Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Posts written by Goth'

view post Posted: 14/1/2020, 22:30 Confronto - Il Lascito degli Dèi
Idem come sopra, questi giorni sono terribili. Conto di dedicarci del tempo entro la settimana prossima, ma fino ad allora dubito di poter scrivere qualsiasi cosa. :v:
view post Posted: 20/12/2019, 14:00 Il Lascito degli Dèi ~ Oblio - GdR



Ed è all’improvviso un solo istante di fermo, una luce ed un lento rimbombo lontano — solo un attimo, prima che tutto quello che vedi si dissolva in un nulla di tenebra — un grido, un agonizzare che svanisce — è lì vicino a te, mentre ti stai allontanando — sei tu che lo allontani, cacciato via, nascondendoti in un mondo altrimenti inaccessibile — una pedina nelle mani del tuo stesso sogno — i tuoi occhi sbiadiscono, le ferite della battaglia svaniscono (ci sono mai state?) — le porte di Velta, che si aprono sotto la spinta delle tue mani — ed un canto, che ti guida — che segna la tua fine — cadendo nel vuoto — un valzer interrotto nel crescendo —
il miasma, ancora una volta, in cui sprofondi e ti libera dal mondo

(la realtà, abbandonata)

il tramite per l’oscurità, il tramite per Eitinel
(così come è sempre stato)

infine tuo

(è parte di te, Itzal, e tu sei parte di esso)

in un mondo buio che chiameresti casa, se la parola avesse ancora un significato.
È l’unica cosa che conosci, l’unica cosa che vedi da quando hai deciso di abbandonarti nel sogno della Dama. Da quando ha preso la tua vita, in modo che la morte non ti potesse più sfiorare. E così, senzavita, non sei altro che un etereo involucro perso in un mondo che non ti appartiene, che non hai mai percepito come tuo. In un mondo solitario, lontano da tutti, e da tutto. Alla ricerca di qualcosa, qualcuno, che probabilmente non esiste più. Dissolto nell’oblio di cui fai parte.

E pure non sei da solo.
Stringi gli occhi, oscuro e vano tentativo di scrutare attraverso una flebile patina di nebbia, etereo velo verso un mondo dimenticato, lontano, silenzioso. Polvere di ciò che è stato lasciato indietro.

Stai guardando ciò che è passato, Itzal? Un continuo movimento ciclico intorno ad un perno che si muove con te — il tempo ha perso il suo significato. Forse, l’unico modo per trovarla è nel passato —
(e pure i tuoi ricordi sono sbiaditi — è davvero mai esistita?)

È ciò che hai sempre osservato, davanti a te?

Infine la vedi. È passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’hai vista, ma è come se fosse sempre stata sempre lì, in attesa. Tendi la mano, il braccio, e tutto te stesso verso di lei.

Eitinel


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« Io non sono lei. Io posso salvarti. »

La Sfinge ti sorride, mentre i suoi lineamenti cambiano, sfocano, perdono colore. Un’ombra, te stesso, ti guarda.
Eccoti.
Eternità in un istante solitario.

« Io posso farti vivere — e morire. Questo è il mio sogno — »

un istante, un battito nei tuoi occhi che si riflettono nell’oscurità

« — il tuo sogno. »

Sorridi. Abbassi lo sguardo. Ti alzi. Infine, questo è tutto ciò che vuoi.
Tendi la mano, verso un infinito senza luce che si sta modellando su ciò che rimane del tuo corpo.
Il tuo sogno. Immerso per sempre in te stesso.

Ciò che la Dama non poteva darti — e nello stesso tempo ti aveva già dato. Il tuo sogno, Itzal. Tu stesso. Ora, questo è tutto ciò che vedi. È tutto ciò in cui vivi.

Quello che vedi, sei tu.

« αυτό είναι το μόνο που ψάχνω »

Hai già compiuto la tua scelta molto tempo fa. Tutto quello che cerchi è già tuo.
Era parte di te, e pure ora ne sei finalmente anche tu parte integrante.

Un’ombra, infine, nel proprio eterno sogno d’oblio.





Note // Il riferimento al miasma come tramite per l’Oneiron fa riferimento alla giocata i Primogeniti [qui] dove Hoc si immerse prima di sprofondare in un oblio fisico e mentale. È qui un punto di svolta per Hoc, che infine ottiene quello che vuole, o meglio sblocca (con l’aiuto della Sfinge) quello che gli era stato già dato da Eitinel: un sogno perenne. Mentre il suo corpo era ancora per una parte fisico, e la sua mente per molta parte immersa in un sogno, adesso sia il corpo che la mente si sono trasferiti nel sogno. Infine, Hoc si ritrova nella condizione della Sfinge stessa.

view post Posted: 24/11/2019, 18:28 Il lascito degli Dèi ~ Dark Matters - GdR



« Hai scelto la parte sbagliata, Itzal. »

In un infinito turbinare di ombre l’aere diviene immobile ed evanescente flebile baluginio di morte Nulla si muove intorno a te solo i Primogeniti insieme (una cosa sola) invano contro un nemico immortale immenso innaturale incorporeo Ombre dilaniate e urla senza suono ad uno sfondo di lacrime di vetro Questo è ciò che vedi Un rapido movimento e le gambe sono infine senza forza il corpo sente il freddo dell’eterno vuoto Perdi contatto cadi non ti rialzi guardi in cielo —

Un cielo innaturale, a sfondo di un sorriso deformato. In una terra desolata, senza vegetazione, e senza vita. È l’ultima cosa che vedi, prima che il Kishin si avventi su di te, Itzal, l’ultimo elemento a proteggere

la Sfinge
il sogno stesso
(Eitinel)

la fine

« το τέλος »

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« Sono felice che tu sia qui. »

Ascolti senza che la voce abbia davvero un volto. Tu e i Primogeniti, insieme, in quella distesa di neve. È davvero reale? Ombre in un mondo che non vi appartiene. Vorreste combattere per mantenerlo in questo modo, quindi? La tua risposta è un guardare in alto, verso la Torre che svetta davanti a te. Verso il Gorgo che la circonda, in un eterno miasma d’oblio. La tua risposta è un passo avanti, nella direzione dal quale sei arrivato. Dalla quale è iniziato tutto. E d’altronde, è l’unica risposta che la tua interlocutrice si aspetta. Non hai altra scelta, senzavita.

« Posso condurti da lei. »

Non la vedi, ma sai che c’è. È lì con te, in qualche modo. Forse non è nient’altro che la terra su cui poggi i piedi ora, Itzal. Una terra vera solamente quanto il sogno che la contiene. I Primogeniti sbuffano, ma, alla pari di te, non hanno scelta. E la Sfinge sa esattamente cosa dirti, per farti avanzare di quel passo, un passo verso il tuo passato, e il tuo futuro insieme. Le poche parole che ti bastano perché ti possa emergere in un sogno da cui non riesci a uscire, da cui non sei mai riemerso. Velta, quella che vedi, adesso, e verso cui ti dirigi. Ma non sei l’unico a vederla.

« Itzal, è sicuro? »

Il Gorgo non dovrebbe essere lì. Velta non dovrebbe essere lì, non più. E allora, perché è tutto ciò che vedete? Perché i tuoi occhi, e le percezioni dei Primogeniti, non mostrano altro che una torre crollata che si sta ricreando dal nulla, un Gorgo turbinante in un mare di neve immobile — e pure camminate in quella direzione, i passi che non lasciano impronte — solamente uno sbuffo di fumo, ogni volta posati sull’effimera pece del Gorgo — sei lì, Eitinel? — Chimerés ride, sa di essere lui tutto ciò che rimane della Dama — ti ha usato, Itzal, è stato lui — la Dama, tramite la sua emanazione, tramite il suo lascito — è ancora lì, in tua attesa. E senti un canto, un canto di morte — ma è qualcosa che hai perso, per sempre. Il sogno, pure, è tutto quello che rimane.

« Apri la porta, Itzal. »

Un attimo di esitazione, perché sai cosa si trova — o si trovava — oltre il portone.
La vita per cui non ti è dato morire.

« Entra nel mio sogno. »

Alla ricerca di qualcosa che hai perso per sempre.



Il Kishin è arrivato, e il Sogno è cambiato. Una terra desolata. Ricordi di un futuro vicino, dove ogni essere non avrebbe potere, contro un mondo senza vita. Un unico dio, un modus operandi di convertire il bene e il male nel nulla, un nulla infinito, proprio come la Dama. I tuoi occhi non sarebbero in grado di percepirlo, al contrario della tua realtà. La realtà del sogno, tuo e della Sfinge. Il sogno di Eitinel. Residui di cenere sulle tue mani, che scivolano portati dal vento. Un processo nascosto, che sta per emergere

(in questo preciso istante)

Perché tentare di salvarti, senzavita? Perché tentare di salvare loro? C’è un solo fine per cui vale la pena tutto questo. Una vaga nota a pié pagina di un testo di storia minore. Una qualche breve menzione. Non ci sarà alcun elenco dei caduti. Tutto scomparirà, nello stesso modo di come tutto era comparso. E peggio ancora, ciò che non può far altro che rimanere, esattamente alla pari di te, cambierà. Tutti coloro che non potranno nemmeno morire. Tutti quelli che ne avranno ancora da esistere, dopo la morte della realtà. Come te, senzavita. Il più triste di tutti, per cui ti è ormai negato ogni sentimento. Perciò, cosa cambierebbe nella tua vita?

E chiudi gli occhi, un breve respiro di vita che non ti appartiene. Ma quando li riapri, vedi qualcosa che non ti aspetti. Membra … di stoffa? Un gigantesco cavallo? E sono loro che stanno affrontando il Kishin, inglobandolo in un turbinìo di ombre mentre la neve, per la prima volta, si sta modellando. Il sogno sta cambiando. E non è più in balia della minaccia del Kishin, aggredito dalla violenza dell’attacco di quelle emanazioni, dilaniato da un continuo evolversi di un miasma oscuro—il Gorgo stesso—la Dama?

« Il sonno può attendere, Itzal. In piedi. »

Ed è colui che ti ha risvegliato, e portato dalle profondità delle grotte fino alle porte di Velta, colui che ti ha fornito un tramite per la Sfinge. Un tramite per il sonno perenne di vita. Lui, e i mostri dell’Oneiron. Ne hai sentito parlare, e pure mai visti. Infine, sei quanto più vicino possibile al tuo destino, senzavita. Il sogno eterno. Quanto può durare, quel barlume di speranza? Eitinel, arrivo—

« Non avrai il mio sogno. »

Un boato, e la flebile tensione che tiene insieme il sogno,
intreccio di corpi e ombre
si infrange.

Un passo nel vuoto.

« τη συνένωση των σωμάτων και των σκιών στο όνειρο
διάλειμμα μεταξύ ονείρου και πραγματικότητας
»





Note // Dopo essersi diretto verso quella che pare Velta e il Gorgo, in un misto di realtà e sogno, Itzal e i Primogeniti entrano nella torre, per finire in territorio della Sfinge. Dopo un lasso di tempo non troppo definito arriva il Kishin e le sue armate, che non hanno troppe difficoltà con Itzal e i Primogeniti. Quando tuttavia sembra tutto perduto, arriva il Doppio di Jevanni che chiama a raccolta i Mostri dell’Oneiron [link] che finalmente riescono a fermare l’avanzata del Kishin, avventandosi contro di lui. Le frasi in nero nel testo sono pronunciate dalla Sfinge.

view post Posted: 24/11/2019, 18:07 Hatred's End ~ Ombre, fra sogno e realtà - GdR


Ed è un unico istante quello che passa tra osservare Jevanni, davanti a te — e il pavido offuscarsi del sogno in cui sei immerso, che inizia a tingersi di tinte oscure. Il tuo corpo si è teso, un attimo — non può stare nel tuo stesso sogno, Itzal

« Non paragonarmi a lui. »

Ti fermi, e i tuoi occhi si posano su colui che ti sta davanti. Se pure colui che ti è venuto a prendere, senzavita, è stato un tempo Jevanni, ora non lo è più. Non riesci a percepire che un’ombra davanti a te. Te stesso. C’è davvero qualcuno che ti è venuto a prendere nelle profondità delle grotte? O egli non è altro che te stesso, una parte di te dimenticata
(una speranza che non ti ha abbandonato del tutto)
— O è ciò che rimane di te, Eitinel?

Sono passi nell’oblio della tua mente quelli che percorri, preceduto dall’ombra, tuo pari. Un tramite verso l’esterno, verso un clan distrutto che ti ha relegato nelle profondità di una terra dimenticata. Hai lasciato che succedesse, Itzal, perché quello era il tuo destino. Ed era quello che la Dama—Chiméres— aveva stabilito per te. Ma ora è tempo di risalire.

« Hai mai sentito parlare della Sfinge? »

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Percorri in silenzio quei cunicoli che ormai conosci a memoria. Il mondo intorno a te si modella secondo la loro conformazione, un continuo cambio di direzione verso la luce, verso un mondo esterno. Ricordi, Itzal? Ricordi ancora il mondo che hai lasciato? Il mondo che ti ha relegato nelle profondità? La risalita è cominciata. Un eterno viaggio tra la tua realtà e il tuo sogno. E c’è solo un ricordo che alberga la tua mente. La lettura dei pilastri. Anime che reggono le pareti del reale, così come è conosciuto. Ma le profondità di quelle terre sono permeate dall’oscurità, una perenne ombra generata da lei, dalla Dama. E il flebile tramite tra la realtà e il sogno è destinato a rompersi.
Avresti ottenuto ciò che ti era stato promesso, allora?
Un sogno eterno?

« Ciò che si è risvegliato nelle profondità delle grotte era stato sopito da tempo. Ma è successo per un motivo. E il reale è destinato a collassare, e il sogno a prendere il sopravvento. »

Sì, l’hai sentito. È successo qualcosa, e l’oscurità ha già iniziato a muoversi da tempo. Qual’è il loro scopo, tuttavia? È davvero come i pilastri hanno profetizzato? Collassare il reale, un sogno eterno. È quello che ti era stato promesso. Lo puoi ancora ottenere? Qual’è il tuo ruolo, in tutto questo?

(un vorticare di immagini, di Velta, e un miasma oscuro che ti immerge)

Perché l’ombra è venuta a prenderti?
Ti fermi, d’improvviso.
Eitinel, sei tu?

« Dov’è Eitinel? »

La tua speranza migliore è trovarla. O ciò che rimane di lei.
Per raggiungere ciò che ti era stato promesso. Un sogno eterno.


view post Posted: 5/11/2019, 22:36 Confronto - Il Lascito degli Dèi
Apriamo le danze! :8D:
(che poi non ci sono fino alla prossima settimana)
view post Posted: 5/11/2019, 22:17 Il lascito degli Dèi ~ Dark Matters - GdR



Apri gli occhi. Intorno a te, solo buio. È tuo compagno da tempo immemore, ormai, da quando qualcosa — qualcuno — ti ha spinto nelle profondità delle grotte, e abbandonato lì. Le ombre, tue pari, sono disperse. Il flebile sussurro che passa tra gli antri delle rocce cadute produce un suono tenue ma presente. Eppure, quel fremito d’aria è l’unica cosa che tiene traccia in quello che succede nel mondo reale — le grotte sono l’unica cosa che ti tiene ancorato.
Sei sveglio, Itzal.

« »

O perlomeno, questo era stato vero fino a qualche tempo prima. Ora stringi gli occhi, il terreno soffice sotto i tuoi piedi. Come puoi ora non vedere altro che un incessante turbinio di neve, intorno? Com’è che riesci a percepire la sensazione di essere all’aria aperta?
È arrivato a tanto, il sogno nel quale sei perennemente perduto?

(È Velta, quella? — Velta, e il Gorgo nel quale ti sei immerso — cosa c’è di reale? — )

Chimères
Eitinel
(sta aspettando)

— probabilmente nulla.

« Ancora qui, Itzal? »

È ora di richiamarle, aveva detto l’ombra. E sapevi dove andare, o sapevi dove farle venire. E così hai fatto. Il marchio di Chimères si era attivato quasi autonomamente. Quando Chimères era svanito, aveva lasciato dietro di sé solamente il suo marchio che ancora ti ricopre, tatuaggio appena visibile nell’oscurità del tuo corpo, insieme alle ombre che erano state al suo fianco. Ma che da quel momento si erano separate. Ed ora, forse, l’unico loro collegamento sarebbe stato con te, senzavita. E loro, l’unico tuo collegamento conlei?

La consapevolezza di un mondo che non ti appartiene più. Che ricordi, ma come qualcosa di estremamente lontano dal te di ora. E di sempre. È in questo modo che guardi le ombre che si stanno formando, stanno arrivando, da disperse che erano. Tutto il mondo ha percepito la tempesta. È in arrivo. E non c’è più tempo da perdere.

« Itzal, il mondo non è più come quando c’era lei — »

Un tempo non ci sarebbe stato bisogno di pronunciare parola. Ma ormai, il legame che ti unisce ad esse si era indebolito. O forse, semplicemente,
i primogeniti
avevano infine sviluppato una coscienza loro. E non ne sei più parte fondamentale. Molti di coloro che si erano presentati insieme a Chimères, invero, non sono con te. Si sono mescolati tra la gente comune
(tra i vivi)
perseguendo i loro
(ideali?)

Abbandonato da Eitinel, abbandonato dal suo lascito.
Hai davvero ormai qualcosa per cui combattere, un obiettivo da raggiungere?

Ti guardi intorno. Le terre desolate che si estendono a vista d’occhio sono l’unica cosa di reale, in tutta quella situazione. Siete davvero lì, a parlare? O sei ancora sotto le macerie, nelle implacabili grotte di Samarbethe, la pressione delle macerie che cinge le tue membra dilaniate, premendole sulla fredda roccia?

(non c’è dolore, eppure, il dolore appartiene ai vivi — )

Alcuni tentano di mantenere una forma umana. Ma la maggior parte (tu compreso?) lasciano spazio alla loro vera forma. Ed è quasi un miasma nero, una macchia nella tempesta di neve bianca quello che appare ad un’occhio appartenente al reale.

« È passato tempo da quanto abbiamo messo piede su questo infausto luogo, tra il reale e il sogno.»

Li guardi, senzavita, e capisci che, pur nella tua solitudine, la tua situazione non è essenzialmente diversa dalla loro. Eppure, ti chiedi se anche loro avevano creduto, sperato, ed infine perso tutto per mano di colei nella quale avevano riposto ogni ideale.
Chimères ti ha lasciato qualcosa. Ti ha lasciato quelle ombre, che pure non sono altro che ciò che rimane di Eitinel, la dama per la quale ogni tua azione era diretta.
Hai combattuto per lei, ed infine per raggiungerla nell’oblio della morte.
Invano.



La morte è qualcosa che hai perso per sempre, senzavita. Ma con loro, infine, una traccia e collegamento con quello che sei, e quello che sei stato, perdura. Ed è di nuovo a portata di mano. Loro sono alla ricerca, forse, della stessa cosa.
Un fine.

« Alcuni di noi si sono allontanati dalla propria identità, per sopravvivere, per trovare un fine. »

Lo sai, e non c’è sorpresa in quelle parole. E pure, senzavita, ti soprende quanto persino quei frammenti di sogno abbandonati abbiano cercato di trovare qualcosa per cui valesse la pena continuare la propria esistenza. Un fine di cui persino tu stesso hai abbandonato la ricerca, in tutto il tempo che sei stato relegato nelle profondità delle rovine della grotta.

(E pure non puoi più —)
« E pure non possiamo più aspettare nel silenzio dell’isolamento. »

Sorridi, di rimando. Sollevi lo sguardo verso quella che pare Velta, quasi un fremito che scuote il tuo animo. I ricordi nell’oblio, la scalata alle note di un Valzer e la discesa nel miasma.
Il tutto per tentare una soluzione che
(eppure lo sapevi)
non avrebbe portato da nessuna parte. E ora sei lì, di nuovo. Alla ricerca di qualcosa che è gia successo, e pure succederà di nuovo, senza che tu possa interrompere o con cui interagire in alcun modo.

« Itzal, è giunto il momento di tornare a casa. »

La neve continua a cadere, e pure è difficile capire se ciò che vedi è davvero davanti a te, o nella tua mente. Ma questa distinzione non ha più importanza. Guardi avanti, la distesa di buio sul bianco cadente. L’unico obiettivo che hai non è ancora raggiunto — insieme alle ombre, è infine arrivato il momento del risveglio.

Uccidere la dama, e te stesso.
Per fare in modo
sia per te
che per loro
di ritornare nel mondo che vi spetta.

« ένα όνειρο χωρίς τέλος »

Un sogno senza fine.






Note // Secondo il collegamento che Hoc (o Itzal, ormai, avendo abbandonato del tutto i suoi trascorsi da vivo) ha con i Primogeniti, li richiama nei pressi di Velta. Solo alcuni rispondono: il legame di Itzal con loro si è indebolito col tempo, molti di loro hanno perseguito altre strade. I pochi che ci sono però seguono il discorso (mentale) e sono pronti a riunirsi al portatore, a sua volta pronto a riunirsi con chi, insomma, lo può portare in un sogno eterno / potere che vede nella Sfinge.
Come Itzal sia passato dalle grotte del Samarbethe [link] a questa scena (ie, quello che succede prima) verrà sviluppato parallelamente [qui].
Bentornato a casa, Hoc.


view post Posted: 5/11/2019, 21:51 Hatred's End ~ Ombre, fra sogno e realtà - GdR



caduta nel vuoto
dell'oblio

« μια μνήμη, ένα όνειρο »

tum

Un battito, un movimento. I tuoi occhi si sono abitati al nero delle grotte, dove sei stato relegato in quanto ombra. Le grotte sono la tua casa, il tuo rifugio. E pure, l’unico tramite che possiedi verso il mondo esterno. Non percepisci il tempo che passa. Da quanto sei in questo luogo?

un filo di polvere dalla roccia
trame di pietra che filtrano

L’unica cosa che ricordi è la lettura dei pilastri, prima di essere schiacciato a terra dal peso delle macerie, una profezia, un canto di morte. Qualcosa che si muove dal profondo.
Il nucleo e l’origine delle ombre. Il tramite tra te, senzavita, e l’eterno oblio.
Qualcosa si sta muovendo ora.





Le grotte sono tutto quello che ti rimane. Vaghi nei pochi cunicoli che non sono ancora collassati, continuando a percorrere le stesse interminabili vie, un circolo senza fine. Quello che rimane dei pilastri non ti porta più vicino alla verità di quanto vorresti.
Cosa manca?

Il fine di tutto. La ricerca eterna di un sogno in cui immergersi, e trovare lei.
C’è ancora, da qualche parte — o è il sogno stesso, ormai?

« Ancora qui, Itzal? »

Ti volti, ma non c’è altro che un’ombra. Dopo qualche attimo, ti rendi conto che non sei tu stesso. Eppure percepisci un desiderio comune, un obiettivo da raggiungere per cui tutti i tuoi sogni (o quello che ne rimane) possano essere sistemati, se solo seguissi l’ombra davanti a te. Una scelta già stata compiuta.

È ora di andare,Itzal
(conosce la tua identità)

« Chi sei? »

La voce cade nel vuoto delle tenebre, in un tonfo sordo.
È passato così tanto tempo, ma in qualche modo riconosci le fattezze dell’ombra davanti a te. È l’ultima persona legata a Eitinel che hai visto, prima di essere stato sotterrato nelle grotte. Ne è stata forse la causa. Stringi gli occhi.

Jevanni?


view post Posted: 28/10/2019, 23:48 zero, arrivo. - GdR


«Il fatto è che —»

comincia, mentre i suoi
(storici, si può dire)
compagni di avventure (ma perlopiù disavventure) alzano gli occhi al cielo, ben sapendo come quella frase sarebbe terminata. L’aria è percorsa da allegri ma stanchi suoni, di strumenti musicali che Kei non trova per niente accordati.
Che farebbero una figura migliore come soprammobili.

«— sta arrivando la tempesta.»

Terminano la frase praticamente tutti assieme, prima di mettersi a ridere (sogghignare?). Ma non tutti, solo i tre compagni che, pur avendo sentito Kei pronunciare quella frase circa un milione di volte (al giorno, per gli ultimi venti anni), non hanno mai percepito una vera e propria tempesta. Non nel senso che intende Kei. D’accordo, gli ultimi anni non sono stati estremamente favorevoli. Soprattutto per i villaggi vicini. Insomma, quelli che rimangono ancora in piedi.
Ma essi sono vivi, insieme, e a bere. Come lamentarsi?

Kei non è di quel parere.
Di fatto puoi lasciare che niente ti sfiori, puoi vivere la tua vita al presente e non pensare né al passato, né al futuro. Puoi passare le tue serate a bere e ascoltare suoni stanchi e dissonanti.
Puoi anche andare avanti senza lasciare traccia. E i compagni di Ken sono anche ben felici di farlo, a patto che la loro birra arrivi puntuale insieme al tenue calar del sole, insieme a un paio di partite a carte e, perché no, un'occasionale fumata in compagnia.
Kei non è di quel parere.

«Se quelle vostre teste di cazzo mi stessero a sentire, una buona volta—»

Ma i suoi compagni stanno già ricominciando a giocare, e bere. Ancora una volta.
Tanto che la frase cade senza risposta, e tutti si dimenticano dell’osservazione.
A parte Kei, d’accordo.

-

Ad ogni modo, l’imbrunire è anche quel giorno arrivato, mentre un gracchiare di (rane?) continua a vibrare nell’aria. Kei lo sente quasi, ma è estremamente lontano, come se non provenisse davvero da quel mondo. Un tenue vento filtra dalle fessure di quella struttura, ancora in piedi per chissà quale miracolo. L’oste, Ken crede, ha costruito il tutto con l’aiuto del figlio, chissà quanto tempo prima. Ma ha mai verificato di aver fatto un lavoro completo? Probabilmente no. Anche perché gli strani rumori che vengono dagli stipiti non presagiscono niente di buono.



(bianco)

Ha quasi una strana visione, è come se non ricordasse di aver mai visto la struttura di legno che teneva in piedi la taverna. Ma è forse solo stanchezza. Ken sbuffa, prendendo in mano il suo calice, ancora mezzo pieno. La musica nell’aria continua a suonare, il rumore bianco del costante mormorio della taverna lascia a Ken il tempo di pensare a cosa può succedere, a cosa si aspetta da tempo, a cosa — «che caz—»
(buio)

Neppure il tempo di capire la successione di eventi. Tutto è buio e silenzioso, per un solo istante. Un nulla che si forma da qualcosa. Un solo istante, in cui un ultimo, breve pur rapido, pensiero illumina la mente di Kei.
Non vede la sua vita passata, non vede quella dei suoi compagni. Hanno passato

cose
(avvenimenti)

(cosa, esattamente?)
ma ora non ce n’è più traccia. Non vede nulla davanti a sè, non riesce a pensare a sè stesso in quanto tale.
Chi sei, Kei?
(è rilevante?)

Un istante per capire che non è mai successo nulla prima di quella sera per lui. E non succedendo nulla, non c’è mai stato nulla.
Probabilmente, il significato delle loro vite è dato solamente in relazione dell’arrivo della tempesta.
Tutto il passato, non ha più importanza. Non è mai successo.

(tutto sbiadisce)

Essi sono un contorno, una decina di righe in qualche pagina narrante gli avvenimenti di quella sera.
Probabilmente, pensa in un ultimo, sfuggente sospiro, non siamo mai esistiti davvero.

(vuoto)

Di Kei si ritrova solo la testa, lontano.
Viso deformato in una specie di sorriso, perché alla fine, la tempesta è arrivata.
E con essa, la sua raison d'être.

« η καταιγίδα έχει φτάσει »


view post Posted: 25/10/2019, 21:43 Iscrizioni - Il Lascito degli Dèi
Nome Utente: Goth’
Team: Edhel
Note:
A parte tra il 6 e il 10 Nov. che mi sarà molto difficile accedere a internet per il resto dovrei riuscire a fare un post a settimana senza troppi problemi. Ciao guys :fiori:
1476 replies since 20/4/2007