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Il silenzio dell'eternità - oblio, Contest Settembre 2016 - Ricordo

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view post Posted on 26/9/2016, 20:19
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« το ξύπνημα της ζωής
για άλλη μια φορά
»

Il soffocare di un miasma velenoso, che si cinge sopra i lembi della tua pelle come fosse una morsa senza via d'uscita. La presa inesorabile di un mastino, che si chiude senza lasciare speranza sulle parti vitali della sua preda. Gabbie e catene troppo strette, senza possibilità di respiro. Affanni, arranchi. Ti muovi in quel liquame senza cambiare la tua posizione. Nulla intorno che non sia pece.
INCUBI
Li senti ormai parte di te, ma li vedi come un tempo lontani, qualcosa che non ti apparteneva ma ti era stato, a te inconsapevole, designato. Una promessa di eternità sbiadita, un giuramento su carta in un giorno di sole infuocato, firmato con una penna che non conteneva inchiostro (sangue?). L'involucro dell'eternità che ti compone è invaso dall'oscuro viscidume di un Gorgo inesorabile e inesplicabile. Ti avvolge, e invero ti fa sentire a casa. Smetti di muoverti, infine. Stare immobile fino alla fine—il sogno di te stesso che si modella e si ripiega in lembi d'ombra—

u o s h.
eternità nella luce
(perduta)

I giorni e i pochi istanti che passano, un cadenzarsi di un battito d'oblio, e la visione di una torre in lontananza—pure avvicinandosi a ritmo serrato alla costa
(sei uscito dal miasma, era inevitabile)
ti rende dimentico della tua condizione, giusto per un istante, giusto il tempo di ammirare la flemmatica composizione di quella scena, all'interno cui volente o nolente ti trovi. Istanti di emozioni rubate e infine dimenticate in un grido nel vuoto. Attimi di paura e desiderio—orrore—e felicità. In un miscuglio etereo dal quale ti sei sollevato, in piedi—non senti più nulla—davanti a te l'imponenza di un portone, più alto di quanto un portone possa essere, che svetta quasi fino alla cima della torre stessa a cui non permette l'accesso—non c'è altro. Eitinel ha rubato la vita, e la morte. Un ritorno alla pura essenza. Non sei nulla più che un mero involucro che passeggia per piani temporali sbagliati. Non puoi esistere in quanto tale, e in quanto tale non esisti. Un'essenza non contenuta che si sparge su una terra fredda e sterile.
(non c'è mai stato nulla da fare)

« .. il tuo servo, Eitinel. »

La confusione di parole svanite nell'oblio del tempo. Missive accartocciate con un ghigno sferzante sul volto. Le urla che pervadono la tua mente all'aprirsi delle pesanti porte per il sogno senza fine sono ciò che preannuncia quello che è già successo, e deve di nuovo verificarsi. Un nastro di Möbius che traccia i tuoi solchi sul terreno, sulla sabbia dell'eterno divenire. Sai dove ti stai dirigendo? Lo ricordi? Le fauci della Bestia si chiudono sui tuoi passi, mentre varchi quella soglia con un sorriso senza emozione—una lenta nenia, un canto inudibile—
Lia, sei tu?
Alexandra, sei tu?
Eitinel, sei tu?

(vai avanti)

Quello in cui ti muovi è l'illusione di un mondo privo di luci e di ombre. Un tempo campo di battaglia per una guerra già persa in partenza, infine cimitero e ricettacolo di anime per uno scopo dimenticato, o mai conosciuto. Lo scopo che cerchi, per cui sei tornato. Per cui sei tornato a rivedere, e—(comprendere?)—(abbandona quel posto che non ti appartiene)—
Ansito di vita irreale. La polvere che si adagia all'interno delle tue narici non irrita il tuo corpo, né quegli strani animali che corrono via, ti passano tra i piedi (sono ombre?) mentre percorri le lunghe scalinate della torre, fino alla stanza con una porta socchiusa. È buio—uno spiraglio di luce. Tieni gli occhi chiusi, ma sai di che stanza si tratta. È l'ultima visione che hai avuto, l'ultima visione di Alexandra, l'ultima speranza di trovare Eitinel. Apri gli occhi, stavolta. Corri verso la porta, con tutto te stesso. Non puoi perdere nuovamente questa opportunità. Ci sei, e finalmente arrivi prima che le porte si chiudano—prima di Alexandra—le scontri con violenza—mentre varchi quella soglia con un sorriso pieno di vita—una rapida successione di note, una musica che abbraccia i sensi—che fa infine sgretolare i le porte appena varcate, la torre, insieme alla costruzione mentale del sogno stesso.

« ο πύργος που πετά στα ύψη τώρα
και τόσο κοντά
»

E pure ti ritrovi ancora in un miasma, nero intorno a te. Apri le braccia per nuotare in superficie, ma i piccoli sforzi che stai facendo non fanno altro che portarti in basso, sempre più in basso. Fino a cadere a terra, a faccia in giù. Allarghi le braccia, spingi con le mani il terreno, sollevi il tuo corpo. Ti guardi intorno. Un gigantesco lago oscuro, un immane Gorgo—esattamente come quello nel quale eri immerso pochi attimi prima—ha preso il posto dell'immane torre che svettava. Il posto di Velta?

t i c t i c.

È come se intorno ci fossero delle figure sbiadite che si muovono, interagiscono, parlano, tutto in un turbinare senza sosta di pensieriil tocco di Chimerés
Un respiro affannoso. I ricordi si ammassano uno sull'altro. Tanto che non riesci più a contenerli, e sfociano nella realtà intorno a te—sei ora circondato da ombre—sembrano guardarti e aspettare—non te, ma Chimerés, la presenza imponente che attende e ti sorride, il ghigno orribile. Lo guardi, è parte di te. Egli allunga la mano, un tocco diabolico, il tuo corpo si tinge di nero, l'unico bianco rappresentato dalle sclere degli occhi senza più iride. Occhi sgranati su un mondo fittizio. Il marchio di Chimerés. L'eredità di Eitinel. Le ombre intorno si muovono, tu con loro. Un girotondo senza inizio né fine. Il canto che riprende, un lento susseguirsi di note sbiadite nell'aere immobile.

tu con loro
loro con te

(ma Eitinel dov'è)



un vorticare d'oblio
la perdita dei sensi

t i c t i -

1JdFa

p l i c.

Sangue che si sparge da un sorriso privo di vita. Un ansito di morte, un effluvio di esistenza che scorre inesorabile. Sei stato tradito, ITZAL. Dalla dea della vita e morte, che ti ha sottratto entrambe. Ora sei solo un'ombra, niente più che un'ombra proprio come coloro che rispondono ai tuoi richiami nella notte. Chimerés continua a guardarti, mentre scompare. (Le ombre con lui.) Velta non c'è più, la torre è caduta. Ciò che è rimasto dell'eredità è in te, senzavita. Il Gorgo è intorno. Il nero miasma è l'unica cosa che si muove. Silenzio. Neve che compare a terra, si sparge, e inizia a salire verso il cielo. Si allontana da te, corpo immobile e pure centro del gelido divenire. Sangue che continua a scorrere, tinge la neve di colore scuro. Continua esistenza in bianco e nero, e rosso. Nessun rumore. Ansia ingiustificata e tremiti involontari del tuo corpo che scuotono l'involucro della tua esistenza. Immersione nel mare di oscurità che circonda la tua mente. Il sogno di te stesso.

Vibrazioni su una terra oscura. La terra trema, tutto si sgretola—

caduta nel vuoto

« μια μνήμη
ένα όνειρο
»


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Note.
La scena fa parte del "risveglio" di Hoc, costituito da Il silenzio dell'eternità - inverno, Qui e Il silenzio dell'eternità - risveglio, Qui.
Tutto si ambienta in un sogno, o meglio nei suoi ricordi. Gli eventi narrati sono visti da un punto di vista leggermente diverso, ma seguendo le orme de Il silenzio dell'eternità - risveglio viene ripreso il tema di Eitinel, Velta e i Primogeniti, per cui Hoc è stato risvegliato, appunto.

Per una migliore comprensione degli eventi narrati, si veda Valzer al Crepuscolo - Ninna Nanna, Qui e i Primogeniti, Qui.


 
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