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| contest Marzo 2015 Uno spunto di riflessione profondo del tuo personaggio, schematizzato e contestualizzato nelle pagine di un ipotetico diario. I concetti si basano su elementi reali di quest, peraltro giocata praticamente in parallelo con questo scritto, dando adito a una sorta di parallelismo tra vissuto e pensato. A parte ciò, i concetti si basano su di una riflessione che prende le mosse dall'ovvio e si scinde in qualcosa di assai virtuoso. Il concetto dell'amore che vince sul potere è profondo e antico quanto il mondo, ma talmente evidente che - spesso - viene dimenticato. Non si può dire che scada nell'ovvietà qualcosa che non viene di fatto mai trattata; troppe, tante volte il potere, tirannico e imperioso, è idolatrato come virtù e decantato come il più grande dei meriti per un personaggio. Tante, troppe volte si dimenticano le implicazioni che comportano il potere e che la storia ci ha mostrato in tutta la sua crudeltà e brutalità. Il fatto che si giochi un gdr non significa che bisogna sempre attingere al "lato oscuro" di noi stessi e ribattezzarci di virtuosismi neri soltanto perché "tanto è un gioco". Fa piacere ogni tanto decantare veri valori, quale l'amore è tra tutti, onde estremizzarlo entro i canoni che gli sono suoi propri. Certo, potevi anche ribadirlo entro metafore più elaborate o più auliche. Si poteva contestualizzare ancora meglio il tutto. Si poteva, sopratutto, allungare lo scritto in una più elaborata stesura. Ma si può sempre migliorare, d'altronde.
Scritto sostanzialmente di buona fattura, ma che sarebbe dovuto essere molto più approfondito da parte tua. Di fatto, l'opera si presta a una riflessione profonda - o abbastanza profonda - del tuo personaggio e, forse, del giocatore stesso. Un'analisi del potere che prende le mosse da un dualismo di superficie, per giungere a una conclusione sentita ma - sotto certi aspetti - alquanto ovvia. Il potere logora chi lo possiede e lo sfrutta; per imporre i propri ideali bisogna sfruttare il potere. Accettiamo il potere. Questo è il pensiero base della narrazione, peraltro non contestualizzata in alcun background specifico della scena, ma riversato in un unico flusso di coscienza, peraltro alquanto breve. L'analisi, si ribadisce, è buona, ma ovvia: nessuna delle due tesi realmente prevale sull'altra e il pg sembra addivenire a un "compromesso", più che altro. Forzato dalla sua condizione: o forzato dal fatto che deve fare una scelta per motivi di background. Il dubbio rimane. Andava contestualizzato meglio, approfondito e reso più chiaro nella dicotomia presunta tra tesi e antitesi. Quanto allo stile questo è sostanzialmente corretto sia in sintassi che in grammatica; qualche virgola in meno avrebbe reso meno macchinoso qualche passaggio, in verità. Per il resto, nella media. Per vincere i contest, però, serve qualcosa in più.
Idea molto buona, scritto molto meno. Andiamo con ordine. La contestualizzazione della "discesa in campo" di Lothar è uno spunto interessante, che si contestualizza al meglio nel tuo personalissimo background. Sotto questo aspetto, l'affiliazione coi Pari ci casca come il cacio sui maccheroni, per usare una metafora culinaria, e tu fai bene a sfruttare la cosa. Al di là di tutto, il discorso avrebbe potuto essere sfruttato meglio; alla fine il tema stesso del potere è soltanto meramente sottinteso e la presa di posizione di Lothar alquanto ambigua, ricalcando una sorta di "contratto con gli italiani" di berlusconiana memoria. Per dire: il suo potere sembra legittimarselo da solo, più che farselo legittimare dagli altri. E non sono sicuro che questa ambiguità sia stata del tutto voluta da te. Ma, a parte questo, il vero punto debole dello scritto è la grammatica: tanti troppi errori nella narrazione. Su tutti l'aver scritto "hai" anziché "ai" almeno due o tre volte. E non si può passar sopra certe cose, sopratutto alla luce del fatto che so benissimo che tu sai evitare questi errori. Quindi, è solo frutto di distrazione. Quindi, ancor più grave. Fai attenzione la prossima volta.
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