Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Gli occhi del serpente

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view post Posted on 20/2/2015, 12:01
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Vi è una serpe che è nata insieme all'uomo.
Dall'uomo è stata cresciuta e
contro l'uomo si è rivoltata.
Striscia invisibile e aggredisce gli sciocchi;
incanta i bambini e inganna gli allocchi.
È corteggiata e benvoluta da tutti,
desiderata come qualcosa di osceno

« ...Ah! ...Vile denaro,
mai più elogerò il tuo sporco veleno.
»

contoconfronto


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« Gli occhi del serpente »

C'è una verità, su Theras, che sembra essere stata compresa appieno solamente dagli abitanti dell'Akeran:
la verità del denaro.
Il meridione di Theras pullula di una quantità di mercanti, imprenditori, usurai e strozzini che supera di gran lunga quella di Dortan e dell'Edhel presi insieme. La mole di denaro e di oro che circola fra le sabbie del deserto è incalcolabile; a volte talmente grande da aver corrotto persino gli animi più integri.

Naturalmente, dove vi è così tanto denaro, non può mancare altrettanto sangue:
mercati neri, compagnie mercenarie, traffici di droga e schiavismo sono solo alcuni degli abominevoli mercimoni che sono venuti a generarsi intorno a una tale ricchezza e che, da sempre, hanno trascinato l'Akeran in una spirale autodistruttiva.
Un circolo vizioso che aveva la necessità di essere regolato.
Ecco che cosa è gli "Occhi del serpente": un'organizzazione volta alla regolazione e al controllo del flusso di denaro nel territorio dell'Akeran. Una banca, così come alcuni iniziano a chiamarla. Una gilda che sovrintende gli scambi dei mercanti, compie prestiti in favore di chi ne ha bisogno e gode degli interessi dei propri investimenti. Una istituzione che si dice abbia ormai in pugno tutte le ricchezze dell'Akeran, e che naturalmente gode di una fama a dir poco ambigua:
ispirata dalla perversa cultura dei Maegon, essa favorisce infatti lo schiavismo nel Bekâr-şehir, protegge il traffico di droghe fra le strade di Dorhamat e finanzia gli eserciti privati sia del Sultanato che di Taanach, senza alcuna distinzione. Ciascuna di queste depravazioni è stata originariamente introdotta nella cultura meridionale di Theras dai Maegon - una razza rettile che nell'antichità governava uno degli imperi più potenti del continente, ma che è finita vittima della sua stessa decadenza.
Oggi dei Maegon non restano che reperti storici e tesori; tuttavia, sulle tracce di questa antica civiltà, gli Occhi del serpente continuano a diffondere il caos nel territorio in maniera controllata, certi che sarebbe loro sufficiente chiudere i rubinetti del credito per far inginocchiare ai propri piedi qualsiasi sultano, nobile o pirata che abbia attinto dalle sue fortune.

L'organizzazione agisce nell'ombra e - ufficialmente - è amica di ogni altra fazione presente nell'Akeran, esclusi unicamente i demoni del Sürgün-zemat. Dispone di agenti infiltrati ovunque nel territorio, benché la sua sede principale sia stanziata a Taanach, in un lussuoso palazzo ricavato dalle rovine Maegon che costituiscono le fondamenta della città.
Gli Occhi del serpente non hanno bisogno di manifestare apertamente la propria potenza e sfoderano le zanne molto raramente. Piuttosto, preferiscono rimanere al di fuori delle barbare guerre combattute dai nani e dagli uomini, limitandosi a osservarle e iniziando a calcolare la mole dei loro conseguenti profitti.

D'altronde, non è forse in questo che consiste il vero potere?


« Membri »

I membri degli occhi del serpente si dividono in quattro categorie: semplici collaboratori, subalterni, soci e dirigenti, come in una vera e propria impresa al cui vertice sta Lhissra'had Essien, l'occhio sinistro del serpente.
Per scalare questa gerarchia è necessario accumulare Punti Clan: i PC possono essere assegnati dai QM o dai giudici al termine di qualsiasi giocata tutelata, purché la giocata abbia favorito in maniera diretta al clan di appartenenza del membro; in questo caso, gli occhi del serpente.

Al momento dell'affiliazione (che avviene automaticamente con l'acquisto di una qualsiasi risorsa del serpente), il membro viene considerato un Collaboratore. Dopo aver ottenuto un PC, il suo grado sale a Subalterno; dopo averne ottenuti altri due (da QM o giudici differenti), il suo grado sale a Socio, e dopo averne acquisiti altri tre, il membro diviene un Dirigente. Il grado all'interno della fazione determina di quali risorse può disporre l'affiliato. È consigliabile ricordare al QM o al giudice la propria appartenenza agli Occhi del Serpente per ricordargli la distribuzione di PC nel giudizio finale: tali vanno assegnati sulla base di quanto il personaggio abbia aiutato il clan ad ampliare la propria influenza su Theras, attraverso le sue azioni, nel corso della giocata.

COLLABORATORI

Venom, sicario ghul, pericolosità B | aitante, composto, esotico, risoluto, umile e tormentato.

SUBALTERNI

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SOCI

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DIRIGENTI

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« Risorse »

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Il Serpente mette a disposizione numerose risorse per i suoi membri, che spaziano da droghe pericolose ad artefatti misteriosi, a intere schiere di servitori. L'acquisto di una qualsiasi di queste risorse comporta l'entrata automatica a far parte dell'organizzazione al semplice grado di collaboratore, ma non tutte le risorse sono acquistabili a questo grado. Per poter ottenere tutti i privilegi del clan, è necessario contribuire alla sua crescita sul territorio di Theras e guadagnere PC di conseguenza.

DROGHE E VELENI


MNEMOTOSSINE - prezzo 100G | grado richiesto: ---
Il Serpente ha molti strumenti a disposizione per punire gli inadempienti e piegare gli abitanti dell'Akeran alla propria volontà; veleni a disposizione di chiunque possegga abbastanza denaro da poterseli permettere. La mnemotossina è uno dei più conosciuti: una pasta nera nella quale gli agenti dell'organizzazione impregnano le proprie armi, dando loro la capacità di offuscare la memoria del bersaglio. La tecnica ha natura fisica, richiede un consumo di energie Basso e influenza il successivo attacco non tecnica compiuto dal personaggio: se questo dovesse andare a segno, oltre a provocare il danno normalmente previsto, cagionerebbe alla mente della vittima un ulteriore danno basso sotto forma di alterazione della memoria. Come ipnotizzato, chi viene colpito da questa tossina inizierà a lasciarsi plagiare dalle parole del Serpente e confonderà la realtà con le menzogne che gli vengono propinate insieme o dopo l'attacco. Per questa ragione, gli agenti del Serpente sono soliti ricorrere a metodi fantasiosi per iniettare il veleno nelle proprie vittime, attaccandole da dietro una maschera amichevole e suggestionandoli con un sussurro.

SANGUE VERDE - prezzo 400G | grado richiesto: ---
Il sangue verde è una droga dalle tinte smeraldine che si dice sia stata tramandata dalla cultura Maegon sino a oggi. Viene assunta per via orale e venduta in fiale non più grandi di un ditale, che è facile nascondere tra i propri vestiti. Va considerata una tecnica di natura fisica. Al momento dell'assunzione, provoca immediatamente un contraccolpo Alto al fisico di chi la ingerisce, erodendo le pareti della sua gola e del suo stomaco come un acido, ma gli conferisce per due turni di gioco immunità a qualsiasi forma di fatica e la possibilità di vedere anche nell'oscurità più fitta come se fosse giorno. Inoltre, aggiunge 4CS alla sua riserva.

STRUMENTI


CHIAVE DEL SERPENTE - prezzo 100G | grado richiesto: subalterno
La chiave dello scheletro è un lungo grimaldello di pietra di cui dispongono tutti gli agenti dell'organizzazione, replicato sul modello di un antico artefatto Maegon. Con esso è possibile forzare qualsiasi serratura senza manometterne il meccanismo, e ciò è bastato a valere la fama al Serpente di strisciare non visto sotto le fessure delle porte per addentare la propria preda. Gli occhi del serpente non fanno uso, infatti, di questo strumento per rubare: essi sono una banca. Un'organizzazione onesta. L'unica ragione per cui intrufolarsi nell'abitazione di un loro bersaglio, è quella di ucciderlo.
[passiva - 2 utilizzi]

GRASPO DI TENEBRA - prezzo 200G | grado richiesto: subalterno
Questo piccolo grappolo di vetro viene allacciato alla cintura e contiene delle biglie che possono essere utilizzate per sormontare i propri avversari o per garantirsi la fuga. Imprimendo un consumo Medio di energie in una di queste sfere e spaccandola in terra, da essa si propagherà un'oscurità innaturale e impenetrabile, che presto ingoierà ogni fonte di luce circostante. Le tenebre così formatesi priveranno tutti i personaggi presenti del senso della vista, per la durata di un turno, ed è per questo che gli agenti del Serpente sono soliti utilizzare questa tecnica dopo l'assunzione del Sangue Verde.
[natura magica]

MASCHERE


MASCHERA D'ORO DEL SERPENTE - prezzo 300G | grado richiesto: socio
Le sottili maschere d'oro sono l'artefatto che distingue gli assassini, i mercenari e le spie al soldo del Serpente. Trattasi di volti piangenti modellati direttamente dal prezioso metallo e incantati perché divengano potenti artefatti. Indossarne una, nell'Akeran, significa manifestare apertamente la propria affiliazione all'organizzazione, e spesso ciò è sufficiente a costituire una valida minaccia verso i più codardi. Le maschere hanno tuttavia una controindicazione: chiunque le possegga non può tradire il Serpente in maniera diretta né indiretta, poiché nel caso in cui lo facesse, tale informazione raggiungerebbe immediatamente i dirigenti e Lhissra'had stessa, che verrebbero a conoscenza delle sue azioni.
[malus]

Se si è disposti a pagare tale prezzo, però, la maschera conferisce diversi poteri, adeguati alle menzogne e ai modi subdoli del Serpente. Primo fra tutti, la capacità di far sì che le proprie parole non vengano ricordate da chi le ascolta: di qualunque conversazione si tratti, non appena il Serpente cesserà di parlare, il suo interlocutore si dimenticherà quale fosse il soggetto su cui stavano dibattendo fino a qualche secondo prima.
[passiva; 2 utilizzi]

Oltre a poter manipolare le proprie parole, i possessori di questo artefatto sono anche in grado di discernere le bugie dalla verità; un potere che si rivela quantomai utile per chi ha il compito di riscuotere informazioni. La maschera lancerà infatti un flebile gemito, appena udibile, ogni volta che l'interlocutore del Serpente gli mentirà od ometterà dati di grande rilevanza dalle proprie confessioni, garantendogli di non poter essere ingannato dalle più semplici menzogne.
[passiva; 2 utilizzi]

Infine, dopo aver indossato la maschera e aver guardato attraverso i suoi occhi, è possibile vedere nel passato. Con un semplice consumo Basso di energie, gli occhi del Serpente mostreranno all'affiliato il passato recente del luogo in cui si trova, che si manifesterà tramite le figure di fantasmi visibili solamente a lui, innocui e impalpabili. Una capacità quantomai utile per chiunque compia lavori di investigazione.
[natura magica]

INCISIONI - prezzo 500g | grado richiesto: socio
Nient'altro che banali decorazioni del metallo alla vista, ognuna di queste incisioni racchiude in realtà una forte impronta magica che garantisce ai possessori dell'artefatto nuovi e più specializzati poteri. Benché spesso ornamenti aggiuntivi vengano applicati dal proprietario della maschera, l'elemento che determina l'orientamento scelto - e che per questo è sempre presente - sono i pochi segni vergati nella cuneiforme scrittura Maegon esattamente sulla fronte del viso piangente, dal significato "Zanna", "Lingua" o "Pelle". Ogni maschera d'oro può avere una singola incisione e la scelta non può essere cambiata in seguito; è però possibile acquistare ulteriori maschere e modificarle diversamente.
Zanna
Attraverso un meccanismo innestato nell'artefatto e un consumo Basso di energie, la maschera è in grado di sparare un sottile aculeo avvelenato, il quale a contatto con la pelle del nemico inietterà una tossina speciale. Gli effetti di questa sostanza interferiscono con i normali processi di guarigione del corpo; in termini di gioco, per la durata di due turni qualsiasi passiva di potenziamento di tecniche di guarigione non avrà effetto.
[natura fisica]

Alternativamente, a consumo Alto energetico la maschera può rilasciare uno spruzzo caustico a distanza ravvicinata, capace di ustionare il viso del nemico per un danno Medio al corpo, oltre a causargli parziale cecità per la durata di ben due turni.
[natura fisica]

Lingua
Il sortilegio racchiuso in questa runa garantisce per vie misteriose la capacità di minare l'integrità psicologica del nemico pur attaccandolo con metodi ordinari. Consumando un utilizzo di questa passiva, dunque, il proprietario della maschera potrà decidere di ferire la risorsa mente invece che quella corpo con i suoi ordinari attacchi fisici non-tecnica.
[passiva; 2 utilizzi]

Attivando uno speciale meccanismo della maschera, e pagando un dazio energetico Alto, l'oggetto potrà rilasciare una nube di gas psicotropo a distanza ravvicinata. Il nemico che dovesse inalarlo sperimenterebbe terribili allucinazioni e distorsioni percettive, incassando così un danno Alto alla risorsa mente. Gli effetti tuttavia impiegheranno un intero turno di tempo dalla somministrazione prima di attivarsi.
[natura fisica]

Pelle
Il proprietario della maschera è libero in qualsiasi momento - previa spesa Bassa della risorsa corpo - di mutare il proprio aspetto in quello di una qualsiasi altra persona, lasciandosi dietro la pelle accartocciata delle proprie originarie sembianze. La forma così assunta dovrà per forza essere umanoide e mai mostruosa o animale, e sarà permanente per tutto il resto della giocata o sino a una seconda attivazione della tecnica.
[natura magica]

L'artefatto è inoltre in grado di causare la crescita spontanea di sottili ma resistenti scaglie su tutto il corpo del suo proprietario, un'armatura naturale capace benissimo di arrestare qualsiasi attacco non-tecnica per la durata di due turni - indipendentemente dalla quantità di CS con cui esso venga portato. La mutazione ha anche un effetto particolarmente rinvigorente sull'utilizzatore, tanto da concedere 4CS aggiuntive liberamente personalizzabili. Il consumo di questo potere è pari a un Medio energetico e a un Medio fisico.
[natura magica]

SERVITORI


SENZACARNE - prezzo 300G | grado richiesto: dirigente
Furono i Maegon a impiegare la schiavitù per primi, nell'antichità. I loro servi si dividevano in due categorie: i senzascaglie, che comprendevano qualsiasi appartenente alle razze non Maegon, e i senzacarne. Quest'ultimi erano veri e propri cadaveri riportarti in vita per continuare ad assolvere i propri doveri anche dopo la morte, che venivano ricoperti d'oro, di seta e di gioielli perché fossero più gradevoli alla vista.
Ancora oggi il Serpente fa uso di questi senzacarne, sebbene in quantità molto minore. Essi sono a disposizione solamente dei membri di più alto rango dell'organizzazione, e ciascuno di loro ne possiede a malapena una decina ciascuno. Avere a disposizione dei senzacarne è più che altro una questione di status, dato che la loro vista è in grado di far rabbrividire e nauseare anche il più coraggio dei guerrieri.

Benché il loro potenziale combattivo non sia insormontabile, i senzacarne sono sotto il controllo diretto di chi li possiede e possono essere utilizzati liberamente in combattimento. La loro condizione di cadaveri viventi li rende lenti e prevedibili, ma se sottovalutati possono facilmente sopraffare un avversario spaventato o sprovveduto. Per queste ragioni, un gruppo composto da una decina di senzacarne va considerato come un singolo alleato e viene influenzato complessivamente da qualsiasi effetto; compreso quello di poterli impiegare in battaglia.
[passiva; 4 utilizzi]

Piuttosto che infliggere gravi danni, i senzacarne vengono spesso utilizzati per ostruire i propri avversari con la massa del proprio corpo, gettandocisi contro e trattenendoli al fine di immobilizzarli. Liberarsi di loro può essere faticoso, e al Serpente è sufficiente un consumo Basso di energie per impartire un ordine di questo tipo. La tenacia e il peso dei non morti li rende ideali per questo tipo di compiti, giacché mancano di vere e proprie capacità combattive; se non difeso, questo assalto provocherà alla vittima una costrizione di potenza Bassa per il turno successivo, che la immobilizzerà senza provocarle danno a meno di difendersene appropriatamente.
[natura fisica]


Edited by Ray~ - 1/6/2016, 15:15
 
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view post Posted on 20/2/2015, 12:03
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« Organizzazione »


Gli occhi del serpente - o più comunemente "il serpente" - costituiscono l'organizzazione criminale più potente ed estesa di Theras. Si parla di centinaia di migliaia di individui, per una ricchezza che sarebbe sufficiente a sfamare regolarmente l'intera popolazione dell'Akeran per mezzo secolo. Un gruppo che esiste al di fuori di qualsiasi giurisdizione, strutturato come un'impresa e nascosto a ogni strato della società e del mercato, nato originariamente intorno al commercio degli schiavi e alle ricerche sulle antiche popolazioni Maegon.
Il serpente è guidato dal profitto; costituito da pochi membri dirigenti e molti membri operativi; è a partecipazione esclusiva; prevede il mantenimento del segreto e della fedeltà da parte dei soci; ha una continuità temporale attraverso sempre nuovi reclutamenti; fa uso di violenza e corruzione in maniera indiscriminata; presenta al suo interno una divisione specializzata del lavoro; ha un approccio monopolistico al mercato ed è costituito da una serie di regolamenti espliciti validi unicamente per i suoi membri. Il serpente non esiste e al tempo stesso è la realtà più ingombrante dell'Akeran, in grado di porre un inquietante veto sulle azioni di Sultani, Tsar e Ammiragli. I suoi membri si nascondono sotto il nome di mercanti, politici e soldati, e vengono reclutati fra gli affamati e i disonesti, in cambio di favori e fedeltà. Quando ci si trova nell'Akeran è possibile che chiunque sia il proprio interlocutore possa essere un membro dell'organizzazione sotto mentite spoglie, tanto che si dice che "il serpente possa nascondersi sotto ogni pelle."
Ufficialmente gli occhi del serpente sono un'organizzazione onesta e integerrima dedita alla compravendita di schiavi. I suoi finanziamenti hanno permesso a tutto l'Akeran di riprendersi dalle devastanti guerre della Terza Era e di scoprire molti degli innumerevoli segreti celati dai Maegon. Tutti sanno ciò che cela questa facciata, ma nessuno ne parla né possiede potere a sufficienza per opporglisi.

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« Truppe »


Ufficialmente il serpente non dispone di alcuna forza militare, tuttavia chiunque saprebbe dirvi che non esiste affermazione più lontana dalla verità di questa. Di fatto, chiunque potrebbe essere un uomo al servizio di Lhissra'had, anche da un momento all'altro. È sufficiente che l'organizzazione trovi una moneta di scambio appropriata; sia essa la ricchezza, il potere, la protezione o il ricatto. Una volta entrati al servizio del serpente è richiesta la totale fedeltà da parte dell'individuo, in un vero e proprio scambio di favori che viene compiuto all'oscuro dei propri ruoli.
Il serpente può contare nelle sue fila tanti schiavi quanti nobili, tanti mercanti quanti soldati. L'organizzazione agisce nella maniera più indiretta possibile, nascondendo la proprie dirigenza e lasciando apparire il proprio operato come una serie di incidenti volti a ostacolare chi la oppone. Tuttavia conosce e non sottovaluta l'importanza dell'impressione: i suoi agenti migliori indossano tutti delle maschere d'oro che, oltre a celarne l'identità, hanno la precisa funzione di sottolineare le volontà e la presenza del serpente.
Tra i membri più rinomati dell'organizzazione troviamo famosi schiavisti, ricchi mercanti e potenti politici. Uomini intoccabili grazie alla loro rete di contatti e sprofondati nel lusso delle loro posizioni. Al loro servizio vi sono interi gruppi di fedelissimi tagliaborse, assassini, schiavi, banditi, malviventi e quant'altro, pronti a entrare in azione alla minima promessa di ricchezza.
C'è chi dice inoltre che Lhissra'had Essien - l'unica e sola testa del serpente - abbia a sua disposizione anche altre forze, ottenute attraverso la ricerca delle antiche conoscenze Maegon: uomini letteralmente risorti per servirla che non si opporrebbero mai ai suoi ordini, e che nascondono le brutture del proprio corpo morto sotto abiti lussuosi e orpelli d'oro.

pericolosità D

Le code: Ogni serpente ha una coda, lontano dagli occhi e dalla cima; lontano dai gradini più alti del potere. Alla base di questa scala gerarchica troviamo gli schiavi. Esseri deboli, denutriti, spogli di qualsiasi avere, abietti, senza nessuna capacità particolare se non l’obbedienza, spesso forzata, e senza riconoscimenti ulteriori. Si possono facilmente trovare nei pressi del Bekâr-şehir e delle sue cave, a estrarre gemme preziose dal sottosuolo. Al contrario di tutte le altre fasce dell’organizzazione, essi non hanno gioielli d’oro a rappresentanza del proprio padrone, né vesti di pregiato tessuto. Loro sono nudi, senzascaglie, in quanto immeritevoli di possederle. L’unico oro posseduto proviene dai collari – stretti e asfissianti – e dalle cavigliere che li tengono legati. Lavorare nelle cave è come lambire l’Abisso, sfiorarlo, cadere in un turbinio di dolore, fatica e sottomissione totale. Le cave sono spesso teatro di orrore; si narra che gli uomini al loro interno perdano ogni traccia di umanità. È molto raro – seppur non inusuale – trovare qualche schiavo scappato dalle cave, anche se è molto più frequente imbattersi in loro nelle grandi città mercantili, dove i servi vengono venduti ai loro nuovi padroni. Presi singolarmente sono quasi del tutto inoffensivi, ma in gruppo riescono a far valere la loro forza.

pericolosità C

Le lingue: Sono nient’altro che volgari spie nascoste tra la folla dei bazaar, tra gli avventori delle bettole più losche, tra le prostitute che arroventano i già torridi pomeriggi delle città, tra le mura dei palazzi e tra le servitù dei potenti. Carpiscono i segreti e fiutano l’odore dell’opportunità. Infidi, sfuggevoli, viscidi, gli Anylus si nascondono in mezzo alla gente, sommersi dalla caotica confusione delle città dell’Akeran. Sono esseri scaltri e furbi, in grado di mimetizzarsi nella folla, in grado persino di cambiare il tono della loro voce pur di ingannare il prossimo. Sono le lingue che animano i segreti più nascosti; la voce del serpente che racconta le debolezze altrui. Molti imperi sono caduti per una malalingua, un pettegolezzo, il sussurro spietato e veritiero di un serpente. Essi sono un’arma dell’associazione, carpiscono informazioni e segreti e li riferiscono agli Occhi del serpente. Le loro vesti sono comuni, adatte a mimetizzarsi tra la folla. Sono riconoscibili soprattutto per i numerosi anelli d’oro sulla lingua, sulle sopracciglia e al naso. Agili e scaltri, il loro modo di combattere è simile a quello dei ladri, facendo dell’illusione e della menzogna la loro arma più forte.

pericolosità B

Le ossa: Denaro e schiavi. Questo è ciò di cui gli Occhi del serpente ha bisogno: senza di essi, l'organizzazione stessa cesserebbe di esistere. È questa la ragione principale per cui l'intera struttura crollerebbe senza l'enorme numero di mercanti che impiega in tutto l'Akeran. Questi si occupano principalmente del traffico di schiavi, armi, droghe e qualsiasi altra merce illegale. Spesso stipulano trattative e accordi vari, maneggiando e moltiplicando il denaro. Si ammantano e imbellettano di anelli e gioielli, col preciso intento di ostentare la loro ricchezza. Sebbene rappresentino lo scheletro dell'intera organizzazione, non sono guerrieri particolarmente abili, anche se ciò non significa che non dispongano di mezzi adatti a difendersi: preferiscono evitare uno scontro frontale – spesso con l'inganno o infide sottigliezze psioniche – e abusano dei loro schiavi facendoli combattere per loro. In effetti, la loro pericolosità sta nel fatto che non sono mai soli, bensì circondati sempre dai loro servi: bestie fedeli e sottomesse che darebbero la vita per difenderli.

pericolosità A

Le zanne: Se uno schiavo cerca di scappare, se un servo tenta di ribellarsi, se un qualsiasi altro membro cerca di tradire l'organizzazione, ecco che intervengono loro. Sono poco più che meri assassini; blandi esecutori: hanno il compito di vigilare e di tenere in condizioni stabili l'intera struttura dell'organizzazione. I boia.
Non tutti possono diventare boia: essi sono scelti prima ancora di nascere. Appena in vita vengono educati all'assunzione di una pericolosa droga in grado di potenziare le capacità fisiche di chi ne fa uso. I pochi che riescono a sopravvivere manifestano nel corso della loro crescita capacità che li renderanno adatti ad eseguire i loro compiti.
Esistono due tipi principali di boia: alcuni sviluppano corpi grossi e potenti che permettono loro di brandire enormi mannaie in battaglia; la loro stessa immagine incute terrore e la loro forza fisica è in grado di pareggiare quella degli animali più grossi di Theras. Altri, invece, lavorano nell'ombra: nessuno li conosce - e questo è forse il loro più grande potere - e sono in grado di nascondersi ovunque, persino alla luce del sole, in silenzio. Invisibili, agiscono furtivamente - forti dell'agilità donatagli - e assassinano il loro bersaglio sfruttando una conoscenza impareggiabile di droghe e veleni. Sia gli uni che gli altri, però, indossano le stesse vesti nere e una maschera d'oro dall'espressione triste: esiste forse beffa più grande del voler forzare un'espressione di rammarico sul viso del proprio assassino?

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« Obiettivi »


« L'Akeran è mio. » queste sono le parole che in molti giurano di aver sentito pronunciare a Lhissra'had durante un incontro pubblico, perciò è opinione comune che gli obiettivi del serpente si limitino a questo: il monopolio del mercato, il profitto senza fine, il potere politico, la sicurezza e la fedeltà alla propria causa. Mire alle quali ambisce senza ombra di dubbio la quasi totalità dei suoi membri, ma che per l'organizzazione sono solamente un gradino per estendere la propria influenza anche al di fuori dei confini dell'Akeran. Lhissra'had si muove con l'idea precisa di costruire un impero fantasma: una struttura invisibile che si poggi sulle realtà politiche di Theras già esistenti, costruita intorno alle fondamenta del monopolio commerciale. Ma per quale ragione? E come?
Ciò che il serpente cerca è di scoprire tutti i segreti del continente. Di svelare ogni suo mistero e di dominarne ogni forza nascosta. Dama Essien, Cuorenero, è abbastanza intelligente da capire che il denaro da solo non è sufficiente a controllare un mondo come Theras, popolato da mostri, ombre e draghi. Per ciò ella va alla ricerca di ogni frammento di potere dimenticato dalla storia e, una volta recuperatolo, lo tiene nascosto al mondo, sfruttandolo unicamente per il proprio tornaconto. Quindi finanzia le ricerche sugli antichi imperi dei Maegon e per la stessa ragione investe sul progresso dell'Akeran.

Il serpente è mosso da pura ambizione. Striscia alla ricerca del potere e avvelena tutto ciò che lo ostacola.

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« Territorio »


Gli agenti del serpente operano in tutto l'Akeran, sebbene alcuni territori siano più refrattari alla sua presenza di altri. Le città libere del Bekâr-şehir sono senza dubbio la regione dove la sua influenza è più forte, data la larga tratta di schiavi che viene compiuta nell'area di Caezavi e Umut Alev: l'intera zona è ufficiosamente sotto il controllo di Cuorenero, sebbene nessuno sarebbe disposto ad ammetterlo.
Secondariamente, Taanach e Dorhamat, sebbene possiedano un proprio governo, hanno l'abitudine di stringere solidi patti d'intesa con il serpente. Questi accordi danno luogo a numerosi scambi reciproci di favori, ai danni di chi ne resta coinvolto: le due città libere hanno visto la loro indipendenza minacciata molte volte nel corso della storia, e pur di garantirla sono disposte a ricorrere a qualsiasi mezzo.
Il Plaakar - essendo il sito dove anticamente sorgeva il grosso della civiltà dei Maegon - è il principale territorio di ricerca del serpente, che finanzia numerosissime spedizioni all'interno della giungla: fin dove sia riuscito a spingersi è sconosciuto ai più. Ugualmente il serpente finanzia anche alcune operazioni nel Sürgün-zemat, sebbene la presenza dei demoni renda difficile attecchirvi.
I territori controllati dai nani sono senza ombra di dubbio quelli che più si oppongono al dominio fantasma di Lhissra'had. Il loro odio verso le città libere è sconfinato, e così anche quello nei confronti del serpente. Ciò non significa che l'organizzazione sia inesistente all'interno del Sultanato e del Qatja-yakin, dove alcuni suoi mercanti lavorano come spie e informatori; significa semplicemente che i nani sono molto meno tolleranti dei governatori delle città libere nei confronti di chi appoggia il serpente, quando e se ne scoprono un agente.
Al di fuori dell'Akeran è raro incontrare esponenti dell'organizzazione: perlopiù essi si possono incrociare fra le acque dello Zar, nel deserto dei See o nell'Alcrisia, ma non oltre. Il sogno di espandere il proprio impero su tutta Theras è ancora, fortunatamente, solo un sogno.

PqblChG

« Cronologia »

Arcana Imperii ~ il prezzo del potere

Il peccato originale ~ yangın
Il peccato originale ~ ceza
Il peccato originale ~ ilaç
Il peccato originale ~ deniza
Il peccato originale ~ kalıntı
Il peccato originale ~ hain

Sotto un nuovo sole; Legati alla terra



Edited by Ray~ - 27/5/2016, 21:23
 
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view post Posted on 2/3/2015, 17:34
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Lhissra'had Essien
cuorenero; la bugiarda; l'occhio sinistro del serpente

umana | sciamana | ammaliatrice | pericolosità fuori scala

bella, nera e innocente | cortese, falsa e atroce

C: 50% | M: 125% | E: 125%


PqblChG

La mia è una storia d'orrore. Nel senso più alto del termine.
Anzi; perché glorificarla? È una storia di merda. Come il colore della mia pelle.
Se avete il naso fino, quindi, Andatevene.
Smettete di leggere.
Ora.

[...]


...Rimanete?
Ah...

So già perché lo fate:
tu sei qui per informarti;
tu non sapevi nemmeno che cosa fosse la Kava Kan, fino a oggi;
tu, infine, fingi di sentirti in colpa.
La verità è che a nessuno di voi è mai fregato un cazzo del destino degli schiavi, né mai fregherà nulla. Non abbastanza da esporvi e sollevare il vostro flaccido culo dalle sedie. Lo so; lo so; non avete ragione di negarlo, perché
primo: l'ho visto;
e secondo: se così non fosse, io non potrei fare il mio lavoro.
Ma non preoccupatevi: non sarò io a impedirvi di fingere un po' di compassione per sentirvi meglio con voi stessi. So bene quanto pesano le lacrime, agli occhi degli altri; sono la migliore moneta che esista e sono in grado di comprare qualsiasi cosa. Compresa l'amicizia, la compassione e l'amore.
Iniziamo:

Verso il termine della seconda era, nel Bekâr-şehir e presso la città di Caezavi, fu aperta la Kava Kan; quella che oggi viene ricordata come "la cava di sangue." Una frattura buia nel deserto che raccoglieva il più grande numero di schiavi mai radunati nell'Akeran. Si parla di centinaia di migliaia di uomini e donne costretti a spaccare la roccia per i loro padroni, giorno dopo giorno. Lavoravano per riportare alla luce un'antica rovina Maegon, che si diceva fosse piena di segreti.
Io facevo parte di loro.
Non ero l'unica donna, né la più fragile. Ho iniziato a lavorare nella Kava Kan sin da bambina, quindi ero abbastanza fortunata da non ricordare come fosse la vita fuori da quel buco. In quanto donna, poi, mi ritenevo fortunata: il mio lavoro era molto più leggero di quello degli uomini e ci venivano date dieci once di pane al giorno; una in più che a loro. Era sufficiente starsene zitta e non rispondere per evitare di essere stuprata dagli altri schiavi. Era solo una questione di intelligenza.
Mi piacerebbe dirvi che i padroni - la famiglia Essien - fossero crudeli con noi, ma non sarebbe del tutto corretto. Molto più che i padroni, ciò che dovevamo temere erano gli altri schiavi: l'odio fra vittima e carnefice non ha nulla a che spartire con l'odio fra vittima e vittima, che è molto più rivoltante. Anzi, la moglie del padrone - la venerata dama Lhissra'had Essien - era come un'irraggiungibile, misericordiosa e bellissima principessa:
sempre perfetta, non sbagliava mai le espressioni:
ci guardava con nobile dispiacere, poi pregava il marito di migliorare le nostre condizioni.

Quando la vedevo passare, coperta di gioielli e bei vestiti dalla testa ai piedi, non provavo alcun odio.
Anzi, la ammiravo.
Lei, che era così lontana, trovava il tempo di preoccuparsi per noi.

Comunque, se non fosse stato per mio fratello, dubito che sarei sopravvissuta.
Lui era grosso e stupido, ma sorrideva sempre. Sapeva del mio carattere difficile e non esitava a difendermi dagli altri schiavi. Io ho sempre avuto un viso da bambina, persino da adulta, e ciò era pericoloso: scatenava negli uomini appetiti riprovevoli; difficili da contenere. Mio fratello era abbastanza forte da tenere lontani i più pavidi, ma ogni tanto qualcuno cercava di avvicinarmisi nella notte, attraverso le lunghe tende in cui ci stipavano, e lui era costretto a intervenire. Mollava qualche pugno e qualche calcio, spaventava il violentatore e poi mi sorrideva.
Mi sorrideva sempre.

Sapevamo che ogni tanto qualche schiavo spariva nel nulla. Era normale.
Ci si svegliava e non c'erano più. Venivano prelevati nella notte. Mio fratello diceva che erano riusciti a scappare e che un giorno ci saremmo riusciti anche noi.
Invece, quando venimmo presi, scoprimmo che non era la libertà ad attenderci.
Fummo svegliati di soprassalto e sollevati di peso. Mi legarono i polsi con quelli di mio fratello, che si lamentava a gran voce, e ci condussero in superficie. Erano degli uomini ben vestiti e mascherati, ma che parlavano lo stesso accento dei padroni Essien. Trascinarono noi e molte altre coppie di schiavi sino a un altro grosso buco nel terreno; una crepa poco distante dalla Kava Kan e sin troppo simile. Ci urlavano nelle orecchie e ci picchiavano le gambe con dei grossi bastoni di legno.
Ero terrorizzata. Ciò che più mi spaventava era vedere che persino mio fratello aveva smesso di sorridere. Ogni tanto mi sussurrava qualcosa come "andrà tutto bene" e "non avere paura", ma lo spavento mi impediva di rispondergli alcunché: tenevo gli occhi sbarrati e guardavo nella fossa, dalla quale proveniva un odore nauseabondo.
Gli schiavisti ci fecero disporre sull'orlo di quel buco; poi iniziarono ad ucciderci.
Uccidevano soltanto uno di noi, per ogni coppia. Lo giustiziavano sommariamente con la scimitarra e quello, cadendo, trascinava l'altro nell'abisso, ancora vivo.

Io sentivo i passi dello schiavista che si avvicinava e smisi di comprendere le parole di mio fratello. Tremavo, e forse fu questo a salvarmi.
Quando arrivò il colpo di spada mi feci piccola, per istinto, e la lama non mi colpì.
Si conficcò invece nel collo di mio fratello, uccidendolo sul colpo.
Sarei dovuta morire io, ma così non fu.

Cademmo.
Per un tempo che parve interminabile.
Sbattendo contro le asperità della roccia, che non era perfettamente a strapiombo.
L'impatto col terreno fu attutito dalle centinaia di corpi in putrefazione su cui atterrammo, di tutti quegli schiavi che erano spariti prima di noi. L'odore della fossa mi assalì come il peggiore degli incubi, lacerandomi le narici e dilaniandomi il cervello; non capivo che cosa stesse succedendo, né perché. Mi voltai a guardare mio fratello e vidi che del suo viso sorridente era rimasta solamente una smorfia distorta; una patetica e ingiusta parodia della speranza che aveva rappresentato in vita!
Io urlai dal terrore. Urlai fino a che non ebbi più fiato; fino a che non iniziai a vomitare ed ebbi paura che persino le viscere mi uscissero dalla bocca. Altri corpi caddero nella fossa dopo il mio, ma non furono così fortunati: alcuni sbattevano la testa contro la roccia, morendo sul colpo. Altri rimanevano soffocati dal compagno che cadeva sopra di loro.
Non riuscivo a liberarmi.
Tiravo, tiravo e tiravo, ma il polso era stretto troppo saldamente a quello di mio fratello, che continuava a guardarmi!
Così, al culmine della disperazione, abbassai la testa
e iniziai a mordere la sua mano,
per liberarmi.

Ricordo
il sapore della sua carne
e le urla degli altri, che morivano
mentre io, che ero lì, e piangevo
e rosicchiavo

come un topo


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Venni salvata da due recuperatori. Non ricordo nemmeno i loro nomi.
Furono molto gentili con me. Sapevano che cosa faceva la famiglia Essien agli schiavi, dunque non mi fecero alcuna domanda. Mi diedero dei vestiti, acqua, cibo e persino un po' di soldi. Poi mi lasciarono a Taanach, che era la città più vicina dove sarei stata al sicuro.
Avevo bisogno di lavorare, per tenere la mente impegnata. A Kava Kan avevo imparato a mentire e rubacchiare per sopravvivere, ma ciò non sarebbe stato sufficiente a farmi dimenticare.
Le persone, comunque, mi aiutavano volentieri. In molti mi pagarono per compiere alcune piccole commissioni, mentre altri mi donavano spontaneamente qualche moneta. Ai loro occhi restavo una schiava e fu in tale frangente che iniziai a capire come sfruttare la loro compassione. Dopo un po' mi fu chiaro che gli abitanti di Taanach sapevano di Kava Kan, della famiglia Essien e dei massacri delle fosse. Lo sapevano tutti, ma nessuno intendeva intromettersi.
Mi aiutavano per addormentare i loro sensi di colpa.

Imparai a muovermi di nuovo. Come una bambina che si regge in piedi per la prima volta.
Avevo un'arma potente a disposizione: la pietà. Le persone sapevano chi ero e da dove venivo, e io feci di tutto per evitare di nasconderlo. Dovevano sentirsi in colpa; dovevano assumermi; dovevano aiutarmi, quando io chiedevo loro di farlo.
Lentamente entrai nel giro degli affari. In tutti i giri. Non c'era mercante che non potesse sfruttare una bella attendente o messaggera. Inoltre, la mia presenza conferiva prestigio ai miei nuovi padroni: mi mostravano come un trofeo, quando volevano sfoggiare la loro grandezza d'animo. "Non potevo stare a guardare" dicevano. "mi sono sentito in dovere di aiutarla."
Imparai quali erano le merci più pregiate e ricercate; divenni capace di distinguere un buon affare da un investimento sbagliato; scoprii quanto denaro era possibile accumulare sfruttando i traffici illeciti e divenni un'esperta conoscitrice di ogni genere di droga sul mercato. C'erano persone disposte a pagare cifre esorbitanti per accaparrarsi un po' di polvere; più di quanti soldi avessi mai visto in tutta la mia vita.

Fu qualche anno dopo, quando lavoravo per un modesto delinquente che copriva le sue attività illecite con una bottega di vini, che la incontrai.
Lhissra'had Essien. La moglie del mio vecchio padrone.
Entrò nel negozio con la stessa grazia che l'aveva sempre contraddistinta; vestita alla perfezione e ricoperta di gioielli. Mi sorrise con gentilezza, ma non mi riconobbe. Come avrebbe potuto, d'altronde?
Per un momento ne rimasi intimorita e affascinata, ma finsi di non conoscerla a mia volta. Le parlai come una normale bottegaia, chiedendole chi fosse e che cosa ci facesse a Taanach; se era originaria di lì e quanto aveva intenzione di fermarsi. Fu così che scoprì che il vecchio padrone, suo marito, era morto.
"un attacco di cuore." disse, affranta. "ho dovuto abbandonare la mia costosa residenza nel Bekâr-şehir e trasferirmi in un palazzo più modesto qui, a Taanach. Ho anche liberato la maggior parte degli schiavi di mio marito: non ho mai approvato il loro utilizzo e qui non saprei dove alloggiarli. D'altra parte, gli anni stanno cambiando; lo schiavismo è sempre più criticato - persino qui nell'Akeran - e sento nell'aria l'insofferenza dei poveri nani ancora in catene. Ho tenuto solamente una qualche decina di servitori, per attendere alle faccende mondane."

Non so perché quella frase mi diede così tanto fastidio. Forse fu per la naturalezza con cui parlava degli schiavi, senza cambiare minimamente espressione. Mi rivolgeva il suo solito sorriso di nobile dispiacere, studiato e perfetto come quello di una maschera di porcellana. Forse fu perché non credevo che gli schiavi meritassero di essere liberati.
A differenza degli abitanti di Taanach e di dama Essien, io li avevo conosciuti. Perché aiutarli? Per popolare le strade dell'Akeran di criminali, violenti e stupratori?

Mi mossi come se qualcun altro stesse controllando il mio corpo.
Le mostrai i vini più pregiati, pregandola di assaggiarli. Decantai con professionalità le qualità della mia merce.
Intanto, andai alle sue spalle
e con lentezza esasperata
le passai uno stile lungo la gola, da parte a parte.

Il suo corpo cadde a terra con un tonfo. Sul suo viso rimase impressa un'espressione di nobile sconcerto. Quando tornò il padrone, non fu difficile fargli credere che la macchia scura sul pavimento fosse stata provocata da una mia sbadatezza con le bottiglie di vino, che mi premurai di spaccare in terra per nascondere il sangue.

A Lhissra'had Essien rubai tutto.
I suoi bei vestiti.
I luminosi gioielli.
Persino il nome.

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« Nulla giustifica i fatti di Kava Kan. Tuttavia sarebbe sciocco non comprendere che la politica del tempo era differente; la morte di migliaia di schiavi era qualcosa di comprensibile, se non addirittura giustificabile.

Sinceramente non credo che a mio marito piacesse ricorrere a tali metodi, ma al tempo era l'unico modo per studiare le rovine Maegon che aveva scoperto vicino a Caezavi. Ora che la Gloriosa Rivoluzione dei nani si è conclusa, tutto ci pare assurdo, è vero, ma un tempo gli schiavi erano visti come semplice merce di cui disporre a piacimento. A dirla tutta, io non ero nemmeno a conoscenza dei terribili rituali di sangue che compiva ogni notte... e preferirei evitare di parlarne. Fortunatamente non è riuscito a conseguirli, altrimenti dubito che un semplice attacco di cuore sarebbe bastato a eliminarlo. Mi dicono che fossero pratiche di negromanzia antica; terribili anche solo a pensarsi.

Da parte mia, quando ho ereditato l'attività, ho liberato la maggior parte degli schiavi e ho impiegato alcuni studiosi di Qashra nell'interpretazione delle rovine. Da quando il Sultanato si è affermato, l'Akeran è diventato molto più civilizzato, per fortuna.
Ciò nonostante ci sono ancora molti imprenditori che necessitano di manodopera; chi sono io per ostacolare le loro necessità? Le loro opere e infrastrutture ci stanno donando un grado di sviluppo impareggiabile nel corso della storia, anche e soprattutto grazie al lavoro degli schiavi.
La scomparsa della schiavitù è un percorso graduale. Quando i padroni smetteranno di necessitare lavoratori, io sarò molto grata di smettere di venderglieli; fino ad allora, non ho l'arroganza di oppormi al progresso. Tanto più che molti schiavi sono criminali violenti; in questo modo possiamo impiegare le loro energie in maniera positiva e contenerli allo stesso tempo.

Naturalmente non sto rimanendo con le mani in mano. Di recente ho fatto in modo che la famiglia Essien si adoperasse per sopperire al calo nella compravendita di schiavi impegnandosi in altri mercati. Resto l'esponente di una delle famiglie più ricche dell'Akeran e non ho intenzione di lasciare immobile il mio denaro in virtù del lutto per mio marito. Anzi, se con il commercio potrò riparare ai torti da lui compiuti, sarò più che felice di farlo. Per questo vi ho chiamato a siglare questo patto. Sono convinto che potremo guadagnarci entrambi.
»

« Vi ringrazio per l'opportunità dama Essien; la vostra comprensione è sconfinata, come sempre. Ringrazio anche voi, mastro Roarrhad. »

« [...] »

« ...mastro Roarrhad? »

« Oh, non dovete preoccuparvi per mio fratello. È un uomo di poche parole... »

« però sorride sempre. »

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Edited by Ray~ - 10/9/2015, 12:53
 
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Taanach è piena delle reliquie del mio popolo. Le si può vedere ovunque si posi lo sguardo. Sono i mattoni delle strade su cui questi senzascaglie pestano i piedi, i lavatoi dove vanno a pulire i loro vestiti, le guglie degli edifici che hanno trasformato nelle loro chiese. L'altro giorno ho visto un abbeveratoio di pietra, proprio nel cortile della magione Essien, che non è stato spostato perché pesante un paio di tonnellate. Un parallelepipedo di pietra scavato in malo modo, inutile e sgraziato, persino da mostrare agli ospiti. Abbandonato lì da più di cinquecento anni. E sul suo fianco c'era intagliata la zanna di drago nera dei kaezari del mio popolo. Eppure se ne stava lì, a fare compagnia a un cespo di cardi che gli crescevano tutti addosso. Gli schiavi che se ne sono occupati di certo non avrebbero mai creduto che quell'abbeveratoio sarebbe stato l'unico ricordo dei loro padroni, un giorno. L'avranno scavato in poco più di due ore, sotto il sole cocente dell'Akeran, maledicendo la mia razza e battendo i primi passi di quel sentiero che li avrebbe portati a camminare sopra le nostre teste. I feziali mi hanno detto che è soltanto sfortuna se l'impero è caduto, ma io non credo nella sfortuna. Anche ipotizzando che il destino dei maegon ce lo fossimo giocati a dadi col Baathos, siamo stati noi a trovarci seduti a quella sedia, a scommettere con la Tentatio la vita dei nostri figli. E quando l'apocalisse è arrivato, non è stato come una palla di fuoco piovuta dal cielo: è stato fatto di ribellioni, tradimenti, rivoluzioni e senzascaglie. È stato deprimente. E noi eravamo pronti a tutto, meno che l'apocalisse sarebbe stato deprimente. L'impero poteva affrontare qualsiasi cosa, tranne se stesso. Ma queste sono storie con più di cinquecento anni sulle spalle, e la gente ci cammina sopra.

Io l'ho visto negli occhi l'assassino dell'impero, e nemmeno troppo tempo fa. L'ho visto negli occhi e avrei potuto schiacciarlo in un secondo, ma il destino ha tirato una moneta e ha deciso che quel privilegio non toccasse a me. L'ha fatto fare a un altro. Mi ha rigurgitato nel presente dopo cinquecento anni di attesa, solo per farmi guardare mentre la progenie del Baathos veniva sgominata da qualcun altro, qualche non maegon. E poi mi ha lasciato lì. Come un cucciolo che viene abbandonato sul ciglio della strada, strappandomi ogni goccia di potere. Mi ha trasformato in un dio decaduto. Più potente di qualsiasi senzascaglie, ma infinitamente più debole di quel giorno. Ma io non ci credo nella sfortuna. E non credo nemmeno negli dei, non più, e nemmeno nei feziali. Sono stato io a tirare ogni singolo dado, ogni singolo giorno di ognuno di questi singoli anni, e tutte le scommesse mi hanno portato qui, oggi. E non conta tanto cos'è successo, quanto ciò che succede ora. E ciò che succede ora è che mi è stata data la possibilità di vendicarmi. Il potere che mi resta è più che sufficiente a massacrare tutti coloro che meritano di essere massacrati. Sono stato un dio per breve tempo, e questo conta pure qualcosa.

Io sono alla ricerca del tuo popolo, mi ha detto quella donna, voglio farlo risorgere e risorgere con esso, e ridargli e ridarci tutto l'Akeran e le sue reliquie. E io le ho creduto. Perché no? Nei suoi occhi l'ombra della menzogna era depennata dalla luce dell'ambizione. E aveva avuto più coraggio lei a parlarmi così, di qualsiasi altro senzascaglie. Avrei potuto ucciderla seduta stante. Potrei ucciderla anche ora. Ma perché dovrei farlo? Lei vuole ricostruire un impero, sullo scheletro lasciato dal mio popolo. Questo è il punto a cui sono arrivato scommessa dopo scommessa, e non mi dispiace affatto. Il braccio armato dell'imperatrice. L'asso nella manica. Il mostro da sguinzagliare quando ogni altra risorsa è stata impiegata. E nel frattempo mi è stato dato il diritto di conservare le reliquie del mio popolo, riscoprirle, accumularle, rispolverarle, farne tesoro, istruirne il serpente all'utilizzo o impedirglielo, consigliarlo, deciderne la caccia. Nessuno mi ha investito di questa autorità: Essien mi ha solo presentato, e i miei tre metri e quattrocento chili hanno fatto il resto. Mi hanno vestito. Armato. Lasciato andare. Non hanno nemmeno la presunzione di potermi controllare. Siamo due facce della stessa medaglia, ha detto la donna, due eguali collaboratori. Tu cerca le tracce dei maegon, accumulale, recuperale e io le conserverò per te, seguendo le tue istruzioni. Sii libero. Stermina chiunque tu debba sterminare e io cancellerò le tue tracce. Ciò che ti chiedo in cambio sono le tue conoscenze e il tuo aiuto, in caso di necessità.

La donna vuole soltanto un dio decaduto che giri per l'Akeran, e io voglio soltanto ammazzare i senzascaglie che deturpano i ricordi della mia gente. Ammazzerò anche lei un giorno, e lei lo sa. Lo sa, ma pensa di poter diventare abbastanza potente da evitarlo. Forse ha ragione. Non mi interessa. Per conquistare il mondo non c'è bisogno solo di droga e denaro, mi ha detto, ma anche di drogati e di mendicanti. E lei è sia la droga che il drogato. Sia il denaro che il mendicante. Ha il potere ma desidera il potere. È una maegon ma anche una senzascaglie. Lei è la fine del mondo, ma senza esplosioni, senza guerre e senza morte: è una fine del mondo deprimente, ed è in questo che la capisco ed è in questo che lei capisce me. Io sono il suo apocalisse. Quello mostruoso e spaventoso, di cui parlano i sacerdoti e tutte le chiese. Quella parte di apocalisse di cui ha bisogno per aver paura, per tenersi sveglia, per non lasciarsi finire senza accorgersene. Ha bisogno delle mie conoscenze, ma ha anche bisogno del mio fiato sul collo. Le serve qualcuno che possa ucciderla in qualsiasi momento, per non smettere di avere paura. Ed è per questo che mi difende. Mi nasconde. Mi ha reso libero. Per tenere la paura tra le mani, e scaricarla sull'Akeran, e sentirla tra le dita, e fra le narici, e come un brivido che sale lungo la schiena, e come un infarto che sai che ti coglierà nel momento peggiore, ma a te non interessa perché vuoi soltanto approfittartene per fare pena agli altri. Vuole sapere che sono pronto a distruggere il mondo e che sono pronto a distruggere lei, e vuole che sia al suo fianco quando verrà quel giorno, non come un animale al guinzaglio, ma come un dio dal quale dipende il proprio accesso nel paradiso. La nostra collaborazione dipende dall'esito di quest'ultima scommessa, e lei è disposta a giocarsi tutto.

Voi siete polvere, le ho detto. Come te, mi ha detto lei. Io sono la tempesta. E noi raccoglieremo i rottami.
Fate come volete.

Fetiales; ʤɛna
Fetiales; Ιανός
Fetiales; indictio belli
Fetiales; Il quarto Ahriman
Sotto un nuovo sole; Legati alla terra

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Edited by Ray~ - 6/6/2016, 11:21
 
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