disparità nella mente di chi legge fra cosa sta leggendo e come lo sta leggendo, e finisce per aggravare il primo problema di cui ti ho parlato. Questo detto, la storia mi ha incuriosito e sono desideroso di leggerne il seguito, sperando che questi consigli possano aiutarti nella sua composizione.
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Contest mensile maggio 2016 « Mal di vivere »
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